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Ebraicizzazione di Gerusalemme: manovre speculative e illegali a Silwan


All’inizio è difficile scorgere le bandiere israeliane appese ai balconi delle case disseminate sulla collina, ma presto appare chiaro allo sguardo che i coloni ebrei di estrema destra e gli archeologi politicamente orientati si vogliono precipitare a rivendicare questo frammento della Città Santa in quanto antica Città di Davide, completandolo con un centro visitatori e corriere piene di giovani soldati e turisti israeliani, e con cartelli che ringraziano coloro i quali decidono di lasciare un’offerta per sostenere i coloni. Poi arriva la notizia, ascoltata a malapena, che il Parlamento israeliano ha dato la sua approvazione preliminare a un disegno di legge, in completo disaccordo coi trattati internazionali e con le risoluzioni delle Nazioni Unite, che renderebbe Gerusalemme Est parte integrante e permanente d’Israele....

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Ebraicizzazione di Gerusalemme: manovre speculative e illegali a Silwan

Alice Rothchild, The Salt Lake Tribune

2 dicembre, 2007
Gerusalemme Occupata

Sullo sfondo della Cupola della Roccia e delle mura antiche della Gerusalemme Vecchia, la drammatica situazione della zona residenziale nel quartiere di Silwan.


All’inizio è difficile scorgere le bandiere israeliane appese ai balconi delle case disseminate sulla collina, ma presto appare chiaro allo sguardo che i coloni ebrei di estrema destra e gli archeologi politicamente orientati si vogliono precipitare a rivendicare questo frammento della Città Santa in quanto antica Città di Davide, completandolo con un centro visitatori e corriere piene di giovani soldati e turisti israeliani, e con cartelli che ringraziano coloro i quali decidono di lasciare un’offerta per sostenere i coloni.

Poi arriva la notizia, ascoltata a malapena, che il Parlamento israeliano ha dato la sua approvazione preliminare a un disegno di legge, in completo disaccordo coi trattati internazionali e con le risoluzioni delle Nazioni Unite, che renderebbe Gerusalemme Est parte integrante e permanente d’Israele. Ecco perché non è sorprendente che gli sforzi tardivi che il Segretario di Stato americano Condoleeza Rice ha profuso per stipare schiere di diplomatici internazionali all’interno di una sala riunioni ad Annapolis, per una conferenza sempre più sminuita del suo significato, si stiano rapidamente trasformando in una Missione Impossibile.

Qualunque seria proposta di pace rivolta alla creazione di due stati per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese ha finora incluso la condizione che Gerusalemme Est fosse capitale di un futuro stato palestinese.

Allo stesso tempo, e il più delle volte malgrado voci che cercavano di smentire la faccenda, qualunque governo israeliano a partire dal 1967 ha dato il proprio sostegno alla crescita di un solido anello d’insediamenti intorno a Gerusalemme, progettato per tagliare fuori i Palestinesi di Gerusalemme Est dalla Cisgiordania, e ha inoltre incoraggiato l’intrusione di coloni ebrei nei quartieri arabi della città stessa.

Perché è importante tutto questo? Quando Israele s’impossessò di Gerusalemme Est, lo Stato adibì solo il 12 per cento delle terre alla costruzione di zone residenziali palestinesi – in un’area già sfruttata in precedenza – mentre il 34 per cento fu destinato all’insediamento delle future colonie ebraiche. Per questo motivo, i 240.000 palestinesi che vivono a Gerusalemme Est stanno soffrendo di una seria penuria di alloggi e di un rialzo dei prezzi. Questa situazione ha visto ulteriori complicazioni con la costruzione del Muro di Separazione alto otto metri che si snoda attraverso la città, separando le famiglie dalle istituzioni educative, dal posto di lavoro e dalle altre famiglie.

L’ID di Gerusalemme assegna inoltre ai Palestinesi il diritto di lavorare in Israele e di utilizzare l’assicurazione sanitaria israeliana e altri benefici nazionali, così come il diritto di accesso ai siti sacri. Gerusalemme Est è quindi un centro critico per l’economia palestinese, così come per le istituzioni politiche, educative e sanitarie.

È interessante notare che nella costruzione delle colonie ebraiche sono stati versati milioni di dollari USA. Senz’alcun richiamo dall’amministrazione Bush, gli agenti immobiliari pubblicizzano apertamente la vendita di case in Cisgiordania – dietro forti sussidi finanziari da parte del governo israeliano – per gli ebrei attualmente residenti nel Regno Unito e negli Stati Uniti.

Un giocatore particolarmente capace in questo pericoloso gioco politico è Irving Moskowitz, fisico americano, magnate del bingo e dei giochi d’azzardo, che acquista in gran segreto le case palestinesi dentro e intorno a Gerusalemme Est, utilizzando strutture di facciata che figurano come arabe e che si rivelano poi essere proprietà dei coloni estremisti ebraici, e progettando spesso nuove costruzioni aggiuntive e nuovi flussi di coloni militanti in momenti politici particolarmente delicati.

La sua fondazione è anche una forte sostenitrice degli Amici Americani di Ateret Cohanim, un gruppo di militanti ebrei che punta al controllo israeliano totale della Città Vecchia ed alla ricostruzione del Tempio Antico sul sito della Cupola della Roccia e della Moschea di al-Aqsa.

In aggiunta a quanto già detto, Moskowitz stanzia millioni di dollari per le scuole religiose militanti delle colonie, qualcosa di molto analogo alle madrasa estremiste e ai centri di reclutamento spesso condannati nel mondo islamico. Questi giovani studenti ebrei, sottoposti ad una rigida formazione ideologica, così come le loro controparti a Hebron e negli altri insediamenti ebraici fondati su basi religiose, costituiscono un chiaro impedimento per qualsiasi movimento di pace nella regione.

Triste ironia della sorte, il governo americano spende milioni di dollari nel rintracciare ricchi finanzieri arabi che sostengono i gruppi estremisti islamici. Allo stesso tempo, finanzieri come Moskowitz, combinando una serie di sotterfugi, corruzioni e collusioni tra i governi americano e israeliano, cambiano in modo evidente e provocatorio il volto di Gerusalemme Est.

Tirando le somme, sono i fatti che parlano più chiaro di ogni altra cosa. Ci si può solo chiedere che cosa pensi il Primo Ministro Olmert quando parla di uno stato palestinese, mentre con le proprie azioni rende questo stesso sogno irraggiungibile.

Forse, per dare un nome più onesto a questa follia, potremmo parlare non tanto di realizzazione della Road Map, ma piuttosto di stabile creazione di un Road Block, che sta rapidamente distruggendo le speranze di una soluzione che veda la nascita di due stati distinti.

(traduzione a cura della redazione di Infopal)


:: Article nr. s7761 sent on 06-dec-2007 02:44 ECT

www.uruknet.info?p=s7761

Link: www.infopal.it/testidet.php?id=6958



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