28 giugno 2005
Vi ringrazio molto per avermi invitato alla sessione finale del tribunale mondiale sull'Iraq. Sono andato in Iraq per la prima volta nel novembre del 2003 quale cittadino americano frustrato quanto terrificato da quel che il mio governo non eletto stava facendo. Sono andato per riportare la situazione reale in quanto mi sentivo profondamente afflitto dal "giornalismo" fornito dai media delle corporation. A quel tempo, da scalatore di montagne frustrato dell'Alaska, non avrei mai creduto di trovarmi a testimoniare presso il tribunale mondiale sull'Iraq. Voglio ringraziare gli organizzatori, che mi hanno dato questa possibilità. Sono onorato di trovarmi qui, in solidarietà con il popolo iracheno.
Nel maggio del 2004 ho intervistato un uomo che era appena stato rilasciato da Abu Ghraib. Come molte altre persone che erano state detenute nelle strutture dell'esercito USA ed orribilmente torturate, manteneva il suo senso dell'umorismo.
Inizò a ridere mentre mi raccontava di come gli agenti della CIA gli avessero fatto picchiare altri prigionieri. Rideva, mi disse, perché prima era stato lui ad essere picchiato, ed era così stanco che tutto quello che poté fare per picchiare altri detenuti iracheni era alzare un braccio e lasciarlo cadere su un altro uomo.
In seguito, rise di nuovo mentre mi diceva cos'altro gli era stato fatto, "Gli Americani mi hanno portato l'elettricità nel culo prima di portarmela a casa".
Ma questa testimonianza non è sullo spirito indomabile degli iracheni. Non è sulla dignità e la forza degli iracheni, che non abbiamo bisogno di provare. Questa testimonianza è sulle violazioni del diritto internazionale, tuttora in atto, commesse quotidianamente dagli occupanti dell'Iraq con torture imperversanti, negligenza o ostruzione nella fornitura delle cure mediche e il fallimento, che continua, nel permettere agli Iracheni di ricostruire le loro infrastrutture.
Per discutere di tortura, ci sono molte storie che potrei usare, ma ricorrerò a due esempi indicativi di decine di altri che ho documentato mentre ero in Iraq.
Ali Abbas vive nel distretto di Al-Amiriyah di Baghdad e lavorava nell'amministrazione civile. I suoi vicini detenuti erano così tanti che i suoi amici gli avevano raccomandato di andare nella base USA lì vicino per cercare di capire come mai così tanta gente innocente fosse detenuta. Ci andò per tre volte.
Alla quarta fu imprigionato anche lui. Nel giro di due giorni venne trasferito dalla base militare ad Abu Ghraib, dove fu detenuto per oltre tre mesi senza accuse prima di essere rilasciato.
"Nel momento in cui arrivai lì, la sofferenza iniziò" ha detto Abbas al riguardo dei suoi interrogatori, "Gli chiesi dell'acqua, e mi disse che dopo l'interrogatorio ne avrei avuta un po'. Mi accusò di cose tante cose e mi fece così tante domande. Tra queste c'era che io odiassi i cristiani".
Fu costretto a spogliarsi nudo poco dopo essere arrivato, e rimase così per la maggior parte del tempo in cui fu trattenuto nella prigione. "Ci facevano stendere sopra ad altri di noi nudi come se facessimo sesso, e ci picchiavano con una scopa", mi ha detto. Oltre ad essere picchiati sui genitali, i detenuti non avevano accesso all'acqua e al cibo per periodi di tempo prolungati, ed erano costretti a guardare mentre il loro cibo veniva gettato nella spazzatura.
Il trattamento prevedeva anche momenti in cui gli puntavano una pistola carica alla tempia perché non piangesse dal dolore mentre i suoi polsi erano legati stretti.
"Le mie mani si sono allargate perché mancava il sangue, in quanto le ammanettavano molto strette", mi ha detto, "La mia testa era coperta con un sacco, e mi legavano la mano destra ad un'asta con delle manette. Mi facevano stare sulle punte dei piedi quando mi ammanettavano all'asta".
Abbas ha detto che dei soldati lo hanno bagnato con dell'acqua fredda mentre lo tenevano sotto ad un ventilatore, e qualche volta, "Accendevano un altoparlante, lo avvicinavano alle mie orecchie e dicevano "Taci e fotti, fotti, fotti". In questo modo gli aguzzini di Abbas lo privavano regolarmente del sonno.
Abbas ha affermato che a quel punto, "Vennero due uomini, uno straniero ed un traduttore. Mi chiese chi fossi. Gli risposi che ero un essere umano, Mi dissero, "Stiamo per decapitarti e mandarti all'inferno. Ti porteremo a Guantanamo".
Una donna soldato gli disse, "Il nostro compito è rendere la tua vita un inferno, così ci dirai la verità. Questi sono gli ordini che abbiamo dai nostri superiori, di rendere le vostre vite un inferno".
Abbas ha aggiunto, "Ci cagavano addosso, usavano i cani contro di noi, usavano l'elettricità e ci facevano morire di fame".
Mi ha detto, "Saddam Hussein era solito torturare gente come loro. Perché processano Saddam, ma non processano gli Americani?"
Ma a differenza di Saddam Hussein, gli aguzzini statunitensi hanno anche dissacrato l'Islam nel loro piano di umiliazione.
Abbas è stato fatto digiunare durante il primo giorno dell'Eid, la rottura del digiuno del Ramadan, che è haram (proibito).
Alcune volte, durante la notte, quando avrebbe voluto leggere il suo Corano, Abbas doveva tenerlo nel corridoio, dove c'era luce. "I soldati ci camminavano sopra e calciavano il Sacro Corano, e a volte cercavano di pisciarci sopra o di strofinarlo con la merda.
Abbas non pensava che questa fosse opera di pochi soldati. "Questo era organizzato, non erano solo dei singoli, ed ognuna delle truppe presenti ad Abu Ghraib ne era responsabile".
I rapporti dei gruppi per i diritti umani sostengono questa testi. Secondo un rapporto dell'aprile 2005 di Human Rights Watch, "Abu Ghraib era solo la punta dell'iceberg, ora è chiaro che l'abuso di detenuti si era verificato dall'Afghanistan a Guantanamo Bay a molte altre prigioni di paesi terzi dove gli Stati Uniti hanno inviato detenuti. E probabilmente in altri posti di cui non siamo neppure a conoscenza".
Il rapporto aggiunge, "Interrogatori violenti e tecniche coercitive come sottoporre i detenuti a dolorose posizioni innaturali e ad una privazione prolungata del sono sono stati regolarmente utilizzati nei centri detentivi di tutto l'Iraq. Un rapporto di ICRC (International Committee of the Red Cross – Comitato internazionale della Croce Rossa, ndt) concludeva che nei settori dell'intelligence militare ad Abu Ghraib, 'metodi di coercizione fisica o psicologica usati da coloro che interrogavano sembravano essere parte delle procedure operative standard del personale dell'intelligence militare per ottenere confessioni e carpire informazioni".
Anche Amnesty International ha rilasciato comunicati simili.
Altri gruppi per i diritti umani riportano che i dottori dell'esercito USA, gli infermieri ed i medici sono stati complici della tortura e di altre procedure illegali come quelle a cui è stato sottoposto Sadiq Zoman.
Sadiq Zoman prima di essere imprigionato e torturato dai soldati americani nel luglio del 2003
Zoman ha 55 anni ed è stato prelevato dalla sua casa a Kirku durante un radi dei soldati USA, che non hanno trovato armi, portato ad un ufficio di polizia a Kiruk, al centro di detenzione dell'aeroporto di Kirkuk, al centro di detenzione dell'aeroporto di Tikirti ed infine al 28esimo ospedale di supporto ai militari, dove è stato visitato dal dottore e tenente colonnello Michael Hodges.
Il referto medico del tenente colonnello parlava di un danno cerebrale causato dalla mancanza di ossigeno, "con uno stato vegetativo persistente", miocardite (attacco di cuore), e colpo di caldo.
Dopo un mese di custodia, Zoman fu abbandonato in coma all'ospedale generale di Tikrit dai soldati USA. Sul rapporto il nome cognome di Zaman è stato scambiato con il suo nome, nonostante il fatto che tutti suoi documenti identificativi fossero stati prelevati durante il raid nella sua casa. A causa di questo, ci sono volute settimane perché la sua disperata famiglia lo trovasse all'ospedale.
Il referto medico di Hodges non menzionava il fatto che la parte anteriore della testa di Zoman fosse sfondata, né che presentasse bruciature elettriche alla base dei piedi e sui genitali, o perchè avesse segni di frusta sulla schiena e sul petto.
Sadiq Zoman ha una moglie e nove figli che stanno lottando per sopravvivere
Oggi giace a letto ancora in coma, e non è stato dato alcun sussidio alla sua famiglia per quel che gli è stato fatto.
Un altro aspetto che dovrei discutere è la situazione catastrofica del sistema sanitario iracheno. Di recente ho rilasciato un rapporto sulla condizione degli ospedali sotto l'occupazione.
Nonostante il ministro della sanità iracheno abbia, pare, guadagnato la sua sovranità e ricevuto promesse per più di 1 miliardo di dollari dai fondi USA, gli ospedali in Iraq continuano ad affrontare carenze di medicinali, equipaggiamento e staff sotto l'occupazione guidata dagli USA.
Durante gli anni '90, si era costantemente a corto di aiuti medici e di equipaggiamento a causa delle sanzioni contro l'Iraq. La guerra e l'occupazione hanno visto succedersi diverse promesse di sollievo dagli effetti delle sanzioni, ma gli ospedali hanno avuto ben poche chance di riprendersi e rifornirsi: piuttosto, l'occupazione sembra una guerra di bassa intensità sin dal suo inizio. In aggiunta, l'allocazione delle risorse da parte delle autorità militari è stata misera. In questo modo, in tutta Baghdad ci sono ancora carenze di equipaggiamento funzionante e medicinali persino del tipo più comune, come analgesici, antibiotici, anestetici ed insulina. Gli strumenti chirurgici e persino i materiali di base come guanti di gomma, le garze e i nastri medici stanno finendo.
Nell'aprile del 2004, un rapporto dell'ICRC afferma che gli ospedali erano inondanti di nuovi pazienti, a corto di medicinali e materiali e senza acqua ed elettricità a sufficienza, con le perdite di sangue che spingevano al limite le già scarse risorse.
Molte testimonianze del personale medico confermano questa crisi. Un medico generale presso il laboratorio protesico dell'ospedale di Al-Kena a Baghdad, il dottor Aziz Abul Rahman, ha detto, "Undici mesi fa abbiamo spedito una richiesta urgente di materiale protesico al ministro della salute, e ancora non abbiamo ricevuto nulla". Dopo una pausa ha aggiunto, "Adesso è peggio di quando c'erano le sanzioni".
Il dottor Qasim al-Nuwesri, il direttore dell'ospedale generale di Chuwader, uno dei due ospedali dell'area popolare, che è in espansione, di Sadr City, e casa di 3 milioni di persone, ha aggiunto che anche loro affrontano la carenza della maggior parte dei materiali e, ancor più grave, di ambulanze. Ma per il suo ospedale, la mancanza di acqua potabile era il problema principale. "Di certo abbiamo il tifo, il colera, calcoli renali... ma ora abbiamo anche la rarissima epatite E... ed è divenuta comune nella nostra area", ha detto al-Nuwesri, aggiungendo di non aver mai avuto questi problemi prima dell'invasione nel 2003.
L'ospedale di Chuwader ha bisogno di almeno 2000 litri d'acqua al giorno per le pratiche di sterilizzazione di base. Secondo il dottor al-Nuwesri, hanno ricevuto il 15 % di questa cifra. "Il resto dell'acqua è contaminata e causa problemi, come fanno i tagli dell'elettricità", ha aggiunto al-Nuwesri, "Senza elettricità i nostri strumenti in sala operatoria non possono funzionare e non abbiamo pompe per rifornirci d'acqua".
All'ospedale generale di Fallujah, il dottor Ahmed, il quale ha chiesto che solo il suo primo nome venga usato, avendo paura delle rappresaglie dell'esercito USA, ha detto, al riguardo dell'attacco di aprile 2004, che "Gli Americani spararono alla luci frontali del nostro ospedale. Impedirono ai dottori di raggiungere l'unità d'emergenza, e noi iniziammo presto ad essere a corto del materiale di cui avevamo bisogno". Ha anche detto che i Marine trattenevano spesso gli specialisti nell'edificio di residenza, con l'intento di non permettergli di entrare nell'ospedale per curare i pazienti.
A Novembre, poco dopo aver raso al suolo l'ospedale di emergenza a Nazzal, le forze USA sono entrate nell'ospedale generale di Fallujah, l'unica struttura sanitaria della città per le vittime di trauma, detenendo i dipendenti ed i pazienti indifferentemente. Secondo i medici che hanno assistito alla scena, l'acqua e l'elettricità furono "tagliate", le ambulanze prese come bersaglio o confiscate dall'esercito USA, e i chirurghi, senza eccezione, tenuti fuori dalla città assediata.
Adesso i raid presso gli ospedali da parte dell'esercito USA e delle forze irachene, controllate dagli USA, sembrano la procedura operativa standard. Il 18 di questo mese, i dottori dell'ospedale principale a Baquba hanno scioperato, dicendo di essere stanchi dei costanti abusi per mano dell'aggressiva polizia irachena e dei soldati.
Il dottor Mohammed Hazim, di Baquba, ha pregato il suo governatore di proteggere lui ed i suoi colleghi dal "terrorismo organizzato della polizia e dell'esercito".
Quando le forze di polizia irachene sono state ferite e si sono presentate domandano cure, il dottor Hussein ha detto ad uno di loro che ci sarebbero voluti i raggi x. Al dottore è stato detto di andare all'inferno dal poliziotto con cui stava parlando e poi è stato picchiato. Lo stesso poliziotto, poi, ha ordinato ad un altro funzionario della polizia di mettere un sacco sulla testa del dottore e di portarlo via.
"Le nostre guardie di sicurezza tentarono di fermarli, dicendo loro che io era un dottore, ma non ascoltarono e picchiarono anche le guardie di sicurezza", ha detto, "In seguito uno di loro mi ha puntato una pistola in testa minacciandomi".
Un comportamento simile è stato riportato durante le recenti operazioni militari Usa-Iraq ad Haditha e ad Al-Qa'im. Anche qui i dottori sono recentemente entrati in sciopero presso il grande ospedale di Yarmouk in seguito al verificarsi di un caso molto simile a quello che abbiamo visto.
Molti dottori in Iraq credono che la mancanza di assistenza, se non l'ostilità totale, dell'esercito USA, insieme alla mancanza di ricostruzione da parte dei contractor stranieri, abbia aggravato i problemi che stanno affrontando.
L'ex ambasciatore in Iraq Paul Bremer ha ammesso che le spese della coalizione guidata dagli USA per il sistema sanitario iracheno erano inadeguate, dicendo "Non sono neanche vicine a coprire i bisogni nel campo della sanità".
Quando gli ho chiesto se l'ospedale avesse ricevuto assistenza da parte dell'esercito USA o dai contractor addetti alla ricostruzione, il dottor Sarmad Raheem, l'amministratore dei capi reparto all'ospedale Al-Kerkh di Baghad, ha detto, "Mai e poi mai. Alcuni soldati sono venuti cinque mesi fa chiedendoci di cosa avessimo bisogno. Glielo abbiamo detto ma non hanno soddisfatto nemmeno una richiesta... Abbiamo sentito che alcune persone della CPA vennero qui, ma non fecero mai nulla per noi".
All'ospedale generale di Fallujah, il dottor Mohammed ha detto che, praticamente, non c'è stata alcuna assistenza dai contractor stranieri, e al riguardo dell'esercito USA, ha commentato, "Hanno mandato solo bombe, non medicinali".
L'aiuto internazionale è stato ostacolato dalle terribili condizioni di sicurezza in Iraq. Dopo che i quartieri generali delle Nazioni Uniti sono stati attaccati nell'agosto del 2003, con la morte di 20 persone, sia le agenzie di aiuto che le ONG hanno ridotto il loro staff o se ne sono andate del tutto.
Con i dottori iracheni più esperti che abbandonando l'Iraq in massa per paura di essere rapiti, i tirocinanti ed i giovani dottori sono lasciati da soli ad occuparsi della catastrofica situazione. L'Organizzazione Mondiale della Sanità, lo scorso anno, è stata avvisata delle condizioni di salute a Baghdad, uguali a quelle che perdurano in tutto l'Iraq. Ma nonostante le richieste del ministro della salute per avere più farmaci, un miglior equipaggiamento, e dei miglioramenti in generale, i dottori sul campo non vedono ancor "un tale miglioramento". Si è anche a corto di elettricità. La maggior parte dell'Iraq, inclusa la regione nord, riceve una media di 3 ore al giorno di elettricità, nel bel mezzo di una ricostruzione inesistente. Anche le aree dell'Iraq che stanno meglio ricevono solo 6-8 di elettricità al giorno, forzando quelli che possono permetterselo ad usare dei piccoli generatori per accendere i ventilatori ed i refrigeratori nelle loro case. Di certo, questo è solo per quelli che sono in grado di ottenere il gasolio, divenuto raro.
Le condizioni di sicurezza sono, nemmeno a dirlo, orrende. Con più di 100.000 Iracheni uccisi ed un numero di soldati USA uccisi che si approssima ai 2.000, la violenza continua solo a salire.
Sin da quando il nuovo cosiddetto governo ha giurato due mesi fa, ben più di 1.000 Iracheni e più di 165 soldati USA sono morti in questa violenza. Questi numeri continueranno solo a salire finché continuerà questa occupazione fallimentare. Come persistono le tattiche del pugno di ferro da parte dell'esercito USA, così la resistenza irachena continua a crescere in numero e letalità.
Come ho menzionato in precedenza, c'è una grave carenza di acqua potabile. Il colera, il tifo e altre patologie causate dall'acqua si presentano anche in certe zone della capitale, mentre la mancanza di ricostruzione continua ad affliggere le infrastrutture irachene. La mancanza di greggio non è comune solo a Baghdad, ma anche ad altre città dell'Iraq.
Con una disoccupazione estesa al 70% della popolazione, una resistenza crescente ed un sistema infrastrutturale in panne, il futuro dell'Iraq sarà sconfortante finché durerà il fallimento dell'occupazione. Mentre l'amministrazione Bush continua ad ignorare gli appelli per un calendario di ritiro, gli Iracheni continuano a soffrire e a morire senza speranza per il futuro. Ogni giorno che passa, la catastrofe in Iraq assomiglia sempre più alla debacle degli USA in Vietnam.
Il dottor Wamid Omar Nadhmi, un ex politologo dell'università di Baghdad che è stato invitato a questo tribunale, mi ha detto lo scorso inverno, "Ci vorrà qualcosa come un quarto di secolo perché gli Iracheni ricostruiscano il loro paese, sanino le loro ferite, riformino la loro società per portare una qualche forma di riconciliazione nazionale, democrazia e tolleranza verso il prossimo. Ma quel processo non inizierà finché l'occupazione USA dell'Iraq non avrà fine".
Ed ora è straordinariamente chiaro che l'amministrazione Bush ritirerà l'esercito USA dall'Iraq, in modo da consentire agli Iracheni una sovranità reale, solo se sarà forzata a farlo.
Dahr Jamail
Fonte:www.dahrjamailiraq.com
Link:http://www.dahrjamailiraq.com/hard_news/archives/ newscommentary/000257.php
Istanbul, Turchia
25.06.05
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CARLO MARTINI
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