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Ospedale Centrale di Hadiza.
La strategia statunitense di assalto agli ospedali: distruggere fino al punto che riparare risulti impossibile


...Arrivando all'Ospedale Centrale di Hadiza, alle 11 del mattino del giorno 4 di questo mese, vedemmo una grande moltitudine di uomini che gridavano: "Non c'è diritto, è ingiusto. Dio non può accettare una cosa simile, e nemmeno l'umanità, dov’è il governo? Ci sono crimini inaccettabili." Alcune donne piangevano amaramente. I corpi di due giovani uomini, coperti di sangue, erano appena stati condotti dentro l'ospedale...

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Ospedale Centrale di Hadiza.
La strategia statunitense di assalto agli ospedali: distruggere fino al punto che riparare risulti impossibile

Sabah Ali , www.resistenze.org

www.resistenze.org - popoli resistenti – iraq

da: IraqSolidaridad ( www.nodo50.org/iraq ) - 09-06-2005
http://www.nodo50.org/iraq/2004-2005/agenda/ias_9-06-05.html


Baghdad, 7 giugno, 2005


Avevamo fatto conto di dover rimanere tutto il giorno ad Hadiza [1]. Tuttavia, l'ambiente appariva sospettosamente tranquillo. Nella strada deserta c'erano due Land Cruiser [2] abbandonati. Alcune persone ci chiedevano come avremmo fatto per entrare in città. Attualmente non azzardiamo previsioni su quale situazione possa risultare difficile e quale no. Ma quando partimmo, un'ora dopo, molti abitanti di Hadiza incominciarono a gridare per avvertirci di non imboccare le strade principali; alcuni facevano segnali che [le truppe statunitensi] avrebbero potuto spararci. Alla fine, un'automobile ci si collocò dietro e chiese al nostro conducente di fermarsi. Così egli fece. Il suo occupante disse:

"Devi andare a sinistra e prendere una deviazione, e proseguire per quel tragitto fino ad Aalusse, gli statunitensi sono sulla strada e sparano a qualunque automobile si avvicini loro, meglio sarebbe rimaneste qui."

Arrivando all'Ospedale Centrale di Hadiza, alle 11 del mattino del giorno 4 di questo mese, vedemmo una grande moltitudine di uomini che gridavano: "Non c'è diritto, è ingiusto. Dio non può accettare una cosa simile, e nemmeno l'umanità, dov’è il governo? Ci sono crimini inaccettabili." Alcune donne piangevano amaramente. I corpi di due giovani uomini, coperti di sangue, erano appena stati condotti dentro l'ospedale.

Spari in testa

I due cadaveri giacevano nelle barelle, entrambi con spari in testa. Uno aveva due spari al capo, uno nel petto, un altro nel costato destro, con fuoriuscita di parte degli intestini; all'altro avevano sparato alla testa, che appariva devastata, con perdita di massa encefalica. Gli avevano sparato anche nelle gambe e nelle mani.

- Chi sono questi uomini?

- Questo è Fuad Shijab Muhammad, autista di camion. L'altro è Yusif Ammash, custode di una fabbrica di gesso per la costruzione. Stavano portando gesso dalla fabbrica ad Hadiza, quando le truppe statunitensi hanno scatenato un’intensa sparatoria contro di loro.

- Perché? C'erano armi nel camion? C’era qualche combattimento, qualche esplosione..., che cosa accadde?

- No, non accadde nulla di tutto ciò. Erano civili che stavano guidando per la loro strada abituale, portando gesso in città. Cose così accadono sempre qui. Ammazzano gente innocente senza alcuna ragione. Questo deve finire.

Il Dr.Iyad, aiutante del direttore dell'ospedale di Hadiza, ci conferma che ogni giorno e continuamente portano persone morte e ferite al centro. Hadiza è una città con una popolazione di 80.000 anime, situata a circa 250 chilometri ad ovest di Baghdad. L'ospedale aveva un aspetto miserabile. Si potevano vedere dappertutto muri anneriti, finestre e porte rotte, pareti coperte di spari di proiettile..., ma tuttavia, era sovraffollato di pazienti. Quante volte abbiamo visto la stessa scena in Fallujah, a Ramadi, ad al-Qaim, a Tal Afar..!

Il Dr. Iyad ci descrisse ciò che accadde:

"All’alba dei giorni 7 ed 8 dello scorso mese di maggio, ci furono combattimenti tra muyahidin [combattenti della resistenza] e soldati USA. Nella strada principale che passa dietro l'ospedale, esplose un'auto-bomba. Truppe statunitensi, veicoli blindati, elicotteri e soldati assaltarono l'ospedale intorno alle 9:30 della mattina sparando a tutto ed a tutti. Potete vedere le pallottole conficcate nelle pareti; lanciarono anche bombe sonore e fumogene.

"[...] Nel magazzino avevamo olio di soia per il razionamento giornaliero e prese fuoco. [Le truppe statunitensi] non permisero che si avvicinassero a spegnerlo né i pompieri, né i volontari. Il fuoco raggiunse altre sezioni del magazzino, il deposito di medicine, il magazzino del laboratorio, l'unità di lavanderia e di disinfezione, le unità specialistiche ed altre installazioni minori. Il fuoco continuò a bruciare per due giorni. Secondo le stime del comitato ufficiale degli ingegneri, quelle sezioni sono assolutamente ed interamente distrutte. L'edificio deve essere rifondato e ricostruito nuovamente; perfino i tetti crollarono a causa del fuoco."

- Si disse che c'erano dei muyahidin qui?

- Quel pretesto non è né certo, né logico. L'ospedale era pieno di pazienti e dipendenti. In quel momento il Dr.Abdul Wahab stava persino incominciando ad operare un malato di al-Qaim. L'area specialistica, quella più distrutta, era piena di pazienti e dei loro famigliari, che risultarono feriti molto gravemente e dovettero essere trasferiti rapidamente all'ospedale di Ramadi, dov’è attiva una squadra completa di medici specialisti. Per quel motivo, considerando che tutte quelle persone avevano un cervello ed erano in grado di ragionare, come avrebbero potuto permanere in un ospedale se ci fossero stati in atto degli scontri o fossero stati presenti qui dei combattenti? Le truppe statunitensi attaccarono improvvisamente ed i dipendenti vennero umiliati.

"Come si svolsero i fatti?", domandiamo. "Il Dr. Zuhair era qui durante il primo assalto, ma adesso non c’è. Io fui testimone di ciò che accadde la seconda volta che assaltarono l'ospedale", risponde il Dr.Walid, direttore dell'ospedale:

"Il mattino del 25 maggio le truppe statunitensi assaltarono nuovamente l'ospedale cercando armi e muyahidin, perché credevano che l'attacco del 7 maggio fosse partito dall'ospedale. I nostri dipendenti furono arrestati con modi molto umilianti, furono obbligati a sedersi sulle ginocchia, con le mani dietro la testa e le armi posizionate sui visi e sulla schiena. L'ospedale fu nuovamente distrutto, fecero saltare in aria le porte con le bombe sonore ed un'ora dopo, quando finirono di perquisire tutto, dissi all'ufficiale responsabile che stavano attaccando gente innocente, che non aveva nulla a che vedere con le attività armate, ma si trattava solamente di impiegati che stavano svolgendo il loro lavoro."

Recuperare quanto distrutto

L'ospedale di Hadiza è uno dei più grandi della zona, offre servizi a molte altre città vicine, "come si aggiusteranno adesso?", si chiede il Dr. Walid, che prosegue:

"All’inizio, incontrammo molte difficoltà per coprire tutta la zona, dopo il boom di popolazione e di costruzione che vi fu in passato, e con la situazione di insicurezza attuale, c'è una pressione molto forte sull'ospedale. Da quando il fuoco si è portato via il nostro magazzino siamo a livello zero. Abbiamo fatto tutto il possibile per recuperarlo e, visto che le strade sono sbarrate, dobbiamo semplicemente curare i feriti con quello che abbiamo. Per questo motivo adesso utilizziamo mezzi primitivi per lavare in quelle che erano le sale operatorie. Ammettiamo solo alcuni casi urgenti, perché non possiamo accettare tutti i pazienti che ci arrivano. Dobbiamo dirottarli verso altri ospedali, il che comporta, naturalmente, molti rischi, ma le nostre capacità chirurgiche ora sono molto limitate. Il problema è che molta gente è esposta agli statunitensi, che sparano loro per varie ragioni: perché ignorano qualcosa o non li capiscono, o perché sono molto confusi per agire adeguatamente in quel momento, ecc. Abbiamo bisogno di tutto ciò che potete immaginare sia utile per un ospedale."

"Quanto pensa che costerà ricostruire e rifornire l'ospedale?", gli domandiamo. "Gli ingegneri hanno stimato che il solo il costo degli edifici richiederà 230 milioni di dinari iracheni [160.000 dollari]", risponde il Dr.Walid. "Le medicine, 120 milioni di dinari [83.000 dollari], la strumentazione di laboratorio da 60 a 70 milioni di dinari [50.000 dollari]", aggiunge il Dr.Iyad [3].

"Quali sono ora le necessità più urgenti?". Entrambi i dottori rispondono: "Abbiamo urgentemente bisogno di unità antisettiche e di lavaggio; un tavolo operatorio e strumentazione chirurgica; letti, barelle e sedie a rotelle; un'autoclave; medicine e forniture mediche (di uso quotidiano, come antibiotici, sciroppi, medicine d’urgenza, ecc.); una macchina per i raggi X ed un rilevatore elettronico."

"Perché non lo chiedete al Ministero della Sanità?", domandiamo loro. "Lo abbiamo fatto", risponde il Dr.Walid, "promisero di aiutarci." "Un mese fa?", commentiamo. "Queste cose richiedono tempo, e la nostra necessità è urgente", risponde.

I materiali che si trovavano nel magazzino del laboratorio erano completamente danneggiati, tutto era bruciato: "Nessun medico né chirurgo può fare i suoi esami con questo materiale o con queste dotazioni", dice il Dr.Iyad. Nelle sale specialistiche, c'erano dappertutto segni di pallottole, alcuni pazienti furono arrestati all'interno dell'ospedale, altri furono gravemente feriti.

- Forse sarà una domanda ingenua, ma, poiché l'attacco ebbe luogo fuori dall'ospedale, perché le truppe statunitensi lo distrussero?

- Dicono che furono attaccati dall'ospedale. Ma si trattava di un'auto-bomba, tutti la videro. I resti sono ancora lì, in strada, potete vederli e filmarli. Credo che la bufala che c'erano terroristi dentro l'ospedale sia stata responsabilità dei mezzi di comunicazione.


Note di IraqSolidaridad:

1. Anche scritto Haditha.

2. Veicoli fuoristrada di fabbricazione giapponese.

3. Della prima partita di 12.000 dollari stanziati dalla CEOSI per l'area di al-Qaim, la metà sarà destinata all'Ospedale Centrale di Hadiza. I materiali e le medicine comprate saranno trasferite fino al centro il prossimo sabato, 1 giugno, attraverso i referenti iracheni della CEOSI nella zona. Si veda in IraqSolidaridad: "Seconda fase dell'iniziativa di appoggio sanitario all'Iraq".



Tradotto da Adelina Bottero e Luciano Salza




:: Articolo n. 13891 postato il 20-jul-2005 06:32 ECT

www.uruknet.info?p=13891



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