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AMY GOODMAN INTERVISTA DAHR JAMAIL


...Riassumendo, il rapporto mostra davvero come - adesso, a poco più di due anni dall'inizio dell'occupazione – gli ospedali siano in condizioni ben peggiori di quelle in cui già erano nel periodo delle sanzioni contro l'Iraq. La frase più comune che sentivo dai dottori, mentre lavoravo su questo rapporto, era che 'Ora la nostra situazione è peggiore persino di quando c'erano le sanzioni'. In breve, c'è una disastrosa mancanza di medicinali, mancanza di equipaggiamento, mancanza di forniture, e praticamente non c'è ricostruzione. Inoltre, un altro fattore da me constatato è che prendere deliberatamente di mira ospedali, ambulanze e personale medico da parte dell'esercito sembri essere divenuta una procedura operativa standard...

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AMY GOODMAN INTERVISTA DAHR JAMAIL

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Iraq Gi ospedali iracheni sotto l'occupazione, le compagnie che fanno profitti sulla guerra e la "fuga di cervelli" dall'Iraq

14 luglio 2005 Prefazione (Dagli 'Iraq Dispatches', la newsletter di Dahr Jamail) Appena tornato dalla sessione finale del Tribunale Mondiale sull'Iraq, ad Istanbul, dove ha testimoniato, Dahr Jamail ha condiviso con Amy Goodman le sue informazioni e le sue prospettive sull'occupazione statunitense dell'Iraq. In questa eccellente intervista di 20 minuti, Dahr ed Amy discutono della mancanza di informazione sui recenti attentati in Iraq, che hanno ucciso un numero di civili simile a quello degli attentati di Londra. I due parlano approfonditamente del rapporto scritto da Dahr sull'agonizzante sistema sanitario iracheno, delle azioni che l'esercito degli Stati Uniti ha intrapreso contro gli ospedali e il personale medico, il che costituisce dei crimini di guerra, e di molti altri temi scarsamente riportati dai media informativi mainstream USA.

Prefazione (Dal sito web di Democracy Now!)



Mentre dozzine di persone venivano assassinate da bombe e attacchi di altro tipo in Iraq, abbiamo parlato con il giornalista indipendente Dahr Jamail del suo nuovo rapporto, " Iraqi Hospitals Ailing Under Occupation" ("Gli ospedali iracheni soffrono sotto l'occupazione"), della "fuga di cervelli" dall'Iraq e delle differenze tra la copertura mediatica dei ripetuti attacchi in Iraq e quella degli attentati della scorsa settimana a Londra.
Oggi, milioni di persone in tutta l'Europa osserveranno due minuti di silenzio in ricordo delle vittime degli attentati della scorsa settimana a Londra. Almeno 52 persone sono state uccise e 700 ferite nelle esplosioni. Ma poche persone ricordano che solo tre giorni dopo gli attentati di giovedì, una serie di attacchi suicidi in Iraq ha lasciato a terra 48 persone – un numero di morti lugubremente simile a quello di Londra – e la differenza nella reazione del mondo era tangibile. Gli attacchi in Iraq non hanno fatto le prime pagine dei giornali del globo, i governi del mondo non hanno universalmente condannato gli attacchi e le vittime hanno ricevuto ben poche parole di consolazione.
Fin dalla scorsa settimana, dozzine di altre persone sono state uccise in Iraq. Ieri un auto-bomba a Baghdad ha ucciso 27 persone – quasi tutti bambini. Anche un soldato americano è rimasto ucciso nell'esplosione. In un'altra parte della capitale, un'altra dozzina di musulmani sunniti sono stati trovati uccisi dopo il loro arresto da parte della polizia irachena nel weekend.
Nel frattempo, un nuovo studio di un organizzazione umanitaria irachena stima che 128.000 Iracheni siano stati uccisi a partire dall'invasione U.S.A. nel marzo del 2003 – più della metà di loro donne e bambini. E oggi il ministro degli interni iracheno ha dichiarato al New York Times che più di 8.000 civili sono stati uccisi dagli attacchi degli insorti tra agosto e maggio.

Trascrizione dell'intervista

AMY GOODMAN: Siamo appena stati raggiunti dal giornalista indipendente Dahr Jamail, che è stato in Iraq molti mesi. E' appena tornato dal Tribunale Mondiale sull'Iraq, in Turchia. Ha anche partecipato al meeting alternativo al G8, in Scozia. Ti diamo il benvenuto a Democracy Now!

DAHR JAMAIL: Grazie, Amy.

AMY GOODMAN: Anzitutto, la tua reazione agli attentati di Londra.

DAHR JAMAIL: Beh, proprio come chiunque altro, penso che questa sia una situazione orribile, dove in un momento qualsiasi dei civili, civili innocenti, possono essere uccisi come risultato delle azioni del loro governo all'estero, che sono pressoché identiche a quello messa in atto a Londra. Per la Gran Bretagna è l'11 settembre, su scala più piccola. E' evidente come la politica del governo in Iraq sia molto probabilmente la causa di questa ritorsione che colpisce in casa, uccidendo dei civili. Ma come chiunque altro, lo condanno. E' orribile vedere questa tipo di cose, con dei civili innocenti che stanno pagando il prezzo per le azioni dei loro governi.

AMY GOODMAN: Dunque, parliamo di questo paragone: il giorno dopo gli attacchi, il conto delle vittime a Londra equivaleva circa a quello delle vittime in Iraq lo stesso giorno. Ma c'è stata una differenza nella copertura mediatica.

DAHR JAMAIL: Sembrerebbe sbalorditivo, ma non dovrebbe. I media hanno semplicemente continuato i loro sforzi per non dare all'Iraq la copertura che meriterebbe. Il caso di Londra, quattro bombe, e moltissimi civili uccisi, è quasi una quotidianità in Iraq. E notiamo la disparità di copertura, messa in evidenza da questo incidente. Ogni singolo giorno, in Iraq, sono moltissimi i civili che vengono uccisi. Le infrastrutture sono in sfascio, il paese è in fiamme. E dove sono i media? Diventa sempre più difficile trovarli.

AMY GOODMAN: Dahr, tu hai scritto un rapporto, "Iraqi Hospitals Ailing Under Occupation." Lo hai presentato al Tribunale Mondiale sull'Iraq, ad Istanbul. Ce ne parleresti?

DAHR JAMAIL: Dunque, per scrivere questo rapporto ho visitato 13 ospedali diversi, in Iraq, la maggior parte dei quali a Baghdad, ma anche alcuni nel nord e nel sud. E lo ho presentato come prova al Tribunale Mondiale. E' stato il fulcro della mia testimonianza. Riassumendo, il rapporto mostra davvero come - adesso, a poco più di due anni dall'inizio dell'occupazione – gli ospedali siano in condizioni ben peggiori di quelle in cui già erano nel periodo delle sanzioni contro l'Iraq. La frase più comune che sentivo dai dottori, mentre lavoravo su questo rapporto, era che 'Ora la nostra situazione è peggiore persino di quando c'erano le sanzioni'. In breve, c'è una disastrosa mancanza di medicinali, mancanza di equipaggiamento, mancanza di forniture, e praticamente non c'è ricostruzione. Inoltre, un altro fattore da me constatato è che prendere deliberatamente di mira ospedali, ambulanze e personale medico da parte dell'esercito sembri essere divenuta una procedura operativa standard.

AMY GOODMAN: C'è una sezione del tuo rapporto secondo cui l'esercito U.S.A. interferirebbe con l'assistenza sanitaria.

DAHR JAMAIL: Esatto. Tra gli esempi migliori delle operazioni militari U.S.A ci sono entrambi gli assalti a Fallujah – in particolare l'assalto di Novembre. La prima cosa che fece l'esercito U.S.A. fu andare nell'ospedale generale di Fallujah e occuparlo, piazzarci dei cecchini sul tetto e detenere i dottori, impedendo loro di occuparsi dei pazienti, mentre prendevano deliberatamente di mira le ambulanze. E sin dall'assalto, in operazioni come quelle di Al Qaim o di ad Hadithah, abbiamo visto praticamente una ripetizione esatta di quello che è successo a Fallujah, dove gli ospedali sono stati bloccati, il personale medico non ha potuto lavorare ed è stato ferito. Ma, dopo Al Qaim e Hadithah, questo sta accadendo ancora a Buhrez, che è proprio vicino a Baquba; mentre parliamo, questo sta accadendo, e in ogni momento c'è una nuova operazione dell'esercito U.S.A. in Iraq. E' il tipo di tattica che stanno usando.

AMY GOODMAN: Sei stato in Iraq per molto tempo. Hai parlato a nessuno nell'esercito U.S.A. di questo?

DAHR JAMAIL: Dunque, le chiamate al telefono per richiedere informazioni su quel che stava accadendo negli ospedali, di solito si risolvono con dei giri di parole, del tipo, 'Sai, devi contattare questo comandante; non abbiamo informazioni al riguardo' oppure ci sono dinieghi a rotta di collo, come, 'No, l'esercito U.S.A. non è impegnato in nessuna operazione di quel tipo'. Dunque è stato davvero difficile ottenere una qualsiasi informazione accurata o un'ammissione certa su quel che stava accadendo. La maggior parte delle mie informazioni su questo tema vengono da personale medico che è stato ferito, detenuto o minacciato dall'esercito U.S.A.

AMY GOODMAN: In campo medico, tra l'altro, è importante l'acqua. Acqua ed elettricità: qual'é la situazione in Iraq?

DAHR JAMAIL: Dunque, di nuovo, il fatto che le infrastrutture, in particolare quelle per l'acqua e l'elettricità, siano state distrutte, ha avuto degli effetti disastrosi per gli ospedali. Solo per darti un'idea di come funzionino le cose, posso dirti che abbiamo una media di tre ore di elettricità al giorno a Baghdad e la maggior parte degli ospedali sta contando quasi esclusivamente sui generatori. C'è stato un incidente, che ho citato nel rapporto, in cui in uno dei più grandi ospedali di Baghdad si è rotto il generatore a metà giornata, e c'era un'operazione in corso, voglio dire, con un paziente sul tavolo, non furono in grado di utilizzate gli strumenti di cui avevano bisogno e persero il paziente semplicemente per un guasto elettrico. E poi, ovviamente, per via della situazione del sistema idrico, ci sono effetti quasi altrettanto disastrosi, come, l'impossibilità di praticare la sterilizzazione. Così, mentre i dottori non possono pulire i loro strumenti, le infezioni dilagano.

AMY GOODMAN: Sai, Dahr, c'è stata questa discussione nel nostro paese: le truppe U.S.A. si dovrebbero ritirare? E cosa accadrebbe in Iraq se restassero lì? Cos'altro potrebbero fare gli U.S.A.? Quanto spesso vedi sollevato il problema di quanto denaro fornire alla sanità e alle infrastrutture, comparato con tutto quello che viene speso per l'esercito?



DAHR JAMAIL: E' un tema molto trascurato. Il ministro della salute esigeva di ricevere 1 miliardo di dollari dai fondi per la ricostruzione, e dove sono finiti quei soldi? Di certo, la corruzione è alle stelle. Ma una questione ancor più grande per il governo degli Stati Uniti è cosa sia successo alle compagnie che hanno vinto i contratti per la ricostruzione dalla U.S.A.I.D. - come la A.B.T. Praticamente non c'è ne traccia. Dov'è la ricostruzione che dicono di aver ultimato? Gli ospedali hanno ricevuto dei lavori di pittura e qualche volta delle forniture nuove, ma quanto all'equipaggiamento, agli fondi e alle medicine di cui hanno bisogno, non ci sono.

AMY GOODMAN: E cosa ci dice dei sub-appalti? Tu hai parlato con il vice ministro della sanità, il dottor Amer Al Khuzaie, giusto?

DAHR JAMAIL: Giusto. E quel che mi ha detto era che... Quando lo intervistai, aveva ripetutamente richiesto all'autorità provvisoria della coalizione dei fondi - milioni di dollari, centinaia di milioni di dollari - che chiedeva per ottenere nuove forniture e dare agli ospedali l'equipaggiamento di cui avevano bisogno per fare il proprio lavoro, e mi disse che avevano ricevuto solo promesse. Da allora, sembra che la situazione non sia mutata, e molto denaro si è dissolto a causa della corruzione, un saccheggio ancora in atto, ,mentre molte persone nel ministero della salute avrebbero la responsabilità di far sì che questo non accada. Ma, essenzialmente, vediamo decine di milioni di dollari incanalati verso le compagnie occidentali e io penso che la grande domanda da porsi, alla fine di una giornata, sia: "perché le compagnie occidentali non lavorano? E se non possono lavorare, perché non lasciano questi contratti alle compagnie irachene?

AMY GOODMAN: Sono le compagnie irachene, i sub-appaltatori, che potrebbero gestire la ricostruzione?

DAHR JAMAIL: Senza dubbio. Ci sono altre situazioni in cui le infrastrutture sono state così gravemente danneggiate - dopo la guerra del Golfo nel 1991, per esempio – l'Iraq è più che capace di prendersi cura dei propri cittadini, ed ha la conoscenza e l'esperienza necessarie per farlo. Semplicemente, gli occupanti non permettono che questo accada. Di tutti contratti stipulati dopo l'invasione, solo il 2 % del valore di tutto il denaro disponibile per la ricostruzione è stato devoluto ai problemi dell'Iraq. Il discorso vale anche per il settore medico.

AMY GOODMAN: Stiamo parlando con il giornalista indipendente Dahr Jamail. Avremo un break. Quanto torneremo, voglio chiederti della fuga di cervelli in Iraq e di Zarqawi.

[break]

AMY GOODMAN: Continuiamo la nostra conversazione con il giornalista indipendente Daht Jamail, che ha scritto un rapporto, dopo essere stato in Iraq per molti mesi, chiamato "Iraqi Hospitals Ailing Under Occupation." Parliamo delle Convenzioni di Ginevra, che, tra l'altro, si suppone proteggano i prigionieri, i prigionieri di guerra. Nel tuo rapporto hai incluso delle sezioni delle Convenzioni di Ginevra sulla sanità e i diritti sanitari. Ce ne puoi parlare?



DAHR JAMAIL: Riassumendo: essenzialmente, le Convenzioni di Ginevra sono state violate per quanto riguarda il settore sanitario. E' responsabilità primaria delle forze occupanti assicurare la sicurezza dei civili, e questo punto è stato violato ripetutamente – non solo con i civili, ma anche con il personale medico. Di nuovo, il personale medico non solo non è stato protetto, ma deliberatamente preso di mira, o gi è stato impedito di svolgere il proprio lavoro. Per esempio, all'inizio del rapporto c'è una fotografia – che circolò nei media di tutto il mondo all'inizio dell'assalto di Fallujah - di dottori letteralmente detenuti all'interno dell'ospedale, ammanettati, impossibilitati a svolgere il proprio lavoro. E questa è una fotografia di una violazione del diritto internazionale. Così gli Iracheni non sono assistiti in alcun modo. Ed è ovvio che il sistema medico ha bisogno di aiuto.

AMY GOODMAN: Zarqawi. Hai scritto anche su Zarqawi. Eri in Giordania ad intervistare delle persone sul suo conto. Apparentemente - cioè secondo l'esercito U.S.A. - un suo stretto collaboratore è stato catturato in Iraq.

DAHR JAMAIL: Quando ero ad Amman, sono andato ad Al Zarqa, che è la città da dove viene Zarqawi. Si trova vicino ad Amman. Ho intervistato delle persone lì, sono andato a vedere dove abitano suo fratello e suo cognato, ho visitato un paio di moschee dove egli era solito pregare. E' una storia difficile da seguire. Quel che ho trovato è che egli, senza dubbio, è esistito come individuo, ma non ci sono prove che sia ancora vivo, e tanto meno che quest'uomo stia operando in Iraq, come sostiene l'esercito U.S.A. Rimane un mito molto nebuloso, proprio come bin Laden.

AMY GOODMAN: Infine, la fuga di cervelli dall'Iraq.

DAHR JAMAIL: Anche questa è il risultato di un'occupazione sanguinosa. Abbiamo tantissimi dottori iracheni che hanno lasciato il paese a causa delle condizioni di sicurezza: sono stati oggetto di rapimenti da parte di gang criminali per estorcere un riscatto alle famiglie. C'è una fuga di cervelli di massa. E' un'altra difficoltà enorme per gli ospedali iracheni, che devono curare senza dottori a sufficienza.

AMY GOODMAN: Dahr Jamail, ti ringrazio per essere stato con noi, oggi. Il suo rapporto è "Iraqi Hospitals Ailing Under Occupation." Se qualcuno ne vuole una copia, dove può andare, online?

DAHR JAMAIL: Possono andare sul mio sito web e scaricarne una copia.

AMY GOODMAN: E sarebbe?

DAHR JAMAIL: E' DahrJamailIraq.com.

AMY GOODMAN: E se avete problemi a ricordarvelo, andate semplicemente sul nostro sito web DemocracyNow.org.

Dahr Jamail è un giornalista indipendente che è stato per molti mesi in Iraq. E' appena tornato dalla sessione finale del Tribunale Mondiale sull'Iraq in Turchia. Ha anche partecipato al metting alternativo al G8, in Scozia.

Fonte:www.democracynow.org
Link:http://www.democracynow.org/article.pl?sid=05/07/14/1345204
14.07.05

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CARLO MARTINI

Leggi il rapporto di Dahr Jamil: Iraqi Hospital Ailing Under Occupation Sitoweb: DahrJamailIraq.com


:: Article nr. 14044 sent on 24-jul-2005 13:05 ECT

www.uruknet.info?p=14044

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