MILITANTI DI JAFAARI COMMETTONO UN MASSACRO NEL VILLAGGIO DI AL-FURSAN
DI HAYTHEM KHATAB
BRussels Tribunal
CON FOTO
Gli squadroni della morte sostenuti dagli Stati Uniti in azione
A seguito, appello di ABDUL WAHAB AL OBEIDI (Voice for Freedom in
Human Rights) e commento aggiuntivo di DIRK ADRIAENSENS (Brussels
Tribunal)
Nota: Jafaari (nella foto) è il primo ministro iracheno
Subito dopo l'esplosione a Samarra che ha colpito le tombe di Ali
Al-Hadi e Hassan Al-Askari, degli uomini vestiti in nero, e in grande
numero, hanno attaccato le moschee e le aree sunnite. In alcuni degli
attacchi sono state usate automobili del ministero degli interni, come
nell'attacco alla moschea di Fandi Al-Kubaisi a Baghdad ovest, dove 14
membri di un commando della polizia sono stati uccisi quando gli
abitanti del distretto Al-Shurta hanno difeso la loro moschea.
Le
milizie vestite in nero e i commando della polizia hanno attacco anche
Al-Fursan (bani ziyad), un piccolo villaggio sunnita situato a
Nahrawan, sud-est di Baghdad. Ho deciso di andare lì per filmare quando
ho saputo che alcuni membri della Mezzaluna Rossa Irachena avrebbero
visitato il villaggio e portato aiuto il 3 marzo 2006. Sono andato con
due ambulanza e un camion che portavano lanterne, kerosene, coperte
etc. Ero seduto nella seconda delle ambulanze e cercavo di filmare la
strada quando un uomo della Mezzaluna Rossa mi ha avvisato di non
farlo, visti i checkpoint lungo la strada, perché le presunte spie
civili erano da considerarsi in pericolo. Ho filmato quattro auto della
polizia bruciate sulla strada. Con noi c'era un cameraman dall'ufficio
di Baghdad TV, del Partito Islamico Iracheno.
Dopo un po' di tempo siamo arrivati al villaggio sciita chiamato
Al-Maahad. Ho capito che il villaggio era sciita quando ho visto le
bandiere nere, rosse e verdi sventolare dalle case; sembravano della
gente felice, e pensai che il villaggio fosse distante da quello
attaccato perché non c'era nulla nelle facce della gente di Al-Maahad
che indicasse un massacro avvenuto nelle vicinanze. Ci fermammo per
chiedere la direzione verso Al-Fursan, continuammo e ci fermammo di
nuovo; c'erano degli Statunitensi questa volta, circa 200 metri avanti
di noi. Pensai immediatamente che avrebbero potuto sparare, anche se
potevano vedere che eravamo in delle ambulanze cercando di fornire
aiuto medico. In precedenza avevano attaccato delle ambulanze, molte
volte, a Fallujah. Abbiamo scelto tra noi tre persone perché parlassero
con loro; gli uomini fecero alcuni passi verso gli Statunitensi, che
girarono i loro humvee molto velocemente e guidarono lontano da noi.
"Questo non va bene", pensai.
Salimmo sulle ambulanze e proseguimmo."Ci hanno preparato
un'imboscata", dissi. "Non hanno bisogno di un'imboscata per
prenderci", replicò un uomo della Mezzaluna Rossa. Lo humvee era
parcheggiato sotto gli alberi sul lato destro della strada, puntandoci
contro la mitragliatrice; non vidi altri humvee, "E' davvero
un'imboscata", pensai.
Continuammo ad andare avanti, superando le prime case del villaggio,
che erano bruciate. Poi ci fermammo davanti una moschea. Scesi ed
iniziai a filmare. Dentro, nei muri della moschea, c'erano molti buchi
di mitragliatrici BKC e alcuni evidenti danni alla struttura. Sentii
qualcuno dire, "Non filmare [il mio volto]". Non appena lasciai la
moschea trovai quattro giovani; sembravano esausti, pallidi ed
arrabbiati, pareva avessero dormito all'aperto. Scoprii in seguito che
stavano facendo la guardia al villaggio dai saccheggiatori. Uno di loro
era molto arrabbiato. Stava urlando, "Ora venite dopo tre giorni, a
portare aiuto: a chi dovremmo darlo? Non c'è nessuno nel villaggio.
Tutti se ne sono andati o sono morti".
Chiesi di parlargli in privato; andammo in un angolo della moschea e
dissi, "Questa cassetta che filmerò andrà ad Al-Jazeera; quello che
dirai e quello che filmerò sarà mostrato a milioni di persone. Milioni
di persone ti udiranno se parlerai". L'uomo mi guardò in silenzio e poi
disse "Giura su Allah onnipotente che questa registrazione è per
Al-Jazeera". Giurai. Effettivamente dipendevo da un amico che conosce i
reporter di Al-Jazeera a Baghdad. L'uomo chiese ai suoi amici di dargli
il suo copricapo in modo da usarlo come una maschera quando avremmo
iniziato l'intervista. Pensai che potesse essere un militante e che mi
avrebbe ucciso perché ero alle dipendenze di Al-Jazeera, ma c'erano
chiari segni di stanchezza e tristezza sul suo volto; non era probabile
che fosse un militante.
L'uomo mi lascio e si unì al gruppo di membri della Mezzaluna Rossa e
di giornalisti televisivi da Baghdad che stavano parlando, mentre io
decisi di filmare. Andai nella prima casa, dove fui attaccato da un
cane che si rifiutava di farmi passare. Nonostante ciò, entrai nella
casa; era bruciata dall'intero e il tetto era crollato dentro. Sembrava
che qualcuno avesse usato degli esplosivi per distruggere la casa. Il
mobilio era mischiato con le macerie del tetto. Vidi una culla – e la
filmai – e poi uscii, per vedere i quattro uomini che mi stavano
aspettando. Sembrava avessero accettato che ero serio riguardo il
filmare il loro disastro. Ebbi un intervista con l'uomo alto; si coprì
il volto tranne gli occhi, e si mise davanti la casa bruciata e l'auto.
Disse, "Circa 50 Chevrolet dei commando della polizia attaccarono il
nostro villaggio; erano vestiti in nero, uccisero 8 persone e ne
rapirono 22. Forse troveremo i loro corpi da qualche parte". L'uomo
disse che i militanti veniva da aree diverse, confermando che
appartenevano all'esercito del Mahdi e alle Brigate Badr. I quattro
uomini mi dissero che mi avrebbero mostrato altre prove delle case
bruciate, dunque andai con loro. Il cameramen di Baghdad TV mi fece
preoccupare molto; era vicino, mi filmava da dietro. Non volevo essere
visto in TV, particolarmente mentre portavo la mia videocamera e stavo
filmando. Chiunque è un bersaglio, ma quelli mostrati in TV lo sono
persino di più.
Chiesi agli uomini di andare più dentro il villaggio. Il cameraman era
preoccupato e tornò alle ambulanze. Anche io ero preoccupato. La scena
fu orribile. Il villaggio era deserto, e distrutto. Tutte le case erano
bruciate - sia le case di argilla che quelle solide erano bruciate.
Ovunque c'era della fuliggine nera, sulle porte e le finestre. Le auto
erano bruciate; i camion erano bruciati. Ovunque c'erano carcasse di
animali. Le persone che erano venute avevano ucciso ogni cosa viva.
Hanno assediato il villaggio molto volte, quindi avrebbero potuto farlo
anche mentre eravamo lì. Ero sospettoso della gente nel villaggio di
Al-Mahaad.
L'uomo alto mi disse che dopo l'assedio, le famiglie del villaggio si
erano stabilite in un'area vicina. Da lì videro delle persone dalle
aree sciite venire a saccheggiare il villaggio; disse: "Dovevamo
tornare e cacciarli via. In seguito capii che i militanti erano vicini
al villaggio, aspettando che le persone tornassero per ucciderli. Ma la
gente del villaggio chiamò degli amici da altri villaggi sunniti perché
gli aiutassero. Vennero e scoppiò una sanguinosa battaglia, lasciando
quattro auto della polizia bruciate.
Andai su un'altura e feci un'ampia ripresa delle case. Il villaggio era
diviso in blocchi, ognuno dei quali conteneva quattro o cinque case
vicine tra loro, ogni blocco distava 100 metri dall'altro. Gli uomini
mi mostrarono i segni di proiettili BKC e dei Kalashnikov. Sembrava che
gli aggressori avessero sparato sulle case prima di entrarci.
Andammo in una casa dove un'intera famiglia era stata giustiziata. La
filmai dall'interno (il video fu in seguito mostrato su Al-Jazeera). In
quel momento vennero gli Americani. Passarono vicino alla casa. Mi
nascosi, cambiai il nastro della videocamera, aspettai che gli
Americani se ne andassero, e iniziai a filmare di nuovo.
Poi l'uomo mi portò in una casa dove uno di loro disse che un bambino
di 10 anni, scappato agli aggressori, si era nascosto in una della
casa. L'uomo indicò la stanza e disse "Lascia che ti mostri cosa hanno
fatto".
Entrò nella stanza prima di me – stavo filmando – e disse "Vieni,
vieni". Mi mostrò una macchia di sangue sul pavimento della stanza e
disse che lì gli aggressori avevano giustiziato il bambino. L'uomo era
molto nervoso. L'altro uomo disse, "Guarda il sangue sulla parete;
c'erano quattro o cinque buchi e macchie di sangue sulla parete".
Sembrava che il bambino fosse stato spinto sul muro e giustiziato
sparandogli il testa. I buchi erano ad un'altezza di 125-130
centimetri, l'altezza di un bambino. Vedemmo altri buchi di proiettili
da mitragliatrice.
L'uomo disse di aver trovato il corpo del bambino nel giardino vicino.
"Lo abbiamo sepolto mezz'ora prima che voi veniste". L'uomo aveva
sepolto anche i corpi di altre otto persone, tra cui una donna, un
anziano e un bambino del villaggio.
Poi andammo correndo molto veloce verso un'altra casa e un'altra
persona giustiziata; l'imam della moschea del villaggio, Sheikh
Abu-Ayse. L'uomo mi mostrò un luogo in cui i militanti avevano detto a
Abu-Ayse di inginocchiarsi, sparandogli con una mitragliatrice BKC e un
Kalashnikov. Mi mostrarono molte macchie di sangue sul pavimento e
buchi da proiettile. Dissero che lo avevano ucciso davanti alla sua
famiglia.
Dimenticai di chiedergli cos'era successo loro. L'uomo disse, "Jafaari
vuole cacciare i sunniti da Baghdad; è una guerra contro i Sunniti.
Perché manda la Brigata Lupo, la Brigata Scorpione, la Brigata Leone,
la Brigata Falco e l'Esercito del Mahdi, tutti vestiti in nero, ad
ucciderci? Parlano di terrorismo, ma cos'è questo?". L'uomo gettò via
con rabbia le casse di proiettili che aveva tenuto in un'auto e poi mi
mostrò la carcassa della sua mucca. Gli aggressori avevano sparato alla
mucca con una mitragliatrice BKC. C'era un buco nel suo collo. L'altro
uomo disse, "Ecco, sono la nostra polizia, uccidono i nostri animali
con i BKC; ma questo non è terrorismo. E glieli danno pure, i BKC, per
uccidere i nostri animali...".
In quel momento le persone nelle ambulanze iniziarono a chiamarmi con
un altoparlante. Ero in ritardo e corremmo veloci verso le auto. Salii
nell'ambulanza, loro salirono su un camion e ce ne andammo. Andai ad
Al-Jazeera, diedi loro i nastri. Ne mostrarono una parte, ma nessuna
delle interviste.
APPELLO – PULIZIA SETTARIA E ALLONTANAMENO FORZATO
DI ABDUL WAHAB AL OBEIDI
Voice of Freedom for Human Rights
Una guerra settaria non dichiarata e spargimenti di sangue stanno
ancora avendo luogo in Iraq, senza riguardo agli appelli non-stop per
porre fine alla violenza, che stanno mettendo in guardia contro
l'essere trascinati in una guerra civile, che finirebbe in ultima
analisi con vittime da entrambe le parti coinvolte.
Quelli che seguono sono i dettagli di questa guerra in corso:
Il 2 marzo 2006, un convoglio di Voice of Freedom for Human Rights e
della Mezzaluna Rossa ha visitato il villaggio di Al-Fursan, situato
vicino ad An-Nahrawan, Madaen. Comprende 50 case di fango e mattoni,
abitate da oltre 60 famiglie sunnite. Il villaggio è circondato da
molti villaggi prevalentemente sciiti, decorati con bandiere rosse e
nere.
Il 27 febbraio 2006, il villaggio di Al-Fursan è stata attaccato da
orde di uomini in nero, che stavano guidando le auto del ministero
degli interni, e da milizie governative. Molti abitanti del villaggio
sono fuggiti dalle loro case. Otto persone, tra cui l'imam della
moschea del villaggio, il cui nome è Abu Aisha, e un bambino di dieci
anni chiamato Adnan Midab, sono stati giustiziati. Allegate trovate le
fotografie della stanza in cui Adnan si nascose e poi fu ucciso. Molti
animali morti (pecore, mucche e cani) sono stati anch'essi uccisi dagli
aggressori.
La moschea del villaggio è stata sabotata e distrutta dal fuoco come la
maggior parte delle case nel villaggio. Quando i volontari e il
convoglio dell'organizzazione umanitaria VOF erano nel villaggio,
quattro uomini, che si stavano nascondendo fuori dal villaggio, sono
tornati furtivamente per raccontare i dettagli dell'attacco. Hanno
dichiarato che i perpetratori avevano usato mitragliatrici,
kalashnikov, esplosivi e benzina per portare a termine gli attacchi.
Dato il fatto che gli abitanti pensavano fossero le forze di sicurezza,
non preso alcuna misura di precauzione per proteggersi.
Gli uomini menzionati, che si stavano nascondendo fuori dal villaggio,
ci hanno mostrato dove erano stati sepolti i corpi esanimi di uomini,
donne e di un bambino.
Abbiamo visto la stanza in cui il bambino di dieci anni, Adnan Midab, è
stato giustiziato. Abbiamo anche visto le auto bruciate degli abitanti.
Dei giovani hanno dichiarato di essere stati ripetutamente minacciati
in modo da costringerli ad andarsene dal villaggio. Dopo questo
attacco, tutte le famiglie rimanenti se ne sono andate in altri luoghi
come Dyala e Baghdad.
Abbiamo scattato fotografie di molti luoghi nel villaggio. Ci sono
molti villaggi isolati a prevalenza sunnita (Al-Batta, Al-Mujamma',
etc), i cui abitanti sono minacciati dagli uomini del ministero degli
interni e delle milizie finanziate dagli stranieri. Questi ultimi
villaggi sono attaccati regolarmente, ma è stato impossibile accedervi
per il nostri staff, a causa delle restrizioni per la sicurezza.
Quanto detto non è altro che la punta dell'iceberg. Queste pratiche
sono organizzate e perpetrate regolarmente in centri urbani, villaggi
rurali e periferie. I civili stanno chiedendo alle forze internazionali
di proteggerli.
E' bene notare che le autorità stanno chiudendo gli occhi sui
perpetratori e terroristi che hanno portato a termine questi attacchi.
La mancanza di protezione dei civili non farà che peggiorare le cose.
Statistiche iniziali
L'allontanamento forzato praticato dal ministero degli interni, le
milizie governative e gli stranieri contro la gente di Nahrawan è in
crescita. I numeri delle famiglie sunnite che hanno abbandonato le loro
case sono i seguenti:
Villaggio di Al-Jboor, 50 famiglie
Villaggio di Jabir Hummadi, 60 famiglie
Villaggio di Shakha No. 5, 12 famiglie
Villaggio di Shakha No. 7, 30 famiglie
Villaggio di Al-Khalisa, 50 famiglie
Villaggio di Al-Fursan, 60 famiglie
Villaggio di Jasim Ibrahim Al-Battawi, 33 famiglie
Villaggio di Bani Zed, 100 famiglie
Villaggio di Al-Mujamma', 100 famiglie
La tragedia sta aumentando. Le persone sono private dei loro beni necessari. I volontari non sono d'aiuto.
Le Nazioni Unite e le ONG umanitarie devono agire in questo modo:
a) – Inviare una commissione per l'accertamento della verità delle
Nazioni Unite, la Lega Araba o delle Organizzazioni Internazionali.
b) – Inviare delle forze di peacemaking per proteggere i civili e porre
fine ai genocidi, le pulizie settarie e gli allontanamenti forzati.
c)– Controllare i confini orientali dell'Iraq per fermare gli atti di
terrorismo perpetrati da stranieri, che sono sciamati in Iraq
attraverso i confini iraniani e hanno assediato e perlustrato i
villaggi trovando ricetto.
d)– Lanciare un programma di aiuti con enti fidati e neutrali.
COMMENTO AGGIUNTIVO
DI DIRK ADRIAENSENS
BRussels Tribunal
Il rapporto sui diritti umani della Missione di Assistenza delle
Nazioni Unite in 'Iraq (UN Assistance Mission for Iraq, UNAMI), 1
gennaio – 28 febbraio 2006, dichiara:
"L'ufficio per i diritti umani dell'UNAMI ha ricevuto serie accuse
riguardo le azioni di alcuni segmenti delle forze di sicurezza, in
particolare della polizia e delle forze speciali, e la loro apparente
collusione con le milizie nel perpetrare violazioni dei diritti umani.
Accuse che gli "squadroni della morte" operino nel paese sono aumentate
di molto in seguito alla scoperta, da parte delle Forze Multinazionali
in Iraq (Multi-National Forces in Iraq, MNF-I) e delle Forze di
Sicurezza Irachene di un gruppo sospetto che agisce entro le strutture
del Ministero degli Interni. Questo riconferma l'urgente bisogno del
Governo di imporre il proprio controllo sulle forze di sicurezza e
tutti i gruppi armati. Nel corso del periodo di questa missione, le
attività degli insorti, tra cui gli attentati terroristici, sono
aumentati dopo il 22 febbraio e continuano a coinvolgere la popolazione
civile".
Il devastante ruolo degli Stati Uniti in questa violenza settaria non
dovrebbe forse essere messo in discussione? Le Forze Multinazionali e
le Forze Irachene hanno "scoperto" l'esistenza di almeno un possibile
squadrone della morte entro il Ministero degli Interni, dichiara il
rapporto dell'UNAMI.
Ma se guardate ai piani che gli stessi Stati Uniti hanno ideato per
l'Iraq, perché dovrebbero "scoprire" qualcosa che essi stessi hanno
creato?
Secondo un articolo pubblicato di recente nel New York Times
Magazine, nel settembre 2004 James Steele, Consigliere per le Forze di
Sicurezza Irachene dell'Ambasciatore statunitense, fu assegnato a
lavorare con una nuova unità d'elite irachena di contro-insorgenza,
nota come Commandos Speciali della Polizia, formata sotto il controllo
operativo del Ministero degli Interni Iracheno ('The Way of the
Commandos’, Peter Maass, http://psychoanalystsopposewar.org/resources_files/TheWay_of_the_Commandos.html).
Dal 1984 al 1986 l'allora colonnello Steele aveva guidato il Gruppo di
Consiglio dell'Esercito Usa in El Salvador, dove fu responsabile per lo
sviluppo di forze operative speciali di brigata durante il vertice del
conflitto. Queste forze, composte dai più brutali soldati disponibili,
ricalcarono il tipo di operazioni da piccole unità a cui Steele era
famigliare per il suo servizio in Vietnam. Piuttosto che concentrarsi
sul controllo del territorio, il loro ruolo era attaccare la leadership
degli 'insorti', i loro sostenitori, le fonti di rifornimento e i campi
base. Nel caso della 4a Brigata, tale strategia assicurò che una forza
di 20 uomini fosse in grado di causare il 60 % di tutte le vittime
inflitte dall'unità (Manwaring, El Salvador at War, 1988, p 306-8). http://globalresearch.ca/articles/FUL506A.html .
Non è forse ora che i politici a Washington fermino il loro ipocrita
doppio-giochismo ed inizino a dire cosa hanno fatto esattamente James
Steele e altri membri dell'esercito Usa per incitare una guerra civile
in Iraq?
"parte di 3 miliardi di dollari segreti in nuovi fondi – messi al
sicuro nello stanziamento di 87 miliardi di dollari per l'Iraq che il
Congresso ha approvato ai primi di novembre – andranno alla creazione
di un'unità para-militare formata da miliziani associati con gli ex
gruppi di esiliati iracheni. Gli esperti dicono che potrebbe condurre
ad un'ondata di omicidi extra-giudiziari, non solo di ribelli armati ma
di nazionalisti, altri oppositori dell'occupazione Usa e migliaia di
civili baathisti – fino a 120.000 degli stimati 2.5 milioni di ex
membri del Partito Baath in Iraq. (...). I 3 miliardi di dollari
segreti finanzieranno delle operazioni segrete ("in nero") nascoste
entro un programma segreto dell'Aviazione. Secondo John Pike, un
esperto di budget militari segreti su http://www.globalsecurity.org,
il denaro, inviato nel corso di tre anni, probabilmente è incanalato in
modo diretto verso la CIA, aumentando di circa il 25 % il suo budget
stimato di 4 miliardi di dollari. Le operazioni in Iraq ne prenderanno
la maggior parte, con un po' di denaro che andrà in Afghanistan. Il
numero di funzionari della CIA in Iraq, attualmente 275, aumenterà in
modo significativo, integrato con molte forze elitarie di
contro-insorgenza dell'esercito Usa", http://www.prospect.org/print/V15/1/dreyfuss-r.html - 01 gennaio 2004.
Quel che stiamo vedendo è il risultato della politica statunitense di
creare, addestrare e finanziare le milizie e gli squadroni della morte.
Perché il rapporto dell'UNAMI non dice la verità? Perché non fanno il
loro lavoro in modo adeguato? E perché la stampa mainstream continua a
ripetere la Voce di Sua Maestà quando sanno che l'Amministrazione Bush
è l'unica responsabile per l'atroce condizione in cui si trovano gli
Iracheni?
Haythem Khatab, Abdul Wahab Al Obeidi, Dirk Adriaensens
Fonte: http://www.brusselstribunal.org
Link: http://www.brusselstribunal.org/ArticlesIraq2.htm#sectarian
23.03.2006
Traduzione dall'inglese a cura di CARLO MARTINI per www.comedonchisciotte.org
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