10 giugno 2006
Che cosa alimenta la campagna che si sta diffondendo attualmente
negli Stati Uniti per "Fermare il genocidio nel Darfur"? Le
associazioni universitarie hanno improvvisamente cominciato a
organizzare petizioni e incontri e a chiedere il disinvestimento dal
Sudan. Il 30 aprile si è svolta una manifestazione sul Mall di
Washington D.C. per "Salvare il Darfur".
Si continua a dire che
va fatto "qualcosa". Devono essere immediatamente dispiegate le "forze
umanitarie" e le "forze di pace statunitensi" per mettere fine alla
"pulizia etnica". Le truppe delle Nazione Unite o della NATO devono
fermare il "genocidio". Il governo degli Stati Uniti ha "la
responsabilità morale di prevenire un altro Olocausto".
I
racconti riportati dai media sugli stupri di massa e le immagini di
profughi disperati provocano indignazione. L'accusa è che decine di
migliaia di africani vengano uccise dalle milizie arabe spalleggiate
dal governo sudanese. Il Sudan è etichettato sia come "Stato
terrorista" sia come "Stato fallito". Perfino durante le manifestazioni
pacifiste sono apparsi dei cartelli con la scritta "Fuori dall'Iraq -
Dentro il Darfur". Inserzioni a tutta pagina sul New York Times hanno
ribadito questa richiesta.
Chi sta dietro a questa campagna e quali azioni vengono sollecitate?
Un'occhiata
seppur superficiale all'elenco dei sostenitori della campagna rivela il
ruolo dominante svolto dai cristiani evangelici di destra e da
importanti gruppi sionisti "per salvare il Darfur".
Un articolo
apparso sul Jerusalem Post il 27 aprile con il titolo "Gli ebrei
statunitensi alla guida dell'organizzazione della manifestazione per il
Darfur" descriveva il ruolo di importanti organizzazioni sioniste
nell'organizzazione della manifestazione del 30 aprile. Un'inserzione a
tutta pagina sul New York Times mostrava le firme di varie associazioni
ebraiche, compresa l’UJA-Federation di New York e il Jewish Council for
Public Affairs (Consiglio ebraico per gli affari pubblici).
Ma i
gruppi sionisti non sono stati gli unici promotori. La manifestazione è
stata sponsorizzata da una coalizione di 164 organizzazioni che
comprendevano l'Associazione Nazionale Evangelica, l'Alleanza
Evangelica Mondiale e altri gruppi religiosi che sono stati i più
accesi sostenitori dell'invasione dell'Iraq voluta dall'amministrazione
Bush. Il gruppo evangelico del Kansas "Sudan Sunrise" ha contribuito a
organizzare i mezzi di trasporto e i oratori, ha avviato un'estesa
raccolta di fondi e ha allestito una cena per 600 persone.
Non è
stata una normale iniziativa contro la guerra o a favore della
giustizia sociale. I promotori hanno incontrato personalmente il
Presidente George W. Bush poco prima della manifestazione. Il
Presidente ha detto loro: "Sono felice della vostra partecipazione. E
voglio ringraziare gli organizzatori di essere qui".
Inizialmente
si prevedeva la partecipazione di 100.000 persone. I servizi dei media
sono stati generosi e hanno parlato di "alcune migliaia" con cifre che
variavano dai 5.000 ai 7.000 partecipanti. C'era una schiacciante
prevalenza di bianchi. Nonostante la bassa adesione, l'iniziativa ha
goduto ampiamente dell'attenzione dei media, che si sono concentrati
soprattutto su celebrità come il vincitore del Premio Oscar George
Clooney. Hanno dato la loro benedizione alla manifestazione
rappresentanti di spicco dei democratici e dei repubblicani, tra cui il
senatore Barack Obama (Partito Democratico, Illinois), la leader della
minoranza democratica Nancy Pelosi (Partito Democratico, California),
il vicesegretario di Stato per gli affari africani Jendayi Frazer e il
governatore del New Jersey Jon Corzine. Corzine, a proposito, ha speso
62 milioni di dollari del proprio patrimonio personale per essere
eletto.
I mezzi di informazione delle grandi corporazioni hanno
concesso a questa manifestazione più spazio e rilevanza che alla
manifestazione pacifista di New York City del giorno prima (alla quale
avevano partecipato 300.000 persone) o alle manifestazioni a favore dei
diritti per gli immigrati che si sarebbero svolte il giorno successivo
in tutto il paese e che avrebbero raccolto un milione di partecipanti.
L'Ambasciatore
degli Stati Uniti alle Nazioni Unite John Bolton, l'ex Segretario di
Stato Generale Colin Powell, il Segretario di Stato Condoleezza Rice,
il Generale Wesley Clark e il Primo Ministro britannico Tony Blair si
sono tutti espressi a favore di un intervento in Sudan.
Questi
preminenti architetti della politica imperialista fanno spesso
riferimento a un altro modello quando auspicano l'intervento: la
riuscita guerra "umanitaria" contro la Jugoslavia che ha instaurato
l'amministrazione di USA e NATO in Kosovo dopo una pesante campagna di
bombardamenti.
Il Museo dell'Olocausto di Washington ha emanato
un "allerta genocidio" – il primo allerta di questo tipo che vi sia mai
stato emesso – e 35 leader cristiani evangelici hanno firmato una
lettera in cui chiedono al Presidente Bush di inviare l'esercito
statunitense a porre fine al genocidio nel Darfur. È stato creato anche
un programma nazionale di studio per garantire il consenso
dell'opinione pubblica a un intervento militare degli Stati Uniti.
Molte
organizzazioni non governative finanziate dal Fondo Nazionale per la
Democrazia hanno aderito alla campagna. Anche voci progressiste come
Amy Goodman di Democracy Now, il rabbino Michael Lerner di TIKKUN e
l'Osservatorio sui Diritti Umani hanno appoggiato la campagna per
"Salvare il Darfur"
Distogliere l'attenzione dal fallimento in Iraq
L'invasione
criminale e il pesante bombardamento dell'Iraq, la distruzione delle
infrastrutture che ha lasciato gli abitanti senz'acqua e senza corrente
elettrica e le orribili foto che documentano l'uso della tortura da
parte dell'esercito americano nella prigione di Abu Ghraib hanno
suscitato lo sdegno di tutto il mondo. Al culmine di questa situazione,
nel settembre del 2004, l'allora Segretario di Stato Generale Colin
Powell andò in Sudan e annunciò al mondo che laggiù si stava consumando
il crimine del secolo, "un genocidio". La soluzione degli Stati Uniti
fu di chiedere alle Nazioni Unite l'imposizione di sanzioni a uno dei
paesi più poveri della terra, e di proporre l'invio delle truppe
statunitensi come "forza di pace".
Ma il resto del Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite non era disposto ad accettare questo
punto di vista, le "prove" degli Stati Uniti e la loro proposta
d'azione.
La campagna contro il Sudan si intensificò proprio
mentre si diffondevano le prove di come l'invasione americana dell'Iraq
si fosse fondata su una bugia. Gli stessi mezzi d'informazione che
avevano dato credibilità alle giustificazioni fornite dal governo degli
Stati Uniti per invadere l'Iraq (il possesso delle "armi di distruzione
di massa") hanno cambiato marcia per cominciare a raccontare dei
"crimini di guerra" compiuti dalle forze arabe in Sudan.
Questa
campagna per il Darfur realizza diversi obiettivi della politica
imperialista statunitense. Demonizza ulteriormente gli arabi e i
musulmani. Distoglie l'attenzione dalla catastrofe umanitaria causata
dalla brutale guerra di occupazione dell'Iraq, che ha ucciso e ferito
centinaia di migliaia di iracheni.
Ed è anche un tentativo di
spostare l'attenzione dalla guerra di Israele contro il popolo
palestinese, finanziata e appoggiata dagli Stati Uniti.
E,
aspetto ancora più importante, apre un nuovo fronte nell'aspirazione
delle corporazioni americane a controllare l'intera regione.
Gli interessi statunitensi in Sudan
Il
Sudan è il paese più grande dell'Africa per dimensioni. Si colloca
strategicamente sul Mar Rosso, immediatamente a sud dell'Egitto, e
confina con altre sette nazioni africane. Ha all'incirca le dimensioni
dell'Europa Occidentale ma una popolazione di soli 35 milioni di
persone.
Il Darfur è la regione occidentale del Sudan. È grande come la Francia, ma ha solo 6 milioni di abitanti.
La
recente scoperta di nuove risorse ha reso il Sudan molto interessante
agli occhi delle corporazioni americane. Si ritiene che le sue riserve
di petrolio possano competere con quelle dell'Arabia Saudita. Ha grandi
depositi di gas naturale. Inoltre, possiede uno dei tre maggiori
depositi di uranio puro, e il quarto deposito di rame del mondo.
Diversamente
dall'Arabia Saudita, però, il governo sudanese ha mantenuto la propria
autonomia da Washington. Incapace di controllare la politica
petrolifera del Sudan, il governo imperialista americano ha fatto di
tutto per impedire che sviluppasse questa preziosa risorsa. La Cina,
d'altro canto, ha collaborato con il Sudan fornendo la tecnologia per
l'esplorazione, la trivellazione e l'estrazione del petrolio, nonché
partecipando alla costruzione di un oleodotto, e compra gran parte del
petrolio sudanese.
La politica degli Stati Uniti mira per lo più
a impedire le esportazioni di petrolio imponendo sanzioni e alimentando
gli antagonismi nazionali e regionali. Per oltre due decenni
l'imperialismo statunitense ha appoggiato un movimento separatista nel
sud del Sudan, dove era stato inizialmente scoperto il petrolio. Questa
lunga guerra civile prosciugò le risorse del governo centrale. Quando
si giunse finalmente a un accordo di pace, l'attenzione degli Stati
Uniti si volse immediatamente al Darfur, nel Sudan occidentale.
Di
recente, un simile accordo tra il governo sudanese e i gruppi dei
ribelli del Darfur è stato respinto da uno di questi gruppi, e così i
combattimenti continuano. Gli Stati Uniti si rappresentano come un
mediatore neutrale e continuano a fare pressioni su Khartoum perché
faccia altre concessioni, ma "attraverso gli alleati africani più
stretti hanno contribuito ad addestrare i ribelli dello SLA e del JEM
che hanno provocato la violenta reazione di Khartoum."(www.afrol.com)
Il
Sudan ha una delle popolazioni etnicamente più differenziate del mondo.
Ci sono oltre 400 gruppi etnici con le proprie lingue o dialetti.
L'arabo è la lingua comune. Khartoum, la città più grande del paese, ha
una popolazione di circa 6 milioni di abitanti. Circa l'85% della
popolazione sudanese vive di agricoltura di sussistenza e di pastorizia.
I
media corporativi statunitensi sono unanimi nel descrivere
semplicisticamente la crisi del Darfur come atrocità commesse dalle
milizie Janjaweed, appoggiate dal governo centrale di Khartoum. Tutto
ciò viene descritto come un attacco "arabo" al popolo "africano".
Si
tratta di una totale distorsione della realtà. Come rilevava il
Black Commentator il 27 ottobre 2004: "Tutte le parti coinvolte nel
conflitto del Darfur – sia che ci si riferisca ad esse come 'arabe' o
'africane', sono ugualmente indigene e ugualmente nere. Tutti sono
musulmani, tutti sono del luogo". L'intera popolazione del Darfur parla
arabo, con molti altri dialetti locali. Tutti sono musulmani sunniti.
Siccità, carestia e sanzioni
La
crisi del Darfur ha le proprie radici nei conflitti tra tribù. Si è
sviluppata una lotta disperata per l'acqua sempre più scarsa e per i
diritti al pascolo in una vasta area dell'Africa che è stata duramente
colpita da anni di siccità e di carestia.
Nel Darfur ci sono più
di 35 tribù e gruppi etnici. Circa metà della popolazione è costituita
da contadini, l'altra metà da pastori seminomadi. Per centinaia d'anni
la popolazione nomade ha fatto pascolare il bestiame e i cammelli su
centinaia di miglia di pianure erbose. Contadini e pastori
condividevano i pozzi. Per più di 5.000 anni questa terra fertile ha
dato di che vivere alle civiltà del Darfur occidentale e orientale,
lungo tutto il Nilo.
Ora, a causa della siccità e del grande
deserto del Sahara che incombe, non c'è abbastanza terra per il pascolo
o per la coltivazione in quello che potrebbe essere il granaio
dell'Africa. L'irrigazione e lo sviluppo delle ricche risorse sudanesi
potrebbero risolvere molti di questi problemi. Le sanzioni e
l'intervento militare degli Stati Uniti non ne risolveranno nessuno.
In
Sudan molte persone, soprattutto bambini, sono morte di malattie del
tutto prevenibili e curabili a causa di un attacco missilistico contro
l'impianto farmaceutico di El Shifa a Khartoum, lanciato per ordine del
presidente Bill Clinton, il 20 agosto 1998. Questo impianto, che aveva
prodotto farmaci economici contro la malaria e la tubercolosi, forniva
il 60% dei medicinali disponibili in Sudan.
Secondo gli Stati
Uniti si trattava di un impianto per la produzione di gas velenosa VX,
ma non fu mai fornita alcuna prova. Questa semplice struttura medica,
completamente distrutta dai 19 missili cruise, non è più stata
ricostruita, né il Sudan ha mai ricevuto un centesimo di risarcimento.
Il ruolo delle Nazioni Unite e della Nato in Sudan
Attualmente
nel Darfur ci sono 7.000 soldati dell'Unione Africana. Il supporto
tecnico logistico è loro fornito dalle forze armate degli Stati Uniti e
della NATO. Inoltre, migliaia di membri del personale delle Nazioni
Unite sorvegliano i campi profughi in cui sono raccolte centinaia di
migliaia di persone in fuga dalla siccità, dalla carestia e dalla
guerra. Tutte queste forze esterne non si limitano a fornire il cibo
necessario. Sono una fonte di instabilità. Come gli aspiranti
conquistatori capitalisti hanno fatto per secoli, mettono
consapevolmente un gruppo contro l'altro.
L'imperialismo degli
Stati Uniti è profondamente coinvolto in tutta l'area. Il Ciad, che si
trova a ovest del Darfur, lo scorso anno ha partecipato a
un'esercitazione militare, organizzata dagli Stati Uniti, che secondo
il Dipartimento della Difesa statunitense è stata la più grande
esercitazione tenutasi in Africa dalla seconda guerra mondiale. Il Ciad
è un'ex colonia francese, e l'esercito francese e quello statunitense
sono pesantemente coinvolti nel finanziamento, nell'addestramento e
nell'equipaggiamento dell'esercito del presidente militare, Idriss
Deby, che ha appoggiato i gruppi ribelli del Darfur.
Per più di
mezzo secolo la Gran Bretagna ha dominato il Sudan, incontrando una
vasta resistenza. La politica coloniale britannica consisteva nel
divide et impera e nel mantenere le proprie colonie in condizioni di
sottosviluppo e di isolamento per poterne saccheggiare le risorse.
L'imperialismo
statunitense, che ha rimpiazzato le potenze coloniali europee in molte
parti del mondo, in anni recenti ha sabotato l'indipendenza economica
di paesi che lottano per emergere dal sottosviluppo coloniale. Le sue
principali armi economiche sono state le sanzioni abbinate alle
richieste di "allineamento strutturale" avanzate dal Fondo Monetario
Internazionale, che esso stesso controlla. In cambio di prestiti, i
governi presi di mira devono tagliare le spese per lo sviluppo e le
infrastrutture.
Come possono le richieste di sanzioni, che
incrementerebbero il sottosviluppo e l'isolamento, risolvere uno
qualunque di questi problemi?
Washington ha spesso usato il suo
enorme potere nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per
ottenere risoluzioni che appoggiassero i suoi piani di invio di truppe
in altri paesi. In nessuno di questi casi si è trattato di missioni
umanitarie.
Truppe statunitensi che portavano la bandiera delle
Nazioni Unite invasero la Corea nel 1950 in una guerra che provocò più
di 4 milioni di morti. Sempre sotto quella bandiera hanno occupato e
diviso la penisola coreana per più di 50 anni.
Su insistenza
degli Stati Uniti, nel 1961 le truppe dell'ONU furono impiegate in
Congo, dove ebbero un ruolo nell'assassinio del Primo Ministro Patrice
Lumumba, la prima persona di assumere quell’incarico.
Nel 1991
gli Stati Uniti riuscirono ad ottenere il mandato delle Nazioni Unite
per bombardare pesantemente le infrastrutture civili irachene, compresi
gli impianti di depurazione dell'acqua e quelli di produzione
alimentare, nonché il sistema d’irrigazione, e per i successivi 13 anni
di sanzioni che affamarono la popolazione e provocarono la morte di più
di un milione e mezzo di iracheni.
Le truppe dell'ONU in
Jugoslavia e ad Haiti sono state una copertura per l'intervento e
l'occupazione da parte degli Stati Uniti e delle potenze europee, non
hanno portato pace e riconciliazione.
Le potenze imperialiste
rappresentate dagli Stati Uniti e l’Europa sono responsabili del
commercio di schiavi che decimò l'Africa, del genocidio della
popolazione indigena delle Americhe, delle guerre e delle occupazioni
coloniali che hanno saccheggiato tre quarti del pianeta. L'imperialismo
tedesco fu responsabile del genocidio del popolo ebraico. La richiesta
di un intervento militare da parte di queste medesime potenze in
risposta ai conflitti tra le genti del Darfur significa ignorare 500
anni di storia.
Sara Flounders si è recata con
John Parker in Sudan subito dopo il bombardamento dell'impianto
farmaceutico di El Shifa, nel 1998. Entrambi facevano parte di una
delegazione investigativa dell' International Action Center istituito da Ramsey Clark.
Originale da
Tradotto dall'inglese in italiano da Mirumir e revisionato da Mary Rizzo, entrambi membri di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questa traduzione è in copyleft.
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