10 giugno 2006
Poche settimane fa abbiamo ricevuto una bella lettera da Tony Swindell, cronista di Sherman (Texas), che così ci esorta:
"È giunto il momento di prestare molta attenzione alle notizie che ci
arrivano dall’Iraq, come quell’ultima riguardo al marine che ha fatto
strage di un gruppo di civili vicino a Baghdad. Indica una nuova fase
della guerra, in cui cresce la frustrazione tra i nostri soldati, in
particolare fra quelli che sono stati richiamati più volte.
Ho prestato servizio nella Divisione Americal [1] con l’11ma Brigata di
Fanteria Leggera, e My Lai [2] non fu un incidente isolato. Venivamo
chiamati la "Brigata dei macellai" e fummo quelli che diedero inizio al
"Progetto Phoenix"[3]. Il comandante di brigata e quello di battaglione
furono accusati per l’uccisione di civili (sparavano loro dagli
elicotteri, come testimoniano alcune mie foto), anche se poi riuscirono
a farla franca. Lo stesso Colin Powell, come ci racconta nella sua
autobiografia, servì per un breve periodo sotto l’11ma a Duc Pho, prima
di essere trasferito al quartier generale della Divisione a Chu Lai.
Le
atrocità commesse nei confronti dei civili iracheni sono state
accuratamente trascurate dai media, ma tra non molto esploderanno in
faccia agli Stati Uniti e faranno apparire Abu Ghraib come un "piccolo"
incidente (sic!); al confronto, quello sembrerà solo un casino
combinato dopo una bevuta tra studentelli. L’episodio di Fort Sill
(descritto in aprile da JoAnn Wypijewski nel suo articolo "L’Esercito
si ammazza da solo") [4] fa parte della stessa tempesta che si affaccia
all’orizzonte. Sono seriamente preoccupato per la nostra nazione".
Abbiamo chiesto a Swindell di approfondire queste riflessioni; ecco
la sua poderosa risposta ai nostri redattori Alexander Cockburn e
Jeffrey St.Clair
In Iraq è iniziata la nostra discesa all’inferno, il momento alla
"Apocalypse Now". All’inizio ci fu Guantanamo, poi venne il tempo del
programma di "estradizione globale", quindi Abu Ghraib, a cui seguì la
polverizzazione di Fallujah, ed ora assistiamo ai raid dal grilletto
facile che riempiono moltitudini di fosse sabbiose con i corpi di
uomini, donne e bambini. Il motto "Ammazzali tutti e lascia a Dio la
cernita" è diventato forse il nostro obiettivo in terra di Babilonia?
Nessuno si ricorda del Vietnam, dove lasciammo dietro più di un milione
di morti civili? In Iraq abbiamo già superato da un pezzo il mezzo
milione, se contiamo gli effetti delle sanzioni economiche degli anni
’90. È davvero così cieco e sordo, come sembra, il popolo statunitense?
Ci rendiamo conto che stiamo attraversando le porte dell’inferno e che
i cancelli si stanno chiudendo rumorosamente alle nostre spalle?
Giustamente, potreste chiedervi chi sono per concedermi tali
affermazioni. Lasciate, quindi, che vi racconti una storia riguardo i
crimini mostruosi e le tragedie della mia generazione che sta per
ripetersi in Iraq, di fronte al mondo intero. Prima di tutto, però,
dovete capire che non ci si può aspettare che un singolo soldato
comprenda la scelleratezza della guerra nel suo intero, perché il suo
universo si riduce ad un piccolo spazio di fronte al suo naso. Così da
rimanere vivo. Se sapesse tutto ciò che realmente accade, ne sarebbe
straziato; se anche ne conoscesse il perché, probabilmente impazzirebbe.
La ristrettezza della sua visione è esattamente il motivo per cui anche
il soldato migliore e più sensibile diventa involontariamente un
mostro, e la gente che produce le guerre lo sa bene. A causa del dolore
e della rabbia, col puzzo della carne macellata del suo compagno nelle
narici, il soldato smette di fare domande e comincia a dettare le sue
regole col fucile. Ha raggiunto il cuore delle tenebre, e non potrà mai
tornare indietro. Andare a letto con quella puttana chiamata guerra
distrugge la moralità, e farlo per una causa ignobile peggiora
ulteriormente il danno.
Ecco perché, noi che ci siamo passati, dobbiamo farci sentire con
forza. Se sarà necessario un cazzotto in bocca per far ripartire il
cervello confuso di qualche neoconservatore, ebbene, che sia! E non
sarà mai troppo presto per tutti quelli che traggono le loro verità
politiche da gente come Rush Limbaugh o Bill Òreilly [5], palloni
gonfiati che parlano a vanvera. A tacere, in momenti come questo, si
rischia di perdere tutto ciò che la nostra nazione rappresenta.
La storia che voglio raccontarvi ha inizio in un giorno maledettamente
caldo di febbraio del 1969, quando vidi il Colonnello John W. Donaldson
portare alle labbra una ciotola di riso mescolato con sangue e bersela
tutta fino in fondo. Nonostante la mistura pullulasse di vermi,
Donaldson non si tirò indietro. A quel tempo ero in servizio come
corrispondente di guerra presso l’11ma Brigata di fanteria leggera ed
il lavoro di quel giorno consisteva nel seguire Donaldson, scattando
una foto dietro l’altra ai macabri festini che si presentavano ai miei
occhi. Donaldson comandava la Brigata di base al campo chiamato LZ
Bronco, nei pressi del villaggio di Duc Pho, un distaccamento della
Divisione Americal, il cui quartier generale si trovava più a nord, a
Chu Lai.
Il Colonnello e gran parte degli ufficiali di brigata e divisione erano
gli ospiti d’onore di una festa Tet nel villaggio dei Montagnard [6] di
Ba To, negli altopiani centrali a sud-ovest di Chu Lai. Poco distante
si trovava il campo dei Corpi Speciali dell’A- Team [7], un’inquietante
fortezza triangolare che pullulava di cannoni da 105 mm con proiettili
corazzati. Un serpente non sarebbe riuscito ad attraversare il dedalo
di filo spinato affilato come un rasoio che circondava l’accampamento,
e sui muraglioni erano piazzate dozzine di mine Claymore. Una Claymore,
a breve distanza, ti riduce letteralmente ad uno stato "molecolare".
[Soldati Montagnard]
Il villaggio dei Montagnard ed il campo dell’A-Team erano stati
duramente colpiti dal fuoco delle forze Nord Vietnamite all’inizio
della settimana, e la presenza di Donaldson era una chiara provocazione
per i comandi nemici intenti a leccarsi le ferite nella fitta giungla
lì vicino. Il paesaggio mi diede i brividi; i recenti bombardamenti e i
colpi dell’artiglieria avevano martoriato le bellissime colline
maculate di verde intorno al villaggio con centinaia di crateri che
mostravano il rosso vivo del terriccio sottostante. Non riuscivo a
levarmi dalla testa l’immagine che associai a quella vista: il Gigante
Jolly Green [8] con un serio problema di acne. Mentre donne Montagnard
a seno nudo adornavano la zona con striscioni e totem per nascondere la
devastazione dell’attacco, il capo del villaggio, lentamente,
trafiggeva a morte un vitello sacrificale di bufalo d’acqua con una
lancia. Ci volle quasi mezz’ora prima che il vitello cadesse esausto
sulle ginocchia, debole a tal punto da non riuscire più neppure a
muggire. Solo allora il capo tagliò la gola della bestia sopra una
grossa bacinella di terracotta per raccoglierne il sangue ancora
pulsante, mentre un altro abitante del villaggio vi versava riso e vino
mescolandoli.
[Jolly Green]
Ad insaputa dei visitatori, i Montagnard ed alcuni soldati dei Corpi
Speciali avevano precedentemente torturato a morte tre prigionieri nord
vietnamiti e ne avevano raccolto in parte il sangue. Questi poveri
disgraziati vennero prima impalati su delle canne di bambù e poi
trafitti a loro volta con una lancia. Più tardi i loro corpi vennero
esposti bene in vista lungo i sentieri percorsi dal nemico come macabro
monito.
Quel giorno fu il mio momento alla "Apocalypse now", una decina di anni
prima che Francis Ford Coppola realizzasse il suo film. In precedenza,
eravamo venuti a sapere che soldati della 20ma Brigata di fanteria del
1mo Battaglione si erano dati a violenze a My Lai, quando videro la
Polizia Militare frugare nelle nostre distillerie clandestine in cerca
di prove e picchiare Rusty Calley mentre era ammanettato. Nel
frattempo, nella penisola di Batangan le Squadre Tigre [9] erano
impegnate in una repressione crudele e sanguinosa di amministrazioni
locali sospettate di collaborare col nemico. Le violenze contro i
civili erano una procedura operativa standard. La deportazione di massa
nell’ambito del Programma di Pacificazione aveva sconvolto intere zone
del Vietnam, e ricordava la situazione delle "Terre Bruciate"[10] nel
Missouri al tempo della Guerra Civile.
Il Progetto Phoenix era nel pieno della sua realizzazione, e fu un
orrore mai visto prima. Mi era già capitato di essere incaricato di
seguire una missione Phoenix diretta dalla Polizia Nazionale dell’ARVN
(Army of the Republic of Vietnam, Esercito della Repubblica del
Vietnam), ma voglio risparmiarvi i dettagli. Credetemi, non vi
piacerebbe sapere quel che è accaduto.
Ero in piedi e osservavo Donaldson bere dalla ciotola; quel gesto
simbolico rappresentava tutto ciò che di sbagliato vi era in quel
posto, e fu come ricevere un pugno in faccia. Ironicamente, l’Overseas Weekly,
un giornale che si opponeva alla guerra, pubblicò una delle mie foto
col commento: "Un capoccia dell’Esercito beve sangue durante un rito
pagano".
Nel febbraio del 1969 il morale della Brigata era sotto terra a causa
delle terribili perdite subite, principalmente per via delle trappole
esplosive; un intero battaglione era stato dismesso come
"non-operativo". I Nord Vietnamiti bersagliavano senza sosta le nostre
postazioni di fuoco con razzi da 122 mm e LZ Bronco venne presto
colpito più di 200 volte nel corso del famoso assalto che sarebbe stato
ricordato come "l’incendio di Duc Pho". Le diserzioni, gli
insubordinamenti e le aggressioni agli ufficiali si ripetevano con
sempre maggiore frequenza; i soldati erano a pezzi, ed alcuni si
suicidarono. Uno della fanteria, fuori di testa, iniziò a sparare
all’interno del campo prigionieri di guerra, uccidendone molti. Il Col.
Donaldson e un comandante di battaglione, due dei più alti ufficiali
della Brigata, vennero accusati per aver ucciso civili dagli elicotteri
quando ancora erano in corso le indagini sui fatti di My Lai. Un
giovane Maggiore Colin Powell, assegnato all’11ma Brigata e conoscente
di Donaldson, scrisse nella sua autobiografia di essere rimasto
sconvolto da quanto vide accadere. Forse anche lui ebbe il suo momento
alla "Apocalypse Now".
[Una scena da Apocalypse Now]
Mi si intrecciano gli intestini nel constatare come lo stesso incubo
stia prendendo nuovamente forma in Iraq, e mi domando cosa sia accaduto
all’anima degli Stati Uniti. Vogliamo davvero che un’altra generazione
cresca avvelenata dall’ennesima Amministrazione rinnegata? I "musi
gialli" sono diventati "terroristi mediorientali", ogni maschio adulto
è un possibile ribelle passabile di tortura ed ogni casa irachena,
piena di uomini, donne e bambini, è un potenziale obiettivo. Siamo
arrivati al punto di distruggere addirittura i luoghi di culto. Ancora
una volta, ci stiamo incamminando verso un manicomio "ai confini della
realtà".
Come è potuto accadere? Perché siamo rimasti con le mani in mano ed
abbiamo consentito ai nostri governanti di iniziare una guerra su
procura e non provocata? Per paura di un’atomica sganciata su Cleveland
da uno staterello come l’Iraq, che non era in grado di far alzare un
aereo o far uscire uno dei suoi carri armati decrepiti dai suoi confini
senza che chiunque lo sapesse? Fatemi il piacere. Come è stato
possibile che lo statunitense medio si sia fatto imbrogliare a tal
punto da credere che davvero Saddam Hussein era una minaccia?
Ora che è l’Iran ad essere al centro del mirino, spero con tutto il
cuore che la nostra amnesia nazionale svanisca. Sono sicuro che da
costa a costa, in tutta la nazione, un numero crescente di persone, in
particolare molti veterani come me, si sentono impotenti, confuse,
spaventate e tenute all’oscuro. Tre anni in Iraq e ancora ci sentiamo
ripetere il vecchio ritornello della guerra preventiva fino alla
prossima generazione? Ancora e ancora, senza fine, ma sfortunatamente i
nostri imperatori a Washington trattano gli americani che fanno domande
serie come gli strozzini che si presentano al funerale del debitore, o
li additano pubblicamente come estremisti e traditori. E non provate a
chiedere del coinvolgimento di Israele in quel disastro che "Dubya"
chiama politica mediorientale.
Aspetto, invano, di sentire le voci dei giovani statunitensi che ne
subiranno direttamente ed irrimediabilmente le conseguenze. Gli ultimi
fatti in Medio Oriente dovrebbero rappresentare una questione di
estrema importanza, ma, inspiegabilmente, i ragazzi ne sono
assolutamente indifferenti. Cresciuti tra Internet e la X-Box, forse
credono che l’Iraq sia semplicemente l’ennesimo prodotto mediatico
hollywoodiano. Ma voglio fare una predizione: la salvezza giungerà nel
momento in cui le cassette delle lettere inizieranno a riempirsi di
lettere di coscrizione militare da parte dei Servizi di Reclutamento, e
credetemi, arriveranno presto. Vedrete che, improvvisamente, le voci
dei giovani si leveranno altissime contro il regime, quando i ragazzi
dei quartieri poveri, quelli di buona famiglia e quelli scansafatiche
per cui la vita è sempre stata facile si renderanno duramente conto che
essere spediti a combattere non ha niente a che vedere con i
videogiochi e gli stereo portatili, con le gare a chi beve più birra e,
soprattutto, con ragazzine in bikini mozzafiato [11].
Noi della vecchia generazione possiamo fare la nostra parte. Per prima
cosa, spegniamo le televisioni ed andiamoci a studiare un po' di storia
americana, in particolare quella che ci mette in guardia
dall’interferire negli affari altrui e dalla eccessiva bramosia.
Davvero, pensiamo a quali Stati Uniti stiamo lasciando ai nostri figli.
Organizziamo squadre di vecchi squinternati che stiano alle calcagna
dei politici ed arruoliamo una cavalleria di flaccidi attempati che
sommerga di e-mail ogni burocrate che gli capiti a tiro. Facciamogli
capire che non ce ne frega niente del Nuovo Ordine Mondiale e della sua
"manifesta predestinazione aziendale". Dobbiamo dire a quelli di
Washington che le guerre preventive e non provocate vanno contro lo
spirito alla base di tutto ciò che consideriamo statunitense e che non
riceveranno più il nostro appoggio "entusiastico e incondizionato".
E già che ci siamo, impegniamoci seriamente a ricordare ai politici da
noi eletti che rivogliamo indietro il nostro governo dalle lobby
politiche e aziendali che lo controllano. All’intero apparato
burocratico deve arrivare il messaggio che la gente vuole sapere subito
la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità su qualsiasi
questione che la riguardi direttamente, prima che sia sparato un altro
colpo o sia sganciata un'altra bomba. In particolare, martelliamo con
questo messaggio quelli del Dipartimento di Stato fino a che non gli
fischino le orecchie.
Non dimentichiamoci dei Billy Graham, Jerry Falwell e Pat Robertson (e
tutti gli altri) [12] e delle loro schiere di robot-credenti. A questi
caccia-balle dalla Bibbia facile facciamo una semplice domanda:
fratello, dov’è che il buon Gesù ci dice di bombardare, torturare,
violentare e uccidere? Mentre si strozzano con la loro stessa
ipocrisia, ricordiamogli il Vangelo di Giovanni nel Nuovo Testamento;
Cristo è chiamato il Principe della Pace e non a caso.
Rammentiamo a chiunque ci ascolti che la Rivoluzione Americana fiorì
con la ferma determinazione di lasciar fuori dal nuovo continente
duemila anni di imperi, monarchie, dittature feudali ed istituzioni
religiose armate e basate sull’uso della forza bruta e sulla dottrina
de "il potere dà il diritto". Gente come Washington, Jefferson e
Franklin, invece, ha gridato a viva voce no: è il DIRITTO che dà il
potere. Quel concetto immutabile fu un’arma invincibile contro le
Giubbe Rosse di Re Giorgio, ma è altrettanto efficace nei confronti
delle armi nucleari e delle flotte di portaerei.
Lo so, ci vorrà dello stomaco, ma quale alternativa ci resta? Se non
iniziamo a vivere secondo i nostri veri ideali, il mondo, molto presto,
ci costringerà a farlo. E se ciò accadrà, credete si preoccuperà di
risparmiarci?
Per vostra informazione, nell’antologia sui corrispondenti e le foto di
guerra del Vietnam di Time Life, un intero capitolo è dedicato alla mia
unità. Per farla breve, abbiamo seguito ovunque la Fanteria, i
Ricognitori, i Corpi Speciali, il Genio Militare, l’Artiglieria, ogni
volta che sapevamo ci sarebbe stata battaglia. Praticamente, eravamo
gli occhi dell’esercito, abbiamo documentato le azioni e le perdite e
le abbiamo diffuse. Il risultato fu una buona conoscenza di come
andavano le cose. La nostra unità era quasi interamente composta di
soldati con esperienza di combattimento che vi entrarono dopo aver
servito in prima linea. Ci vuole un bel po' di coraggio per
concentrarsi sull’obiettivo mentre qualcuno ti spara contro con armi
automatiche o proiettili esplosivi. Io sono stato colpito una volta,
durante un assalto ad una postazione Nord Vietnamita, mentre mi trovavo
sul primo elicottero ad arrivare nella zona di atterraggio, per
scattare fotografie ai soldati che rientravano. In tutto ho partecipato
a più di trenta missioni di combattimento in piena regola, diverse
volte a bordo dei voli di soccorso medico. Tutti i miei compagni di
unità hanno passato momenti terrificanti ed uno di loro si è beccato un
proiettile di kalashnikov attraverso l’obiettivo della macchina
fotografica. Credo che ciascuno di noi si sia guadagnato quattro
stellette di combattimento in undici mesi, che ci permisero di ottenere
un rimpatrio anticipato di quattro settimane. Avevamo tutti dei
soprannomi, il mio era "Torcia".
Tony Swindell può essere contattato all’indirizzo: phoenixtexoma@550access.com
Note del Traduttore:
[1] Costituita nel 1942, deriva il nome dalla contrazione di America e New Caledonia.
[2] Il 16 marzo 1968 la Compagnia Charlie, appartenente all’11ma
Brigata della Divisione Americal, attaccò il villaggio di My Lai alla
caccia di Viet Cong del Fronte Nazionale di Liberazione. Non avendone
trovato nessuno, i soldati statunitensi si diedero alla sistematica
distruzione del villaggio e all’uccisione dei civili. Furono sterminate
508 persone tra donne, vecchi e bambini.
[3] Il "Phoenix Program" era un progetto segreto di intelligence
organizzato dalla CIA in collaborazione con i servizi segreti del
Vietnam del Sud negli anni che vanno dal 1966 al 1973. Il progetto
prevedeva l’identificazione e la "neutralizzazione" delle
infrastrutture dei Viet Cong incaricate di reclutare ed addestrare
forze ribelli nei villaggi del Vietnam del Sud e di fornire supporto
all’armata Nord Vietnamita. Il progetto passò gradualmente sotto il
controllo dell’esercito americano e di quello della Repubblica del
Vietnam.
[4] Fort Sill è una postazione dell’esercito Usa vicino a Lawton
(Oregon), dove ha sede l’U.S. Army Field Artillery (Artiglieria di
campo dell'Esercito Usa) e la relativa scuola di addestramento. Fort
Sill è anche un centro dove si svolge il Programma di Addestramento
Fisico e di Riabilitazione (PTRP, Physical Training and Rehabilitation
Program) per le reclute o i soldati che hanno riportato ferite o
incidenti. L’articolo "The Army Slays Its Own"
di JoAnn Wypijewski si riferisce al caso del soldato Matthew Scarano,
un ragazzo di 21 anni che si infortunò alla spalla durante
l’addestramento. Dopo più di un anno di maltrattamenti, ingiurie, abusi
e "cure" mediche a base di droghe potentissime, Scarano è stato trovato
morto nel suo letto in caserma.
[5] Rush Limbaugh e Bill Òreilly sono due commentatori radio-televisivi
dell’ala più conservatrice e intransigente dei Repubblicani.
[6] Montagnard è il nome con cui i francesi chiamarono i Degar, una popolazione indigena degli altopiani centrali del Vietnam.
[7] Il Distaccamento Operativo dei Corpi Speciali-A (Special Forces
Operational Detachment-A), o semplicemente A-Team, è il nucleo
costitutivo dei Corpi Speciali. Tutti i Corpi Speciali possiedono sei
A-Team. Ogni A-Team è composto da un Capitano alla guida di 12 uomini;
le mansioni vanno dall’infiltrare specifiche aree operative per via
aerea, terrestre o marina, al condurre operazioni in zone remote ed
ambiente ostile per lunghi periodi di tempo con un minimo di direzione
e supporto esterni, allo sviluppare, organizzare, equipaggiare ed
addestrare forze indigene delle dimensioni di un battaglione per
operazioni segrete, ed addestrare, consigliare e assistere altre unità
americane o di paesi alleati.
[8] Jolly Green è il nome di un gigante verde, simbolo di una nota
azienda ortofrutticola statunitense, oltre che un elicottero da
combattimento dell'esercito usa
[9] "Tiger Team" era il nome di alcune unità dell’esercito Usa, il cui
compito era di penetrare nei sistemi di sicurezza delle installazioni
militari amiche per testarne l’efficenza. I membri di tali unità
lasciavano sul posto indizi del successo della loro missione che, una
volta scoperti da alti ufficiali delle forze di sicurezza, portavano
spesso alle dimissioni del comandante della base o degli addetti alla
sicurezza.
[10] Nell’agosto del 1863, durante la Guerra Civile Americana, il
Generale dell’Unione Thomas Ewing ordinò che venissero confiscati tutto
il grano, le derrate alimentari e la biada, e che fosse bruciata ogni
costruzione delle contee di Cass e Bates e di parte delle contee di
Vernon e Jackson, nel Missouri, per foraggiare le sue armate e tagliare
i rifornimenti ai Rangers ed alla guerriglia e, contemporaneamente,
isolarli dalle forze confederate. Agli abitanti vennero dati quindici
giorni di preavviso, dopodiché iniziò il rogo e la sistematica
uccisione di chiunque fosse sospettato di simpatizzare con i Sudisti.
Più di 20.000 civili subirono le drammatiche conseguenze e molti
morirono di fame o malattia. Quando i sopravvissuti poterono tornare
alle loro terre, trovarono ad attenderli un paesaggio desolato e
fumante da cui derivò il nome di "Burnt District" (Distretto Bruciato).
[11] Videogiochi, birra, musica rap, e ragazze in bikini sono immagini
spesso associate alle armi, in particolare nella cultura Usa.
[12]) Predicatori Battisti ultra-conservatori che appaiono spesso in
televisione e sostengono apertamente (con ampie citazioni bibliche) la
politica aggressiva dell’amministrazione Bush.
Tony Swindell
Fonte: http://www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/swindell05042006.html
04.05.2006
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di TRIMEGISTO
|