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Chiarimento tra i misteri


La versione della Croce rossa sul rapimento di Enzo Baldoni e sul loro ruolo non fa una piega. Avrebbe solo bisogno di una conferma impossibile, quella di un morto: l'autista Garheeb, che accompagnava Baldoni ed è stato ucciso durante l'agguato del 20 agosto. O almeno ci vorrebbe una parola di Giuseppe De Santis, capo del convoglio della Cri nel quale viaggiava Baldoni. E' rientrato dall'Iraq ma la Croce rossa lo nasconde. Il convoglio, infatti, era nato male ed è stato gestito peggio. Maurizio Scelli, capo della Cri, ha dato la colpa prima a De Santis e poi a Garheeb. Lui quella missione non l'aveva autorizzata. Ma andiamo con ordine. I primi dubbi circolati in questi giorni riguardavano proprio il l'organizzazione del convoglio, partito il 19 agosto da Baghdad alla volta di Najaf. Un convoglio talmente strano, secondo alcuni testimoni, da far pensare che Baldoni e il suo traduttore, siano stati venduti ancor prima della partenza ai loro rapitori (...) Tutti sanno che la Croce rossa ha impiegato una settimana per confermare la presenza di Baldoni nel convoglio. Perché tanti misteri?...
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Chiarimento tra i misteri

SARA MENAFRA, il manifesto

«Le autorità sapevano dall'inizio dell'incidente in cui è stato rapito Baldoni. Abbiamo tenuto riserbo solo con la stampa, ma avvertito Farnesina e polizia irachena». E' la versione dei fatti del commissario della Croce rossa Maurizio Scelli. L'organizzatore del convoglio, De Santis non parla. Deaglio: «Sono soddisfatto»

29 agosto 2004 - La versione della Croce rossa sul rapimento di Enzo Baldoni e sul loro ruolo non fa una piega. Avrebbe solo bisogno di una conferma impossibile, quella di un morto: l'autista Garheeb, che accompagnava Baldoni ed è stato ucciso durante l'agguato del 20 agosto. O almeno ci vorrebbe una parola di Giuseppe De Santis, capo del convoglio della Cri nel quale viaggiava Baldoni. E' rientrato dall'Iraq ma la Croce rossa lo nasconde. Il convoglio, infatti, era nato male ed è stato gestito peggio. Maurizio Scelli, capo della Cri, ha dato la colpa prima a De Santis e poi a Garheeb. Lui quella missione non l'aveva autorizzata. Ma andiamo con ordine. I primi dubbi circolati in questi giorni riguardavano proprio il l'organizzazione del convoglio, partito il 19 agosto da Baghdad alla volta di Najaf. Un convoglio talmente strano, secondo alcuni testimoni, da far pensare che Baldoni e il suo traduttore, siano stati venduti ancor prima della partenza ai loro rapitori. «Che il convoglio fosse meno sicuro di tutti quelli che abbiamo organizzato finora è vero - dice Scelli - Perché questa missione non aveva la rete di protezione che abbiamo costruito in questi anni in Iraq». La missione sarebbe stata organizzata da Garheeb, autista e interprete di Baldoni. Spiega Scelli: «Quando sono andato io a Najaf il convoglio aveva le garanzie degli uomini di al Sadr a Baghdad. In questo caso invece quest'uomo, Garheeb, si è qualificato come intermediario tra la Cri e gli sciiti e ha convinto il nostro De Santis a partire». La versione di Scelli è confermata dalla relazione scritta che De Santis ha consegnato ai magistrati romani che indagano sulla vicenda. In quattro pagine Garheeb è descritto come un uomo «del comando di Al Sadr». Difficile pensare che sia stato Garheeb a vendere Baldoni, visto che è stato proprio lui la prima vittima dell'agguato. Ma altrettanto complicato è chiedere conferme a De Santis, che dall'Iraq parlava volentieri con i giornalisti ma da quando è rientrato in Italia, il 25, non parla più. La Croce rossa risponde picche a chi cerca di raggiungerlo. Scelli assicura: «Non lo licenzierò».

Tutti sanno che la Croce rossa ha impiegato una settimana per confermare la presenza di Baldoni nel convoglio. Perché tanti misteri? E soprattutto, come si chiedeva in questi giorni Deaglio, l'allarme è stato dato nei tempi giusti? «Non c'è stato nessun ritardo - racconta ora l'avvocato Scelli - se non nel diffondere questa notizia alla stampa». Il convoglio è stato attaccato alle porte di Muhamadija, 50 chilometri a sud di Baghdad, la mattina del 20. L'automobile di Baldoni era nel convoglio - dove non è chiaro, secondo la Cri, che ha mostrato anche un documento che conferma questa versione, era in testa, secondo una fonte citata da Reporter associati era la seconda - e viene colpita da un colpo di arma da fuoco che la fa sbandare e la manda fuori strada. Il resto del convoglio fugge e si ferma davanti al chek point della polizia irachena, a qualche centinaia di metri dall'auto ferma. «La polizia irachena ha detto ai nostri di andare e che sarebbero intervenuti immediatamente», dice Scelli. Anche questa denuncia potrebbe essere confermata solo dall'introvabile De Santis. Arrivati a Baghdad, sarebbe stato proprio lui ad avvertire l'ambasciata italiana e a presentarsi all'«ufficio di al Sadr» a Baghdad.

Insomma a non sapere quanto fosse veramente accaduto era solo la stampa italiana che per giorni ha girato attorno alle ipotesi più diverse. Dando credito anche all'idea che Baldoni fosse ripartito per Najaf da solo, assieme a Garheeb. «Io stesso per tutta la giornata di venerdì non ho saputo cosa fosse veramente accaduto - dice Scelli - perché ho parlato con De Santis solo a sera inoltrata». Ma perché tanto mistero? «Prima di confermare tutto da Roma, volevamo essere sicuri di quanto fosse realmente accaduto, anche per non gettare il panico tra le famiglie dei volontari». Era anche un problema di immagine: il fatto che la Croce rossa sia attaccata dai predoni mina quell'idea di sicurezza che queste missioni hanno sempre avuto.

Il giorno dopo l'agguato, su richiesta della stessa Croce rossa, un uomo dell'ufficio di al Sadr è tornato sulla scena dell'agguato. E qui ha trovato la Nissan bianca su cui viaggiavano Baldoni e Garheeb carbonizzata. Come dimostrano le foto pubblicate in questi giorni l'automobile era stata data alle fiamme dall'interno. A confermarlo ci sono due foto: una dell'abitacolo carbonizzato e l'altra del motore, perfettamente intatto. «Se l'auto avesse bruciato in seguito all'esplosione che l'ha fatta andare fuori strada - dicono dalla Cri - il motore avrebbe bruciato per primo». All'uscita dal colloquio di ieri mattina con Scelli, Enrico Deaglio direttore di Diario della settimana a cui collaborava Baldoni, si è detto soddisfatto: «Il ruolo della Croce rossa è stato chiarito. Ora saranno altri a dover spiegare ciò che sanno, dal video del rapimento al ruolo dell'autista a quello delle autorità italiane».


http://www.ilmanifesto.it/oggi/art22.html





«Devono spiegarci cosa fa Scelli in Iraq»

di ALESSANDRO MANTOVANI, il manifesto



Brutti (Ds): «Bisogna individuare un responsabile per la gestione delle crisi e chiarire il ruolo della Croce rossa»

La notte dell'esecuzione di Enzo Baldoni ci hanno raccontato un filmato che non c'era e una colluttazione tra l'ostaggio e i suoi assassini. E solo poche ore prima ci parlavano di trattative, con grande ottimismo. Sembravano suggerire che Baldoni, proprio nel momento in cui i valenti 007 del Sismi (o la Croce rossa, che per certi versi è lo stesso) stavano per liberarlo, avesse se non altro accelerato la propria fine, ribellandosi ai rapitori. Non era così. Niente video, niente colluttazione e niente trattative. A quanto pare il Sismi, presente in Iraq, al momento sa ben poco dell'Esercito islamico. Sarebbe grave se a depistare fossero gli apparati d'intelligence, come è senz'altro accaduto in primavera durante il primo sequestro di italiani in Iraq. La vicenda si era conclusa con un'incredibile messinscena, a due giorni dalle elezioni amministrative di giugno. A liberazione avvenuta era stata diffusa la rivendicazione dell'omicidio dei tre ostaggi, ovviamente mai compiuto: erano in pericolo imminente di vita - questo senso del messaggio - ma per fortuna sono stati salvati dal blitz degli americani. Il documento era stato ritrovato da uomini del Cesis, l'organismo che coordina Sismi e Sisde ed è guidato dal prefetto Emilio Del Mese, su un sito internet apparentemente islamista ma gestito in realtà da americani. E la vicenda non è mai stata chiarita, nemmeno al Comitato di controllo sui servizi (Copaco). Questa volta però, secondo il senatore Massimo Brutti, gli 007 non hanno colpe. Membro del Copaco ed ex sottosegretario agli esteri e alla difesa, Brutti chiama in causa il governo e la sua politica irachena: «La tragedia di Baldoni - dice - è avvenuta in un Iraq ormai ridotto al caos. E' stato lanciato un ultimatum fittizio, volevano ucciderlo. E' evidente che questo terrorismo, il più estremo, trae sempre maggior forza dal conflitto iracheno. Lasciando la parola alle armi la situazione peggiorerà e diverrà irrecuperabile. Altro che lotta al terrorismo...».

Si parla dei servizi segreti italiani come di un'agenzia di propaganda, che serve per accreditare notizie fasulle senza che nessuno sia chiamato a risponderne il giorno dopo. Cosa ne pensate al Copaco?

Per quello che so la ridda di informazioni contraddittorie e in qualche caso francamente campate in aria, come la storia della colluttazione, non trova origine nell'attività dell'intelligence italiana e di coloro che istituzionalmente sono sul campo in Iraq a raccogliere informazioni per fini di sicurezza. Anche sulle trattative erano molto prudenti. Non hanno mai detto: «Stiamo trattando». Peraltro penso che vada chiarito il ruolo della Croce rossa e di chiunque, in questi casi, parli o prenda iniziative per conto del governo.

E' ora di mettere un freno al commissario della Cri, Maurizio Scelli?

Vorremmo sapere dal governo se la Croce rossa ha delle specifiche deleghe a compiere un'attività che vada al di là dei suoi compiti istituzionali. Vorremmo sapere quale autorità politica ha impartito le disposizioni in materia e chi se ne assume le responsabilità. E in quell'occasione mi permetterei di chiedere al governo che inviti ad un maggiore riserbo il commissario Scelli.

A vedere la foto del corpo di Baldoni, negli uffici di Al Jazeera, non è andata la Croce rossa ma un ambasciatore, forse accompagnato da uomini dell'intelligence, e il giorno dopo non c'era nessuno a rispondere delle notizie che circolavano sul video e sulla colluttazione. Non è un problema?

Noi questo problema l'abbiamo posto e torneremo a porlo al governo. E' inaccettabile che non venga individuato un responsabile per la gestione di crisi così peculiari e drammatiche come quelle connesse al sequestro di cittadini italiani nello scenario del conflitto iracheno.

Al di là delle responsabilità dei giornalisti, non è strano che si parli per tre giorni di trattative avviate dai servizi, quando in realtà i servizi non sanno neanche se i sequestratori sono sunniti o sciiti?

Non credo che sia stata effettivamente avviata alcuna trattativa e mi sembra che in questo senso vadano anche le informazioni date in parlamento dal ministro degli esteri. Penso che il comitato di controllo dovrà chiedere all'autorità politica competente, che è il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega per i servizi di sicurezza, quali iniziative sono state assunte, e che cosa non è stato fatto dai servizi: diffusione di notizie o altro.



http://www.ilmanifesto.it/oggi/art24.html

baldoni29agosto.jpeg

:: Articolo n. 5175 postato il 30-aug-2004 14:15 ECT

www.uruknet.info?p=5175

Link: www.ilmanifesto.it/oggi/art24.html



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