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Prima il petrolio poi l'acqua Negroponte: alla «difesa» i fondi per la rete idrica irachena


Che fine ha fatto la ricostruzione irachena? La resistenza interna dura più del previsto, le esportazioni di petrolio sono a rischio e così gli Stati uniti decidono di assegnare alla sicurezza buona parte degli aiuti inizialmente destinati al «nuovo Iraq». L'ambasciatore statunitense a Baghdad John Negroponte ha chiesto ufficialmente di sottrarre 3,7 miliardi di dollari dal fondo ricostruzione di 18, 4 miliardi approvato dal Congresso a novembre per destinarli alla sicurezza interna del paese e all'accrescimento delle esportazioni di petrolio...
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Prima il petrolio poi l'acqua Negroponte: alla «difesa» i fondi per la rete idrica irachena

CARLO MARIA MIELE, il manifesto

31 agosto 2004 - Che fine ha fatto la ricostruzione irachena? La resistenza interna dura più del previsto, le esportazioni di petrolio sono a rischio e così gli Stati uniti decidono di assegnare alla sicurezza buona parte degli aiuti inizialmente destinati al «nuovo Iraq». L'ambasciatore statunitense a Baghdad John Negroponte ha chiesto ufficialmente di sottrarre 3,7 miliardi di dollari dal fondo ricostruzione di 18, 4 miliardi approvato dal Congresso a novembre per destinarli alla sicurezza interna del paese e all'accrescimento delle esportazioni di petrolio. Una richiesta giunta direttamente al dipartimento di stato - ha riportato ieri il Wall Street Journal - per «riallocare» circa due miliardi e mezzo di euro, che nelle previsioni iniziali di Washington dovevano servire a migliorare la rete idrica, il sistema fognario e le linee elettriche. Questa settimana l'ufficio di Bush deciderà se proporre i cambi di spesa al Congresso degli Stati uniti, a cui spetta la decisione finale. Intanto il viceré dell'Iraq Negroponte fa già sapere che 1,8 miliardi di dollari serviranno per creare nuovi posti di lavoro per gli iracheni, vale a dire aumentare il numero e migliorare l'equipaggiamento delle forze di sicurezza interne. Il paese che fu di Saddam Hussein avrà 45 mila nuovi poliziotti, 16 mila guardie di frontiera e 16 mila uomini per la guardia nazionale.

La notizia ha messo in allarme i funzionari del governo provvisorio iracheno, secondo cui le misure annunciate dall'ambasciata statunitense non potranno che creare malcontento nel paese. Molte ombre restano sull'operato delle varie compagnie private incaricate da Washington di realizzare la famosa «ricostruzione»: gran parte degli stanziamenti destinati alla rete idrica ed elettrica non sono stati spesi e i vari programmi sono bloccati da tempo. L'insicurezza che regna in tutto il paese non fa sperare in un cambiamento a breve. Come ha fatto capire Negroponte, però, la priorità adesso è un'altra e si chiama petrolio. Nelle ultime settimane gli attacchi della resistenza irachena agli oleodotti hanno compromesso seriamente le esportazioni. Ieri un esponente della South Oil Company ha annunciato la sospensione della produzione nel sud del paese da cui proviene il novanta per cento del petrolio nazionale. Per almeno una settimana il blocco della produzione sarà totale e costerà all'Iraq statunitense almeno sessanta milioni di dollari al giorno. Finora il governo Allawi non è riuscito a proteggere dagli attacchi della guerriglia i suoi quasi ottomila chilometri di oleodotti. Tra sabato e domenica i ribelli hanno colpito un oleodotto a nord di Bassora e cinque nella zona di Rumeila, bloccando la stazione di pompaggio Zubair 1. Altri due oleodotti sono stati colpiti ieri nella zona di Baghdad. Gli attacchi della scorsa settimana avevano già ridotto le esportazioni irachene dal sud a seicento mila barili al giorno. Un terzo soltanto della sua normale capacità produttiva.

http://www.ilmanifesto.it/oggi/art38.html


:: Articolo n. 5220 postato il 31-aug-2004 19:35 ECT

www.uruknet.info?p=5220

Link: www.ilmanifesto.it/oggi/art38.html



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