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Baldoni, Malbrunot, Chesnot, bombe alle moschee, decapitazioni, ordigni tra i civili: come ribaltare le vittorie della Resistenza e incastarci nello "scontro di civiltà"


..."Tra un Iraq occupato dagli americani e un Iraq liberato dai decapitatori preferisco l’Iraq occupato dagli americani", così Riccardo Barenghi che, lo crediate o no, fu direttore del "Manifesto" e oggi ne cura una vistosa rubrica delle lettere (...) Mettere tutti sullo stesso piano, carnefici e vittime, è già un bel colpo per Wolfowitz-Cheney-Rumsfeld, tutti colpevoli nessuno colpevole, l’astuzia di Craxi. Da lì, poi, all’inversione del binomio carnefici-vittime, alla Barenghi, il passo è facile e breve...
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Baldoni, Malbrunot, Chesnot, bombe alle moschee, decapitazioni, ordigni tra i civili: come ribaltare le vittorie della Resistenza e incastarci nello "scontro di civiltà"

Fulvio Grimaldi, Mondocane fuorilinea

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1 settembre 2004

Baldoni, Malbrunot, Chesnot, bombe alle moschee…

O mythos deloi oti… "La favola insegna che…" era la chiosa fissa delle storie di Esopo. Dovrebbe essere la chiusura fissa delle fiabe raccontate dai media. Non tanto di quelli che gli statunitensi chiamano main stream, corrente principale, i giornali e le tv dei caporali, quanto quelli che si propongono come voci fuori dal coro, alternativi, a volte, con una certa improntitudine, "comunisti". Perché la simpatica sorpresa viene proprio da questi, che da qualche tempo (anni?, decenni?) in qua, hanno saggiamente adottato il principio deontologico moderno della grande stampa organizzatrice del consenso e, dunque, della pace sociale e, quindi, della pace dell’anima e dei sensi: non usciamo dal seminato, adeguiamoci alla tendenza, assumiamo le basi del racconto del mondo come inventato e divulgato da chi è tanto più potente di noi, avalliamo tutte le balle possibili e immaginabili, non creiamo screzi e attriti, dubbi laceranti e prospettive impenetrabili. O mythos deloi oti che così riusciamo a vivere, convivere, per quanto possibile, felici e contenti. Senza che le varie squadre delle "operazioni coperte", dalla Delta Force al Ros, da Stay Behind alle SAS britanniche, dal Mossad al suo Esercito Islamico si accorgano troppo di noi. E permettendoci, al limite, anche di fare i ministri nello stato di cose esistente.

Viene rapito e assassinato Enzo Baldoni? Alle veline umanitarie e eulogistiche sul personaggio – del quale, per carità, nulla di male ho titoli per dire – un qualche organo d’informazione originale e anche un po’ impertinente potrebbe aggiungere qualche considerazione non del tutto triviale. Che so, perché se ne occupano questi "Reporter Associati", gruppuscolo paragiornalistico specializzato nel diffondere patacche e provocazioni, tipo, ora, la storiella rimbalzata dalla Cia sui generali di Saddam che si sarebbero fatti sequestratori e ladroni (altro che costituire l’ossatura della vera Resistenza laica nazionale, quella che tiene gli occupanti con la testa nella merda), oppure, quella del suo manager Roberto Di Nunzio, falsario autore di un falso resoconto della guerra irachena basato su false telefonate di falsi "giornalisti indipendenti" – e inesistenti - a Bagdad, marzo-aprile 2003, che raccontavano cose false su macelli veri e davano il proprio contributo allo sputtanamento degli iracheni. Potrebbe anche chiedersi cosa cazzo ci facesse un ragazzo sveglio e rotto a un sacco di cose con la screditata Croce Rossa Italiana, guidata da quell’inqualificabile personaggio berlusconide, fallita la sua candidatura a far porcate forzaitaliote in Parlamento, che il Padrino ha spedito a controllare che la CRI si muova rigorosamente in linea con gli obiettivi umanitari degli stragisti in uniforme di Nassiriah. Riandando magari a uno dei tanti episodi in cui la Croce Rossa Internazionale, che con Ippocrate ha un rapporto un po’ più stretto di Maurizio Scelli, ha ventilato l’espulsione di quella italiana per la sua sinergia con l’apparato bellico italiano e i suoi servizi segreti. Potrebbe magari recepire lo sbigottimento dei lettori a vedere il pacifista e dabbenuomo spalmato su tutta la prima pagina di "Liberazione", prego Iddio inconsapevolmente, mentre sbaciucchia due soldatesse dei massacratori d’occupazione, ridanciane quanto quelle che si esibivano all’obiettivo ad Abu Ghraib (e chissà se Gagliarcurzi si è accorto che andava offrendo altre giustificazioni ai finti resistenti e autentici infiltrati Mossad-Cia delle decapitazioni). Aspetti, questi, che magari potevano mettere un pochino a rischio la credibilità filo-irachena e quindi l’incolumità dell’inviato del "Diario" (incidentalmente, una pubblicazione filosionista se ce n’è una, con un, direttore – marca Adriano Sofri - che su Balcani, Palestina e Iraq ha saputo sbavare con più bile sulle vittime addirittura di Gad Lerner e Giuliano Ferrara. E anche questo non è che favorisse troppo il povero Baldoni).

Ma non è tanto questo il punto. La vera Resistenza in Iraq ha altro a cui pensare che occuparsi, con clamore scenografico ed effetti horror, di un Enzo Baldoni, tanto più se, come risulta, il brav’uomo era riuscito a captare qualche ulteriore indecenza sulla banda Scelli (ahi, povera mia collega di anni TG3, Ilaria Alpi!) e, addirittura, qualche confidenza dai partigiani iracheni, magari sull’agente britannico Al Sistani e sui giochetti che si vanno facendo sui resti martoriati, ma perdio vivi!, di quel grande popolo che, dai Sumeri in poi, ci insegna a scrivere e a resistere. E allora si sarebbe dovuti arrivare alla raccapricciante conclusione che uccidere Baldoni non poteva che insegnare una cosa: la stessa identica cosa che, chiara come una bottiglia di acqua sterilizzata, ci arriva dagli attentati dell’11 settembre, da quelli a Madrid, dalle bombe alle sinagoghe turche, da quelle qua e là tra i sauditi, dalle promesse di Armagheddon islamico sparse da Rumsfeld e Pisanu, dalle carneficine di civili (che a stragrande maggioranza votano per stare in Russia) dei quattro briganti ceceni inquadrati da Al Qaida-Cia – "guerriglieri indipendentisti", per la nostra stampa, mica fanatici terroristi come i palestinesi e gli iracheni – e, ultima ora, dal rapimento dei due giornalisti francesi. Che cosa? Che scomparsa l’Unione Sovietica con i suoi tentacoli rossi sparsi per ogni dove, l’imperialismo sion-statunitense, per mangiarsi il mondo e sfoltirlo dei troppi indigenti e insofferenti che vi formicolavano, doveva inventarsi un nuovo terribile ed ubiquo nemico; che paesi in bilico come una Turchia negatrice di truppe e passaggi per l’annientamento dell’Iraq, o una Spagna dall’eccessiva indulgenza di massa per donne e bambini iracheni scaraventati nei forni post-Auschwitz della "guerra di civiltà", dovevano ricevere la loro bella lezioncina; che una guerra di popolo contro l’occupante, indomabile e vittoriosa, doveva essere screditata e satanizzata attraverso inquinamenti e provocazioni che nessuno al mondo meglio del Mossad e della Cia hanno dimostrato in mezzo secolo di saper allestire; che le bombe alle moschee hanno per unico scopo quello di scompaginare la resistenza unitaria di popolo e portare, con la guerra civile, allo squartamento dell’Iraq; che non poteva non arrivare il momento in cui alla Francia, punto di riferimento di massa, ma anche di governo, per il rifiuto dello sterminio universale angloamericano (e pure in competizione colonialista con l’Impero a Haiti e in Sudan), si sarebbe fatto uno scherzetto "islamico"; che va decimata quella maggioranza confermata e verificata di ceceni che non danno retta ai bombaroli Mossad-Cia, travestiti da integralisti islamici e preferiscono stare, con tutte le loro raffinerie e i loro oleodotti, con i russi, piuttosto che in pugno a governanti fantoccio e gangster autentici della covata di rettili di George Soros, come Djindjic in Jugoslavia, o Saakakashvili in Georgia; che, infine, solo se ci facciamo convincere che dietro a ogni angolo, all’ombra di ogni minareto, davanti a ogni portone non blindato, a ogni incrocio non spiato da telecamere, in ogni centro di aggregazione giovanile, pullulano energumeni, perlopiù musulmani, con miccia accesa e burka in mano, abbandoniamo la cattiva abitudine di unirci in qualche protesta, organizzarci contro lo stato di cose esistente, credere che Chavez abbia vinto il referendum, andare ad Acerra a tirar giù le torri mortevalorizzatrici che spargono agente orange, insistere a gridare "Intifada fino alla vittoria!".

Basterebbe la collaudata bussola del cui prodest che infallibilmente ti indica la direzione che devi prendere tra gli accadimenti. E’ tanto precisa che tutti si danno un gran da fare per ridicolizzarla, come si accaniscono contro quei "teorici del complotto" che, in un mondo di reti massoniche, di condizionamenti mafiosi, di lobbies ricattatrici, insistono a impegnarsi nell’aberrazione politico-ideologica della dietrologia. Non è mica perché la masnada sion-evengelica del "primum rimuovere Saddam", che sarebbe arrivata al potere con Bush, nel 1998 fece capire a Clinton che, o aumentava il budget militare e faceva fuori l’Iraq, o la loro collega Monica Lewinsky avrebbe mandato a schifìo la sua presidenza, che Clinton raddoppiò quegli stanziamenti e massacrò di bombe natalizie per 70 ore l’Iraq. Macchè, ubbìe da dietrologi. Ma anche se non piacesse il calcolo di chi ci guadagna e chi ci rimette dalle torri fatte esplodere a New York e dal missile sparato contro il Pentagono, o di chi ci fa una più bella figura nella decapitazione di Nick Berg e nel rapimento di giornalisti francesi, se la Resistenza, o i Goebbels della "minaccia islamica", ci si potrebbe accontentare di un qualche clic del mouse per sprofondare in un oceano di prove sulla paternità dell’11/9 (ultime quelle di Michel Chossudovsky, http://www.globalresearch.ca/ , sulla megabufala delle telefonate dagli "aerei dirottati"). O anche scontrarsi con le lampanti incongruenze di un filmato dell’esecuzione del pacifista USA Berg, che risulta girato ad Abu Ghraib, parlato da un finto arabo dotato di mitra israeliano, con urla di agonia sovrimpresse in postproduzione, con la testa mozzata da un corpo senza sangue, eccetera, eccetera, il tutto dopo che l’infelice Berg era stato detenuto e torchiato dall’FBI per due settimane. Chiedete un po’ al padre di Nick cosa pensa di quegli stronzi di dietrologi.

Non lo si fa. Quando chiedi perché a Bertinotti, ti risponde che "ammutolito da questione tanto assurda non ritengo che vale la pena rispondere" (testuale). E quando poi gli dici che tutto questo diventa oggettivo collateralismo con il terrorismo imperialista, e sei stato gentile, prepara le mosse per cacciarti dal partito. "La favola insegna che…" meglio stare tranquilli e campare cent’anni.

Stampa sinistra e amici del giaguaro

"Tra un Iraq occupato dagli americani e un Iraq liberato dai decapitatori preferisco l’Iraq occupato dagli americani", così Riccardo Barenghi che, lo crediate o no, fu direttore del "Manifesto" e oggi ne cura una vistosa rubrica delle lettere. Come per altre castronerie scritte dal torvo barbutone, c’è stato tra i candidi lettori del "quotidiano comunista" sgomento e scandalo. Qualcuno s’è preoccupato di ricordare come gli "americani" (quando smetteranno di umiliare la gente dal Messico in giù, chiamandoli statunitensi?) vanno decapitando iracheni a milioni dal 1991, dopo aver decapitato e fatto decapitare, magari dopo sedute alla Abu Ghraib, milionate di indocinesi (a coprire quelle montagne di uccisi serviva Pol Pot e, dopo, la Cap Anamur, ora specializzata in falsi profughi sudanesi), centro-e sudamericani, indonesiani, est-timoriani, palestinesi, afgani, jugoslavi. Qualcuno ha ricordato una Madeleine Albright, addirittura pre-occupazione, che plaudiva al "giusto prezzo" pagato dall’Iraq con 500.000 bambini uccisi dall’embargo. Altri ancora hanno contrapposto un editoriale del successore del filo-occupanti, Gabriele Polo, all’immonda volgarità dell’autentica jena, nel quale, grazie tante, si insisteva a chiedere il ritiro degli occupanti, decapitatori o non decapitatori. Ragazzi, siamo tutti fuori bersaglio. Quello che Barenghi vomita è quanto i numi del Manifesto (e sia reso onore a giornalisti dell’autentica informazione e analisi come Stefano Chiarini, Manlio Dinucci, Marco D’Eramo, Michele Giorgio, quando ci parla di Palestina e non quando si fa travolgere dalla nevrosi antirussa in Cecenia) ingeriscono e fanno ingerire a loro fedeli lettori. La stessa considerazione vale, a livelli più grezzi, per "Liberazione" e trombettieri del liberaldemocraticismo bertinottiano come Gagliardi, Curzi, Cannavò, Armeni. Quando si assumono i paradigmi delle centrali del dominio criminale, ripetuti, ribaditi e diffusi dai mainstream media, c’è poco da meravigliarsi che si giunga agli abissi di collaborazionismo ideologico di un Barenghi. Non c’è un editoriale, corsivo, saggio, commento di questi soloni della sinistra alternativa, dall’11/9 a questa parte, che faccia lo sforzo di scrollarsi di dosso questi paradigmi e navigare nel mare aperto di una ricerca libera, ulisside, senza nulla dovere a presunti dei, semidei, o profeti, prima di averci piantato occhi, orecchi, o denti.

E’ con una nevrotica ostinazione degna di miglior causa che tutti questi si accaniscono nella difesa, condivisa con arnesi Cia come Guliano Ferrara, o Massimo Teodori, o fiduciari israeliani come Gad Lerner, di cause ormai sputtanate da un minimo di decente informazione: il Sofri "ingiustamente condannato", di cui si sorvola sulle aderenze tipografiche, societarie e famigliari CIA al tempo di LC, nonché sugli appoggi a macelli e menzogne dell’imperialismo e sionismo da almeno 25 anni; il Mario Moretti e soci che, dopo aver assistito passivi e consapevoli alla liquidazione del gruppo fondatore delle BR, non facevano un passo senza intorno ombre, appoggi, appartamenti, sparatori, tipografie e macchinari dei servizi segreti e P2-Gladio; la "contropulizia etnica" in Kosovo di De Francesco, che avalla una "pulizia" serba totalmente smentita. Oggi assumono anche i principi fondanti della guerra preventiva nello "scontro di civiltà", sui quali viaggia lo sterminio planetario dei neonazisti di Washington. Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere, da Slobodan Milosevic a Saddam, dai finti pogrom anti-albanesi alle false stragi di curdi e comunisti, dalle torture ai calciatori che sbagliavano passaggi, a una "resistenza" definita tale anche se massacra civili nelle moschee e decapita insieme delinquenti e poveracci onde togliere all’umanità perbene ragioni per opporsi all’occupazione e al terrorismo generalizzato di Stato di Israele e USA. Per Gabriele Polo, Rossana Rossanda, Mariuccia Ciotta (di cui mi resta impresso un memorabile articolo in difesa dell’Abu Ghraib per animali, detto Bioparco, di Roma), Gagliarcurzi, un certo Cannavò, sono tutti sullo stesso piano: terroristi decapitatori e stragisti alla rinfusa, imperialisti occupanti, delinquenti CIA fatti governanti fantoccio. Cosa resta per noi? Una qualche solidarietà con chi ha ragione? Macchè, niente di niente: il caos, l’orrore, per Polo nientemeno che l’audace "esodo" di negriana scemenza. E gli iracheni se la prendano in saccoccia. Mettere tutti sullo stesso piano, carnefici e vittime, è già un bel colpo per Wolfowitz-Cheney-Rumsfeld, tutti colpevoli nessuno colpevole, l’astuzia di Craxi. Da lì, poi, all’inversione del binomio carnefici-vittime, alla Barenghi, il passo è facile e breve.

Che le decapitazioni siano segnate da incongruenze sesquipedali; che tutto questo vada a beneficio dell’attenuazione delle responsabilità genocide degli aggressori e attutisca la rivolta dell’opinione pubblica, lacerata e paralizzata da orrori uguali; che si finisca con l’insanguinare le prime pagine con l’attentato di un guerrigliero palestinese, mentre un centinaio di palestinesi, spesso bimbi, fatti fuori mese dopo mese da occupanti illegittimi e feroci quanti altri mai, finiscono nei trafiletti; che si viva in un paese dove tutte le stragi sono state volute e guidate da Stato, Cia, massoni, mafia e servizi, che i governi USA di tutte le risme praticano terrorismi diretti e indiretti dal più grande olocausto della storia, quello degli indiani, in poi; che gli attentati dell’11/9 siano stati dimostrati della stessa pasta dell’"Operazione Northwood", desecretata, con cui il governo Kennedy progettava di giustificare la guerra a Cuba dove aver ucciso, per finta mano cubana (proprio come con Al Zarkawi), alcune migliaia di cittadini USA; che a Washington è arrivato al potere con il trucco un gruppo di criminali le cui mani grondano sangue peggio di quelle di Attila o di Goffredo da Buglione; che tutto il "terrorismo islamico" nasca da un progetto USA, pianificato dalle lobby sioniste insinuate nel potere da Reagan in poi, finanziato dal National Endowment for Democracy, organizzato dalla Cia e portato avanti con la sua creatura Al Qaida dall’Afghanistan della guerra antisovietica, ai Balcani da uccidere, a Algeria e Sudan da destabilizzare, a Iraq dove la più nobile e vincente guerra di popolo dal tempo del Vietnam deve essere screditata e satanizzata a tutti i costi; che voci deboli, ma serie, ragionate e documentate, fortunatamente numerosissime in ambienti non sospettabili, abbiano con enorme fatica e a rischio di destino e vita raccolto le prove di tutto questo e di mille altre cose ancora… è mai possibile che non conti per chi si assume la responsabilità, l’onore e l’onere di rappresentare e soddisfare la sete, il bisogno di verità delle masse vittimizzate dalla menzogna padronale?

C’è stato uno di questi importanti giornali, dai quali per molti di noi dipende tutta l’interpretazione del mondo, che si sia dato un calcio al culo per la subalternità mostrata in certe decisive campagne di inganno, Jugoslavia, Taleban, terrorismo islamico, e si sia ravveduto, alla faccia della vanità e della protervia corporativa, con almeno qualche briciola di aggiustamento? Che so, che in Kosovo non c’erano fosse comuni, e neanche in Iraq, che i profughi erano manipolati e ingigantiti, che Milosevic non era un despota, che i suoi antagonisti di Otpor erano una combriccola Cia, che sono state contate ufficialmente solo 2800 vittime di tre anni di guerra civile e 78 giorni di bombe a tappeto e di tutte le etnie presenti in Kosovo, serbi e rom in testa? Oppure, che con Saddam l’Iraq è uscito da un sottosviluppo britannico nero e in vent’anni si è posto al pari di Cuba per sviluppo e diritti sociali (umani anche quelli, almeno per gli iracheni)? E, ora, che appare chiaro come il sole che la Cap Anamur ha innescato consapevolmente, con la sua truffa, la corsa alla ricolonizzazione del Sudan? E la Cecenia, dove non fate che i pappagalli della più perfida cospirazione occidentale contro un popolo che continua a ripetere di non volerne sapere dei suoi "liberatori" macellai? Ma non vi è bastato che qualcuno più corretto tra voi abbia elencato tutti i punti che dimostravano come la decapitazione di Nick Berg fosse un falso, venisse per obnubilare le immagini dei torturatori USA, per pensarci due volte prima di tornare, con Baldoni e i francesi e i nepalesi, a ravanare nella melma delle equivalenze, dei "terrorismi islamici", nelle scempiaggini politically correct del terrorismo provocato dagli abusi occidentali. Non vi rendete conto che tra voi e il presidente del Senato Pera, che rilancia alla grande il berlusconbushismo dei selvaggi da civilizzare, rimangono solo sfumature, che si rischia di far parte di un mostro a due teste, come quello insegnatoci dalla Chiesa Cattolica in duemila anni: Inquisizione da una parte e San Francesco dall’altra, vescovi nazisti alla Stepinac santificati e la Caritas che porta coperte alle vittime nei suoi lager. Tutti con la croce in mano. Vi piace proprio un ruolo del genere?
Chissà se un giorno vi colpirà il fulmine di una semplicissima verità: o denudiamo l’imperatore e da sotto le sue vesti tiriamo alla luce di tutta l’umanità il suo, suo, suo e solo suo terrorismo (e chissenefrega dei cretini della manovalanza), distruggendone l’alibi, o siamo davvero fottuti. Voi compresi. Non ce ne sarà più per nessuno.


Un kibbutz in "Liberazione": come ti svio dai crimini sionisti

Guido Caldiron è uno che scrive su "Liberazione", organo del PRC. Ci scrive più spesso di tutti e su questioni tra le più delicate. Il suo ambito è la cultura, ma non solo. Il suo ambito è l’universo mondo quando si tratta di antisemitismo. No, no, cosa avete capito? Qui non si parla dell’antisemitismo che tutti conosciamo, di cui abbiamo tragiche testimonianze ogni giorno, che pare costituire la "Weltanschauung", la degenerata costante culturale ed ideologica del tempo, per dirla ancora in tedesco (dopotutto, chi ha pensato meglio di loro?), lo Zeitgeist dell’ultimo e di questo secolo. Il Caldiron non si occupa di questo, non da la minima importanza a un antisemitismo che cerca di liquidare due popoli semiti, palestinesi e iracheni, in un botto solo (poi verranno gli altri: Siria e Sudan sono già in lista d’attesa), non se la prende con una campagna planetaria che, innescata sapientemente da non semiti l’11/9, ha per obiettivo 300 milioni di semiti arabi e, per sovraprezzo, un miliardo e quattrocento milioni di loro correligionari. Neppure riserva grande attenzione neppure a quell’ atteggiamento europeo verso semiti arabi e verso musulmani che minaccia di superare in efficacia il pogrom contro quegli altri semiti attuato, sempre da queste parti, negli anni ’40 e ’50. No, Caldiron punta più in alto, è uno specialista, ha il dono dell’originalità. Mica si fa offuscare la vista dalla caccia all’arabo in atto in tutti e cinque continenti, vuoi con le bombe, vuoi con soluzioni finali alla Sion, vuoi con la repressione poliziesca, vuoi con l’ostracismo sociale. Lo sguardo di Caldiron trapassa tutto questo e va a fissarsi su cose che quasi nessuno riesce a vedere: l’antisemitismo imperversante contro gli ebrei, così spesso mascherato da antisionismo e da critiche alla politica di Israele. Caldiron non si fa fregare e, tra un inno alla cultura jiddish il lunedì e la recensione apologetica all’ennesimo libro dell’ennesimo finto dialogante israeliano il martedì, e il silenzio sulla cultura palestinese nei giorni dispari e pari, sa bene quale è il male del tempo: la perdurante, dilagante, universale campagna antisemita, intesa come persecuzione degli ebrei. No, ancora una volta no: mica si riferisce ai fascisti e post e cripto e para-tali. Figurarsi, con l’ottimo Gianfranco Fini che va a Gerusalemme tenuto per mano dal capo delle comunità ebraiche, o con l’altrettanto ottimo La Russa e camerati che sfilano sotto le bandiere israeliane ("dal Nilo all’Eufrate")dal Campidoglio alla Sinagoga per zittire e smerdare quei facinorosi antisemiti autentici che, dall’altro lato della piazza, gridano "Sharon boia".

No Caldiron la sa più lunga: l’antisemitismo senza ebrei è un controsenso, un’invenzione demagogica e strumentale, anche se al momento pare ci siano qualcosa come alcune centinaia di milioni di semiti criminalizzati e perseguitati fino all’estinzione da meno di mezza dozzina di milioni di altri semiti che però, istituzionalmente, nascono crescono e muoiono vittime, hanno l’arma termonucleare, praticano il terrorismo e vengono intrattenuti con il Gioco del Piccolo Torturatore dai più potenti e prepotenti genitori che inerme bimbetto abbia mai avuto. In questo senso Caldiron Guido, ben supportato da un consimile Salvatore Cannavò, la cui furia dialettica si dispiega al meglio quando gratta nelle ferite inferte al mondo "dal terrorismo islamico", o fa altre argute analisi geopolitiche del genere, ne ha fatte più di Carlo in Francia e, senz’altro, la comunità ebraica italiana, la più silente su quanto viene perpetrato nell’espropriata (o ci siamo dimenticati?) Palestina, non mancherà di esprimergli adeguato consenso e apprezzamento. Soprattutto quando, contro venti e tempeste soffiate da importune verità, il suo giornale riesce a rivoltare la frittata di quell’enorme fiasco che fu la "ragazza ebrea aggredita da maghrebini nel metro a Parigi" (provocazione stavolta fallita, diversamente da tante altre che alimentano il vittimismo ebraico a fronte dell’olocausto palestinese), tornando sulla bolla scoppiata con questa fulminante argomentazione: la bugiardona non avrà detto una sua verità, ma ha detto una verità universale! Mio padre diceva: se non è vero è ben trovato.

Ma recentemente (29 agosto 2004), il Nostro è riuscito in un’impresa che ha del sovrumano. Ha colmato di immagini, riquadri, e uno smisurato articolone ben due pagine di "Liberazione". Ha titolato "La rivoluzione conservatrice di George W.Bush", ha messo l’occhiello "Alla vigilia della convention repubblicana, che si apre lunedì a New York, viaggio nelle radici politiche e culturali della Nuova Destra americana" e, senza falsa modestia, ha sottotitolato "Un bilancio del percorso compiuto fin qui dai nuovi conservatori. Un’occasione per cercare di capire come il blocco ideologico e sociale che ha portato Gorge W. Bush a guidare il paese più potente del pianeta, potrà essere sconfitto di qui a pochi mesi". Mica male, no? C’era da leccarsi i baffi prima ancora di inciampare nel sottotitoletto "La genesi della coalizione delle destre". Ebbene sì, Caldiron ha viaggiato. Un po’ come quei poveri ronzini delle nostre antiche botticelle, con i due lembi neri di cuoio accanto agli occhi.

Insomma, Caldiron ci ha scaricato addosso una chilata abbondante di piombo sul "chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo" della banda Bush, riuscendo al contempo di non dire una parola, di non menzionare un nome, di non rintracciare un segno che facesse riferimento alla squadra da cui l’ex-alcolizzato redento e evangelizzato è stato selezionato ed esposto nelle vetrina dell’ipermercato della menzogna nordamericana. Li avete presenti? Non vi dicono niente i nomi degli ideologi, propagandisti, lobbysti, programmatori, della "guerra preventiva", altrettanti criminali cospiratori che da prima di Reagan e per tutti gli ultimi trent’anni hanno lavorato per arrivare dove Bush è stato messo adesso e per esercitare sull’universo mondo un terrorismo da inevitabile, ineluttabile apocalisse? Un bel quadro ve lo potrebbe fornire il libro di Mauro Bulgarelli "L’Impero invisibile", dove trovereste anche tutti i riferimenti, i documenti, le citazioni, insomma le prove di una congiura in cui tutti, ma proprio tutti i protagonisti sono estremisti della comunità ebraica statunitense: autentici neonazisti per i quali resta aperto solo un interrogativo: se nella loro crociata di sterminio dei peccatori e di colonizzazione degli schiavi debba avere la parola definitiva Israele o gli USA, se cioè la potenza sterminatrice statunitense serva da apripista per gli scopi israeliani in Medio Oriente, nelle metropoli, nelle risorse, oppure se sia l’ideologia razzista ed espansionista del sionismo ad aver fornito agli USA, in combinazione con il fondamentalismo evangelico e la tolleranza papalina, la base etico-religiosa per la guerra totale di appropriazione del mondo.

Eppure sono nomi che rimbalzano tra le carte, o no? Sono tutti ministri, segretari, sottosegretari, vice-sottosegretari, consiglieri, direttori, esperti dell’attuale amministrazione. Sono tutti in pasta per milioni di dollari con il complesso militar-industriale, con le milizie mercenarie, con le multinazionali della ricostruzione di quanto l’apparato militare distrugge. Sono tutti sicofanti di Sharon e viceversa. Prima o poi hanno tutti coperto spie di Israele. Michael Ledeen, teorico del fascismo universale, Zgbniev Brzezinsky, uomo della grande scacchiera tutta americana, Lewis Libby, protagonista di quell’Iran-Contras con il quale, mentre si fingeva di dare appoggio diplomatico a Saddam, onde sputtanarlo negli ambienti antimperialisti, si armava fino ai denti l’Iran e con il ricavato da ciò e dal traffico di droga si faceva fuori il Nicaragua; Richard Perle, detto anche "principe delle tenebre", malvivente in affari d’armi con Adnan Kashoggi; Donald Rumsfeld, basta la parola, ma anche il suo progetto per un Gruppo "Proactive Preemptive" che avrebbe dovuto compiere azioni terroristiche da attribuire ai presunti terroristi nemici; Paul Wolfowitz, star di tutte le associazioni per delinquere succedutesi negli USA in questi decenni, Trilateral, Bilderberg, PNAC, disco rotto della frase "Dobbiamo assumere le necessità di assicurare con ogni mezzo la supremazia americana nel mondo"; William Bristol, primo consigliere di Bush e direttore del PNAC (Project for a New American Century); John Bolton, segretario di Stato per il controllo degli armamenti e leader della ONG dell’infiltrazione USA USAid (quella che per prima lanciò "l’allarme Darfur", così splendidamente raccolto dalla nostra stampa di sinistra); Richard Armitage, pluricondannato per Iran-Contras, azzardo e droga, protagonista dell’operazione "Phoenix" che liquidò in Laos qualcosa come 35.000 civili; Elliott Abrams, protagonista assoluto dell’Iran-Contras, sottosegretario di Reagan che ha coperto i massacri compiuti da commando americani in Guatemala e Salvator. Ce ne sono altri, da superare la spedizione olimpica degli USA: Samuel Huntington ("Scontro di civiltà"), Paul Nitze, Eugene Rostow, Max Kampleman, Iames Woolsey (direttore Cia), Phyl Kaminsky, Dick Cheney, Douglas Feith (export-import di armi con Israele)…. Nove su dieci sono esponenti autorevoli della comunità ebraica: E’ un caso? Provengono tutti dalla covata di Reagan, sono tutti delinquenti coinvolti pubblicamente in commerci di droga, stragi, conflitti di interessi, operazioni sporche. Ovunque sono arrivati, hanno collocato al potere la criminalità organizzata, dalla Jugoslavia alla Georgia, dai dittatori sudamericani alla Russia di Eltsin, dalla repubbliche centroasiatiche all’Iraq. Sono tutti membri delle varie lobby, o think tank (serbatoi di pensiero) che, negli ultimi trent’anni, hanno lavorato per formulare e imporre la politica statunitense della guerra preventiva, dell’uso del terrorismo e dei massacri indiscriminati: Committee for the Present Danger, American Enterprise Institute, Council on Foreign Relations, JINSA (Jewish Institute for National Security Affairs), Project for the New American Century (PNAC), Center for Security Policy. Sono quelli del mezzo trilione di bilancio per le guerre, degli scudi stellari, della necessità di eliminare con Saddam le sue "armi di distruzione di massa", del Patriot Act, dell’appoggio incondizionato a Israele, dell’invenzione, finanziamento, addestramento, armamento e direzione di Al Qaida, del traffico di droga tra Colombia, Afghanistan e USA che gli porta in cassa ogni anno qualcosa tra 500 e 1000 miliardi di dollari, della guerra preventiva e permanente, del ricupero del controllo sull’Africa, degli Stati Canaglia, del Plan Colombia, dei golpe e complotti contro Hugo Chavez e la rivoluzione bolivariana, degli "stretti legami tra Iran e Al Qaida" (propagandati incredibilmente nell’ultimo numero da un cialtrone pachistano, trasparente velinaro Cia, sul settimanale già di sinistra "Avvenimenti", e pensare che ci ho scritto per molti anni…), dell’imminente assalto al Sudan, innescato da un paio di movimenti "di liberazione" mercenari quanto il famigerato UCK kosovaro, della frantumazione della Jugoslavia, Clinton o non Clinton, perché presidenti democratici o repubblicani, non fatevi illusioni Castellina e Rossanda, quelli stanno sempre lì, come le metastasi nei neoplastici terminali e sempre lì, da Monroe in poi, sta l’idra imperialista statunitense. Sono la ciccia e lo scheletro della politica USA.

Vi pare poco? Chissà. Comunque poco deve sembrare al Guido Caldiron che, dotato di vista più lunga della nostra, come già detto, punta direttamente e esclusivamente sul fondamentalismo religioso protestante "come radici politiche e culturali della nuova destra americana", a parte, sul finale, "alcuni ebrei americani che mollarono gli ormeggi e si allontanarono dall’ala liberal del Partito Democratico". Carino, no? Quasi affettuoso. All’inglese: understatement, minimalismo si dice da noi. Del resto del mollare di "alcuni ebrei" è detta subito ampia giustificazione: la Guerra arabo-israeliana del 1967… Ragazzi, le vie dell’antisemitismo sono davvero infinite.


Lo sterminio eugenetico dei bambini sefarditi

Proverei a suggerire all’esperto di antisemitismo del tabloid cartonato di Rc di procurarsi copia del programma andato in onda in Israele il 14 agosto, alle 21, su Channel Ten, per Dimona Productions, reperibile anche nel sito del più liberal dei giornali israeliani: www.haaretz.com/hasen/spages/458044.html. Si intitola "100.000 Radiations". Partecipavano testimoni, esperti del Ministero della Sanità, vittime. Ne devo notizia a Olga Daric. Grazie.
Con il pretesto di combattere la tricofitosi (ringworm) nella testa dei bambini sefarditi immigrati, perlopiù dal Marocco, o rapiti dallo Yemen, il Ministero della Sanità israeliano, sotto la supervisione di Simon Peres, acquistò nel 1951 negli Stati Uniti sette macchine di Raggi X e li adoperò per un esperimento nucleare di massa su un’intera generazione di cavie umane sefardite. A 100.000 bambini sefarditi vennero sparate in testa e sul corpo (non coperto da protezioni) dosi 35.000 volte superiori alla soglia massima di raggi gamma. Tali da friggergli il cervello. Per avergli risparmiato gli esperimenti, a quel punto ufficialmente proibiti, sui propri detenuti, o malati mentali, il governo USA versò a quello israeliano 300 milioni di sterline israeliane all’anno, per una somma che oggi varrebbe miliardi di dollari. 6000 bambini morirono subito, gli altri svilupparono tumori che hanno continuato a uccidere e uccidono anche oggi. In vita, le vittime hanno sofferto e soffrono di epilessia, amnesia, Alzheimer, psicosi, emicranie croniche. Essendo stato esposto l’intero corpo, i bambini svilupparono difetti genetici. La generazione che sopravvisse diventò in perpetuo la classe più povera, malata ed emarginata del paese. Uno storico spiega nel documentario che l’operazione era parte di un programma eugenetico mirato a eliminare le componenti deboli o difettose della società. Mengele. Nel programma si indicano i responsabili del progetto: Nahum Goldman, capo del Congresso Ebraico Mondiale, Levi Eshkol, primo ministro, Shimon Peres, allora direttore generale del Ministero della Guerra, Eliezer Kaplan, ministro delle finanze, Jospeh Burg, ministro della Sanità, accusato dai rabbini yemeniti di essere il responsabile del rapimento dei loro bambini. E’ stata questa cabala che nel 1977 avrebbe poi eletto primo ministro Menachem Begin. Alcune centinaia di spettatori hanno visto questa trasmissione in Israele. Chissà se Guido Caldiron ne vorrà sentire le impressioni, magari per confermare che davvero infinite sono le vie dell’antisemitismo.

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