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I silenzi sulla Carlyle


A meno di ventiquattr'ore da quando The Nation ha rivelato che l'ex segretario di stato James Baker e il Carlyle Group erano coinvolti in un accordo segreto per approfittare del debito dell'Iraq con il Kuwait, la Nbc annunciava che l'accordo era "morto". Al giornale abbiamo cominciato a ricevere telefonate di congratulazioni perché la vicenda era costata alla Carlyle un miliardo di dollari: la somma che la società avrebbe ricevuto grazie a un investimento del governo kuwaitiano, in cambio del tentativo di riavere dall'Iraq 27 miliardi di dollari di debiti non pagati...


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I silenzi sulla Carlyle

Naomi Klein, Internazionale

Di fronte alle prove di un palese conflitto d'interessi, la Carlyle ha usato la tattica di negare tutto

Internazionale 563, 28 ottobre 2004

A meno di ventiquattr'ore da quando The Nation ha rivelato che l'ex segretario di stato James Baker e il Carlyle Group erano coinvolti in un accordo segreto per approfittare del debito dell'Iraq con il Kuwait, la Nbc annunciava che l'accordo era "morto".

Al giornale abbiamo cominciato a ricevere telefonate di congratulazioni perché la vicenda era costata alla Carlyle un miliardo di dollari: la somma che la società avrebbe ricevuto grazie a un investimento del governo kuwaitiano, in cambio del tentativo di riavere dall'Iraq 27 miliardi di dollari di debiti non pagati.

Allora ci siamo resi conto che la Carlyle aveva messo a segno un colpo pubblicitario. Quando si è diffusa la notizia, la banca d'affari, nota per l'estrema riservatezza, doveva fare qualcosa per evitare uno scandalo. Ha scelto una tattica audace: di fronte alle prove schiaccianti di un palese conflitto d'interessi tra la presenza di Baker nella Carlyle e il suo incarico di inviato speciale di George W. Bush per il debito dell'Iraq, la società ha negato tutto.

La Carlyle ha emesso un comunicato affermando di non essere coinvolta nella vicenda "in nessuna maniera o forma". Un portavoce ha dichiarato al Financial Times che la società si è ritirata dal consorzio non appena James Baker è stato nominato inviato per il debito, perché la nuova posizione dell'ex segretario di stato rendeva "inadeguato" il coinvolgimento della Carlyle. Ovviamente non c'è nessuna prova cartacea: la società assicura di aver informato "a voce" i suoi partner.

Bisogna ammetterlo: hanno avuto fegato. In quel che è trapelato del piano aziendale proposto dal consorzio al governo del Kuwait – presentato quasi due mesi dopo la nomina di Baker – la Carlyle è citata 47 volte; è elencata tra le società aderenti al consorzio; e il socio James Baker è citato undici volte. In alcune interviste, altri membri del consorzio – che comprende anche l'Albright Group, la società di consulenza dell'ex segretario di stato Madeleine Albright – hanno confermato che la Carlyle era ancora parte attiva dell'accordo, e lo stesso ha ribadito l'ufficio del primo ministro del Kuwait.

Ma la cosa ha funzionato. La vicenda, ripresa dalle prime pagine di tutto il mondo, sulla stampa statunitense è passata quasi inosservata. Il New York Times non ha scritto una parola sullo scandalo, anche se, quando Baker era stato nominato inviato per il debito, aveva pubblicato un editoriale straordinario invitando l'ex segretario di stato a dimettersi dalla Carlyle per "assolvere con onore al nuovo incarico pubblico".

Anche lo staff di Kerry è rimasto in silenzio, temendo che le critiche a Baker producessero un effetto boomerang sulla Albright e i democratici.
Quindi, nonostante le prove inoppugnabili su un piano che sfruttava l'incarico politico di Baker per sabotare la politica statunitense, la Carlyle la stava facendo di nuovo franca. E c'è una domanda ancora più importante a cui la Casa Bianca non ha ancora risposto: gli accordi commerciali di James Baker hanno compromesso la sua attività di inviato per il debito?

Perché è questo il problema, e non se il miliardo di dollari sia finito in un fondo comune Carlyle o sia rimasto nelle casse di un emirato del petrolio. Pur avendo perso l'affare, la Carlyle se la passa bene: di recente ha distribuito agli investitori dividendi record per 6,6 miliardi di dollari.

Generosità e buona volontà

Ma anche se la Carlyle può rinunciare a un miliardo di dollari, la posta dell'attività di Baker in Iraq è molto più alta. Lo si è capito il 13 ottobre, quando il ministero della sanità iracheno ha diffuso un rapporto sconvolgente sulla crisi sanitaria che ha investito il paese dopo l'invasione: epidemie di tifo e tubercolosi e un'impennata dei tassi di mortalità di neonati e partorienti.

Tuttavia, solo una settimana dopo, l'Iraq ha pagato altri 195 milioni di dollari in risarcimenti di guerra per l'invasione del Kuwait del 1990. Intanto il dipartimento di stato ha dirottato sulla sicurezza 3,5 miliardi di dollari inizialmente destinati a progetti idrici, igienico-sanitari ed elettrici, perché secondo il vicesegretario di stato Richard Armitage è in arrivo una riduzione del debito.

Siamo sicuri? In realtà l'Iraq sprofonda sempre più nei debiti: il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale stanno erogando prestiti per un miliardo di dollari. Nel frattempo, James Baker non è riuscito a strappare a nessun paese l'impegno a condonare i debiti di Baghdad. Ora questi stessi paesi sanno che, mentre Baker chiedeva di essere clementi, la sua società proponeva al Kuwait un accordo speciale per costringere l'Iraq a pagare quanto più possibile.

Non è il genere di notizia che fa crescere sentimenti di generosità e buona volontà. E il momento non poteva essere peggiore: il club di Parigi sta per riunirsi in cerca di un accordo finale sul debito dell'Iraq.

L'incontro non avverrà prima del 12 novembre. E se il 2000 è stato di lezione, per quella data James Baker dovrà fare da mediatore in affari ben più grandi: cercatelo in Florida, impegnato a tentare di bloccare un nuovo conteggio dei voti.

http://www.internazionale.it/firme/articolo.php?id=7698




Vedi anche:

Naomi Klein, Bush special envoy embroiled in controversy over Iraq debt:
http://uruknet.info/?colonna=m&p=6275

Broadcast Exclusive: James Baker's double life in Iraq: The Carlyle Group stands to make killing on Iraqi debt (Intervista con Naomi Klein):
http://www.uruknet.info/?colonna=m&p=6317







:: Articolo n. 6820 postato il 05-nov-2004 00:12 ECT

www.uruknet.info?p=6820

Link: www.uruknet.info/?colonna=m&p=6317



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