uruknet.info
  اوروكنت.إنفو
     
    informazione dal medio oriente
    information from middle east
    المعلومات من الشرق الأوسط

[ home page] | [ tutte le notizie/all news ] | [ download banner] | [ ultimo aggiornamento/last update 01/01/1970 01:00 ] 7443


english italiano

  [ Subscribe our newsletter!   -   Iscriviti alla nostra newsletter! ]  



Carcere duro per stampa e pacifisti


Non ci saranno solo gli inviati di guerra nel mirino del codice militare, se la delega per la riforma approvata due giorni fa al Senato dovesse essere confermata alla Camera. Due giorni fa il senatore diessino Elvio Fassone, che ha seguito passo passo il testo in commissione Difesa, spiegava che i giornalisti inviati in territori di guerra, che «si procurano notizie concernenti la forza, la preparazione o la difesa militare» e le diffondono, rischiano pene che vanno da cinque a vent'anni di reclusione (...) A guardarci meglio, però, si scopre che la delega approvata dal Senato, con 132 voti favorevoli e 45 contrari, ha contenuti parecchio più ampi e capaci di trasformare il paese in uno stato militarizzato almeno per tutta la durata delle missioni di Peace keeping in cui siamo coinvolti...

[7443]



Uruknet on Alexa


End Gaza Siege
End Gaza Siege

>

:: Segnala Uruknet agli amici. Clicka qui.
:: Invite your friends to Uruknet. Click here.




:: Segnalaci un articolo
:: Tell us of an article






Carcere duro per stampa e pacifisti

SARA MENAFRA, il manifesto

Legge marziale permanente. La delega approvata al Senato rischia di mandare in galera gli inviati di guerra, ma anche le Ong e i pacifisti colpevoli di «collaborare col nemico» e di «nutrirli»

19 novembre 2004 - Non ci saranno solo gli inviati di guerra nel mirino del codice militare, se la delega per la riforma approvata due giorni fa al Senato dovesse essere confermata alla Camera. Due giorni fa il senatore diessino Elvio Fassone, che ha seguito passo passo il testo in commissione Difesa, spiegava che i giornalisti inviati in territori di guerra, che «si procurano notizie concernenti la forza, la preparazione o la difesa militare» e le diffondono, rischiano pene che vanno da cinque a vent'anni di reclusione. Anche se gli obiettivi erano tutti puntati sull'ennesimo rimpasto di governo è scoppiato il caso, con giornalisti e parlamentari su tutte le furie.

A guardarci meglio, però, si scopre che la delega approvata dal Senato, con 132 voti favorevoli e 45 contrari, ha contenuti parecchio più ampi e capaci di trasformare il paese in uno stato militarizzato almeno per tutta la durata delle missioni di Peace keeping in cui siamo coinvolti.

L'idea di fondo della delega n. 2493 è che durante le missioni di guerra la giustizia militare applichi il Codice militare di guerra così com'era stato scritto nel 1941, salvo qualche piccola modifica. Durante i periodi di «conflitto armato» come quelli di Peacekeeping, appunto, il parlamento decreta lo«Stato di guerra», che non è il «Tempo di guerra» previsto dalla Costituzione e di fatto mai applicato dal 1945 ad oggi, ma una condizione adatta alle guerre di oggi, in cui si interviene manu militari senza dichiarare niente a nessuno e che in pratica attiverebbe comunque il Codice militare di guerra, ovvero la legge marziale.

Applicare il codice di guerra durante le missioni di Peacekeeping darebbe un potere enorme ai giudici della magistratura militare, che oggi hanno invece competenze sempre minori (basti pensare che tutta la magistratura militare italiana nell'ultimo anno ha prodotto sì e no 1000 sentenze). Ma attiverebbe anche una serie di norme pensate mentre l'Italia era in guerra, e forse persino quelle pensate nel 1930 dal Codice Rocco. Il nostro Codice penale, che non è altro quello del Fascismo riformato, prevede una serie di norme che entrano in vigore in «Tempo di guerra» e visto che la delega non lo esclude esplicitamente, potrebbero entrare in vigore anche durante il nuovo «Stato di guerra». Per dirne uno l'articolo 245 che punisce con la reclusione «da cinque a quindici anni» «Chiunque tiene intelligenze con lo straniero per impegnare o per compiere atti diretti a impegnare lo Stato italiano alla dichiarazione o al mantenimento della neutralità». E se in questa previsione finissero pure i pacifisti o i social forum che si riuniscono a livello globale per parlare di pace, magari invitando anche rappresentanti politici o di governo? Persino le Ong colpevoli di «Somministrazione al nemico di provviggioni» (art. 248) potrebbero rischiare la «reclusione non inferiore ai cinque anni». E a voler essere cattivi, i tranistoppers di due anni fa che bloccavano treni e navi potrebbero essere imputati di «distruzione o sabotaggio di opere militari» (art. 253).

«Il buonsenso dice - spiega il senatore Fassone- che una serie di norme siano adeguate all'oggi o abrogate. Però è anche vero che questa è una delega a modificare, dunque tutto ciò per cui non c'è un mandato specifico deve essere lasciato così com'è, e quindi queste norme potrebbero diventare attuali». E' quello che accadrebbe per gli articoli 72 e 73 del codice di guerra, quelli che potrebbero spedire in galera i giornalisti.

Cambierà poco, invece, per i militari impegnati nelle suddette missioni di Peacekeeping che applicano il codice militare di guerra già da due anni. Su diretta richiesta della Nato, per la missione «Enduring freedom» del 2002 l'Italia ha approvato una legge che sottopone i militari impegnati nelle missioni internazionali al codice militare di guerra. Grazie a quella legge i quattro elicotteristi di Viterbo, che la primavera scorsa si sono rifiutati di volare perché i loro mezzi non erano sufficientemente protetti, sono ancora sotto indagine per «ammutinamento» e «codardia», anche se circa un mese fa la procura militare di Roma ha chiesto di archiviare l'inchiesta.

Nel 2002 furono in pochi a stracciarsi le vesti, visto che si parlava di militari. Per fortuna questa volta che l'estensione della legge marziale rischia di spedire in carcere fino a vent'anni pure i giornalisti, ad arrabbiarsi sono già in parecchi. Oltre al senatore Fassone, ieri ha protestato contro la legge anche la deputata Elettra Deiana di Rifondazione comunista e membro della commissione Difesa della Camera secondo cui « Siamo di fronte ad una vera e propria decostituzionalizzazione di fatto dell'articolo 11 della Costituzione (quello che garantisce la libertà di stampa ndr)». Secondo Deiana siamo di fronte all'«introduzione della legge marziale «senza garanzie né procedurali né politiche ma a totale discrezionalità del potere politico-militari e con la possibilità dell'estensione della stessa legge marziale anche in ambiti personali».

Durissimo pure il commento di Domenico Leggiero dell'Osservatorio per la tutela del personale civile e militare: «L'idea di fondo è la separazione definitiva delle forze armate dal resto dello stato italiano. Se la delega sarà approvata avremo due stati, uno militare e uno civile, nello stesso paese».




MIMMO CANDITO
«E' la fine del nostro lavoro»


TOMMASO DI FRANCESCO, il manifesto
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/20-Novembre-20
04/art43.html


Parla l'inviato: «Vince la guerra sulla libertà di stampa»

19 novembre 2004 - Sulla riforma del Codice penale militare approvata già in prima lettura al Senato, che mette di fatto a rischio carcere ogni «rivelazione» sulle missioni di pace, abbiamo rivolto alcune domande a Mimmo Càndito, tra i più importanti inviati speciali, commentatore di politica internazionale, corrispondente da quasi tutte le ultime guerre e una delle firme di prestigio de La Stampa.

Come giudichi questa «riforma» che espande il codice militare di guerra anche alle missioni di pace?

Credo che rientri all'interno di quel processo di militarizzazione della politica che si sta sempre più estendendo, prendendo come modello evidentemente le logiche che operano agli interno degli Stati uniti, al rapporto subordinato fra società e potere militare che si va sempre più estendendo in ogni parte del mondo. Io ricordo sempre quello che hanno scritto i due colonnelli cinesi Ghao Yang e Bang Sansuy che hanno scritto un libro decisivo, Guerra senza fine, dove dicono sostanzialmente che il baratro che un tempo divideva il territorio della guerra da quello della non guerra ormai è pressoché colmato. La guerra sta occupando anche i territori che prima non gli appartenevano: è il processo di militarizzazione della politica. Ora estendere il codice militare anche alle missioni di pace è sicuramente un cambiamento culturale impressionante.

Per effetto di queste decisioni diventano operativi gli articoli 72/73 del Codice penale militare sulla «illecita raccolta pubblicazione e diffusione di notizie militari»...

Non più di alcuni mesi fa un collega venne inquisito dalle parti di Nassiriya perché aveva pubblicato delle informazioni e ancora non si era all'interno di questa logica. Ci possiamo immaginare una volta che questa diventi istituzione giuridica quali siano i rischi connessi . Cioè che tutto venga sostanzialmente affidato alla discrezionalità con la quale un comandante militare potrà decidere se quello che noi stiamo cercando di pubblicare rientra all'interno di questa normativa. Addio libero esercizio del nostro lavoro.

Già, che fine fa il nostro lavoro? Perché si dice in questi articoli che è punito con la reclusione militare da due a dieci anni «chiunque si procura notizie concernenti la forza, la preparazione o la difesa militare, la dislocazione o i movimenti delle forze armate, il loro stato sanitario, la disciplina o le operazioni militari e ogni altra notizie che non essendo segreta ha tuttavia carattere riservato». Se poi le notizie raccolte vengono diffuse gli anni di carcere passano da un minimo di cinque ad un massimo di venti...

Che il nostro lavoro lo andiamo a fare in carcere. No bisogna opporsi fermissimamente a questo non soltanto per quello che riguarda la definizione giuridica della norma ma per l'atteggiamento culturale che comporta. Perché trasporta il nostro lavoro all'interno di un processo del quale il controllo militare finisce per essere l'unica forma possibile di confronto e di dialettica. Io mi rifiuto di immaginare che la mia attività possa essere sottoposta al giudizio discrezionale di un comandante che decide se mandarmi in tribunale o meno, farmi processare o meno. Questo elimina qualsiasi esercizio libero e discrezionale della mia personale attività giornalistica, cioè della libertà di informazione. E' un atto gravissimo perché sposta su un terreno diverso quello che è stato finora l'esercizio dell'attività giornalistica. Che a quel punto non è più un libero esercizio d'informazione che riguarda la società civile e che nasce all'interno di una società civile ma viene collocata all'interno della logica strettamente militare. E' come se ci venisse messa addosso la divisa militare, esattamente come durante la I e la II guerra mondiale.

I giornalisti diventerebbero tutti embedded o sarebbero in difficoltà perfino loro?

Non si salvano nemmeno gli embedded. Tutto infatti è affidato alla discrezionalità di chi dice: tu stai infrangendo una norma del codice militare. Si ritorna a Lord Cadrington, comandante militare nel 1854 nella guerra di Crimea, che decise per la prima volta il principio della censura militare sulle notizie, di fronte al fatto che il Times aveva inviato sul posto William Russel, il primo corrispondente di guerra moderno che aveva cominciato a raccontare le miserie di quel conflitto. Siamo tornati 150 anni indietro.




:: Articolo n. 7443 postato il 21-nov-2004 01:59 ECT

www.uruknet.info?p=7443

Link: www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/20-Novembre-2004/art41.html



:: The views expressed in this article are the sole responsibility of the author and do not necessarily reflect those of this website.

The section for the comments of our readers has been closed, because of many out-of-topics.
Now you can post your own comments into our Facebook page: www.facebook.com/uruknet





       
[ Versione stampabile ] | [ Spediscila a un amico ]


[ Contatto/Contact ] | [ Home Page ] | [Tutte le notizie/All news ]







Uruknet on Twitter




:: RSS updated to 2.0

:: English
:: Italiano



:: Uruknet for your mobile phone:
www.uruknet.mobi


Uruknet on Facebook






:: Motore di ricerca / Search Engine


uruknet
the web



:: Immagini / Pictures


Initial
Middle




The newsletter archive




L'Impero si è fermato a Bahgdad, by Valeria Poletti


Modulo per ordini




subscribe

:: Newsletter

:: Comments


Haq Agency
Haq Agency - English

Haq Agency - Arabic


AMSI
AMSI - Association of Muslim Scholars in Iraq - English

AMSI - Association of Muslim Scholars in Iraq - Arabic




Font size
Carattere
1 2 3





:: All events








     

[ home page] | [ tutte le notizie/all news ] | [ download banner] | [ ultimo aggiornamento/last update 01/01/1970 01:00 ]




Uruknet receives daily many hacking attempts. To prevent this, we have 10 websites on 6 servers in different places. So, if the website is slow or it does not answer, you can recall one of the other web sites: www.uruknet.info www.uruknet.de www.uruknet.biz www.uruknet.org.uk www.uruknet.com www.uruknet.org - www.uruknet.it www.uruknet.eu www.uruknet.net www.uruknet.web.at.it




:: This site contains copyrighted material the use of which has not always been specifically authorized by the copyright owner. We are making such material available in our efforts to advance understanding of environmental, political, human rights, economic, democracy, scientific, and social justice issues, etc. We believe this constitutes a 'fair use' of any such copyrighted material as provided for in section 107 of the US Copyright Law. In accordance with Title 17 U.S.C. Section 107, the material on this site is distributed without profit to those who have expressed a prior interest in receiving the included information for research and educational purposes. For more info go to: http://www.law.cornell.edu/uscode/17/107.shtml. If you wish to use copyrighted material from this site for purposes of your own that go beyond 'fair use', you must obtain permission from the copyright owner.
::  We always mention the author and link the original site and page of every article.
uruknet, uruklink, iraq, uruqlink, iraq, irak, irakeno, iraqui, uruk, uruqlink, saddam hussein, baghdad, mesopotamia, babilonia, uday, qusay, udai, qusai,hussein, feddayn, fedayn saddam, mujaheddin, mojahidin, tarek aziz, chalabi, iraqui, baath, ba'ht, Aljazira, aljazeera, Iraq, Saddam Hussein, Palestina, Sharon, Israele, Nasser, ahram, hayat, sharq awsat, iraqwar,irakwar All pictures

url originale



 

I nostri partner - Our Partners:


TEV S.r.l.

TEV S.r.l.: hosting

www.tev.it

Progetto Niz

niz: news management

www.niz.it

Digitbrand

digitbrand: ".it" domains

www.digitbrand.com

Worlwide Mirror Web-Sites:
www.uruknet.info (Main)
www.uruknet.com
www.uruknet.net
www.uruknet.org
www.uruknet.us (USA)
www.uruknet.su (Soviet Union)
www.uruknet.ru (Russia)
www.uruknet.it (Association)
www.uruknet.web.at.it
www.uruknet.biz
www.uruknet.mobi (For Mobile Phones)
www.uruknet.org.uk (UK)
www.uruknet.de (Germany)
www.uruknet.ir (Iran)
www.uruknet.eu (Europe)
wap.uruknet.info (For Mobile Phones)
rss.uruknet.info (For Rss Feeds)
www.uruknet.tel

Vat Number: IT-97475012153