| www.resistenze.org - popoli resistenti - iraq - 22-11-04
da http://www.ospaaal.org/osp2512.htm
Estratto e trad. a cura di CCDP
In nome della lotta contro il terrorismo, della "democrazia" instaurata col ferro e col fuoco, il potere terroristico mondiale, che supera già abbondantemente le "imprese" belliche dei nazismi, ha provocato in pochi giorni migliaia di morti a Fallujah, e più di 100 mila nell’intero paese, dall’invasione "salvatrice". (..)
Ogni alba mi domando se nel mondo gli esseri umani, davvero umani, possono dormire in pace con la loro coscienza, mentre contro un intero popolo è in corso un genocidio raccontato dalla TV. È lo spettacolo dove si filmano gli attaccanti, le bombe che cadono, lo splendore dei missili, ma i morti non si vedono, anche se sappiamo tutti che a Fallujah ce ne sono migliaia seppelliti sotto le macerie.
Nella città martire ci siamo tutti. È lo specchio dove dobbiamo guardarci, se lasciamo avanzare quel mostro resuscitato del fascismo. Il criminale bombardamento delle truppe statunitensi - che dagli inizi del 2003 hanno invaso ed occupato ed illegalmente l’Iraq - contro la città di Fallujah sta producendo migliaia di vittime, in un’azione di terrorismo di Stato mondiale che il mondo dovrebbe fermare.
Il piano di sterminio di massa si chiama "Furia fantasma", è destinato ad eliminare il minimo vestigio di resistenza popolare, perché è la resistenza di un popolo quello che sta succedendo a Fallujah e in tutto l’Iraq, un popolo bombardato per 12 anni prima dell’invasione ed occupazione degli Stati Uniti e dei suoi alleati.
Quei "soci", Gran Bretagna, Israele ed altri minori (che non contano, ma che hanno scelto di essere complici di un crimine contro umanità) hanno agito anche nella Guerra dal Golfo del 1991, e furono parte dell’embargo che in 10 anni produsse la morte di mezzo milione di bambini.
Bisognerebbe domandarsi: se un popolo sta lottando con forze impari, contro la maggiore potenza mondiale di tutti i tempi, perché non poté liberarsi di un dittatore tanto temibile, come dicono fosse Saddam Hussein? Non è almeno strano?
Quel paese iracheno invaso, massacrato e vilipeso, non ha smesso di resistere né un giorno né un’ora. E lo fa solo, davanti al silenzio complice di una comunità internazionale che non fa altro che convalidare con la sua indifferenza la propria tragedia del futuro. Perché il progetto di guerra e morte che stanno sviluppando gli Stati Uniti sull’Iraq è quello che hanno tracciato nel loro messianico splendore per il mondo intero.
Il settore del giornalismo canaglia, che loro stessi hanno instaurato nel mondo, mostra immagini di bambini e uomini cacciati, ammanettati, incappucciati e bendati. (..)
Essi sanno molto bene che ognuno di quei civili soffrirà il calvario, perché la tortura non era una decisione individuale di un sergente qualunque.
È quello che considerano un’arma di guerra valida, quello che insegnavano ed ed hanno imparato nelle sue scuole militari. Lo sa bene l’America Latina in tanti anni di dittature di sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Per ogni minuto che trascorre nel mondo, un cittadino iracheno muore per difendere il suo paese occupato, mentre piovono bombe e missili ed i carri armati passano schiacciando vivi e morti. Il popolo iracheno sta esercitando il suo diritto di legittima difesa.
Di quanti morti ha bisogno il mondo per fermare l’offensiva criminale dell’impero?
Il 5 novembre scorso, all’inizio dei bombardamenti, l’ospedale generale è stato distrutto dalle bombe, insieme con un deposito di medicine e a decine di case. E dopo l'orrore si è esteso a tutti i quartieri. Nessuno può contare le migliaia di morti, perché benché esista un disastro umanitario, non lasciano portare nessun aiuto, né acqua né cibo, né luce, né soccorsi medici.
In realtà l’Iraq è tutto un campo di concentramento per una popolazione prigioniera.
Mentre ognuno di noi è preso dai suoi piccoli compiti quotidiani, lì ci sono migliaia di bambini che stanno morendo di fronte ad un cielo grigio per il fumo delle bombe, senza nessun aiuto, senza nessun soccorso. E’ quello che chiamano "instaurazione della democrazia", è ciò che chiamano "liberazione dell’Iraq."
Dove sono i milioni di persone che uscirono per le strade a protestare contro la guerra quando cominciò l’invasione illegale di quel paese, ora che continuano ad assassinare il seme del mondo in quelle migliaia e migliaia di bambini bombardati in Iraq?
Lasceranno avanzare i nuovi nazisti per le frontiere "sicure" illimitate di cui il potere statunitense ha bisogno per imporre la pace americana? Quanti milioni di esseri umani dovranno morire affinché George W. Bush e la sua squadra di assassini valutino che gli Stati Uniti sono al sicuro?
La prima azione di Bush dopo la sua rielezione fu di inviare il suo messaggio di terrore, davanti alla paura che la ribellione che non ha dato riposo all’occupante, si incrementi per un’unità nazionale che il governo fantoccio non può più controllare.
Si parla di violenza devastatrice e si canta vittoria, ma come non hanno potuto dominare il paese, col maggiore potere di fuoco che ricordi l’umanità, non potranno recuperare definitivamente il territorio di Fallujah, perché dai rottami qualcuno si alzerà sempre per ricordare loro il crimine commesso.
La superbia dell’impero - che si accresce man mano che comincia il suo crollo - gli ha impedito di ascoltare le voci che lo notano, incluso il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, che sostiene che tragedia dell’attacco a Fallujah servirà solo per scatenare una ribellione generalizzata.
Gli attacchi e i bombardamenti continuano su una città di 300 mila abitanti dove si dice che circa 200 mila sono fuggiti. Verso dove si può fuggire in un paese occupato?
Mentre stavano bombardando Fallujah a Samarra, la città ribelle che cercarono di dominare e dove assicuravano che era « sotto controllo », in poche ore, un attaccante suicida ha lanciato il suo veicolo contro una stazione di polizia, tre auto-bombe sono esplose in vari punti della città, sono caduti colpi di mortaio e le stazioni d polizia sono state attaccate.
La popolazione di Samarra che era stato « ripresa » dalle truppe statunitensi nello scorsoottobre, stava dicendo loro che una cosa è decretare un controllo, un’altra cosa è averlo. (..)
Mentre migliaia muoiono a Fallujah, gli intellettuali « rabboniti » o « addomesticati » dagli incantesimi del potere mondiale, non hanno detto una sola parola.
E gli invasori promettono molto più. Il capo dello Stato Maggiore Unito, generale Richard Myers, dice che si farà la stessa cosa in altre città. Non lasceranno pietra su pietra?
Migliaia di iracheni sono stati assassinati negli ultimi giorni, nei centri clandestini di detenzione si tortura, si violenta, si ammazza e si sparisce. Ma il mondo guarda l’orrore senza alterarsi.
I documenti e le prove dimostrano che George W. Bush non mentì solo sulle armi di distruzione di massa in Iraq, ma obbligava le sue spie a produrre documenti che compromettessero Saddam Hussein con Al Qaida.
Qualcosa di impossibile da ottenere, perché tra i due esisteva un abisso. Invece la verità è che Bush e Bin Laden furono soci in imprese, alcune dei quali sono leader in corruzione, anche sul piano ideologico. Non agivano insieme, prima Bush padre ed ora il figlio, in Afghanistan? Chi armò la mano dei talibani per lottare contro i russi e gli afgani più progressisti?
Dove portano il mondo questi nuovo emuli di Hitler, con la complicità del potere economico mondiale?
La scrittrice canadese Naomí Klein ha scritto recentemente di come si è smascherata la cruda immoralità dell’invasione ed occupazione dell’Iraq.
"Il 21 ottobre quel popolo pagò 200 milioni di dollari per riparazioni di guerra ad alcuni dei paesi ed imprese più ricchi del mondo. Da quando Saddam Hussein fu abbattuto nell’aprile del 2003, l’Iraq ha pagato 1.8 mila milioni in compensazioni alla Commissione di Compensazioni dell'ONU (CCNU) - con sede a Ginevra - che valuta i richiami e sborsa quei capitali.
Scrive inoltre che di questi pagamenti, 37 milioni di dollari furono per Gran Bretagna e 32.8 milioni agli Stati Uniti. Pertanto negli scorsi 18 mesi gli occupanti dell’Iraq hanno raccolto 69.8 milioni di dollari a titolo di pagamenti compensatori dalla disperata popolazione irachena.
E peggio ancora: la maggior parte di questi pagamenti -78 percento - ebbe come destinazione imprese multinazionali, secondo le statistiche del sito Internet della Commissione.
Questo è successo per anni, lontano dallo sguardo dei media Dell’importo totale che la CCNU ha concesso in compensazioni per la Guerra del Golfo, 21.5 mila milioni di dollari andarono all’industria petrolifera."
Klein fa una lista, come piccolo esempio, di chi ha ricevuto dall’Iraq compensazioni per "riparazioni": Halliburton, 18 milioni di dollari, Bechtel, 7 milioni di dollari, Mobil, 2.3 milioni di dollari, Shell, 1.6 milioni di dollari, Nestlé, 2.6 milioni di dollari, Pepsi, 3.8 milioni di dollari, Philip Morris, 1.3 milioni di dollari, Sheraton, 11 milioni di dollari, Kentucky Fried Chicken, 321 mila dollari.
E più avanti aggiunge che "Nella gran maggioranza dei casi, queste imprese non reclamarono che le forze di Saddam avessero danneggiato la loro proprietà in Kuwait, bensì semplicemente che "persero guadagni" o - come nel caso di American Express - che vissero "una flessione nel loro commercio" dovuto all'invasione ed occupazione del Kuwait. Uno dei grandi vincitori fu Texaco, alla quale concessero US $ 505 milioni nel 1999. " (..)
Sarà possibile descrivere con maggiore precisione l’orrore di quello che sta succedendo in Iraq?
(*) Giornalista, corrispondente del diario La Giornata, Messico, e Stampa Latina (Cuba)
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