21 febbraio 2006
L’espulsione in massa di spie israeliane è stata una reazione
alla mancata cooperazione di Israele per prevenire il massacro di
migliaia di persone a New York l’11 settembre 2001.
DI JAMES PETRAS
Quale paese ha sul suo territorio centinaia di spie, talpe e
collaboratori che lavorano, con piena impunità, per un governo
straniero da ormai più di trenta anni come succede negli USA?
In base alle informazioni di vecchi e nuovi giornalisti che conoscono
bene la questione, alcuni dei quali sono stati recentemente interrogati
dall’FBI, gli agenti della polizia federale indicano la polizia segreta
israeliana Mossad come organizzatrice e promotrice di questa rete di
spionaggio.
Durante lo scorso anno, in una delle più ampie indagini sullo
spionaggio mai effettuata prima, circa cento agenti dell’FBI
interrogarono, nei loro uffici sparsi nelle città di tutto il paese,
migliaia di potenziali testimoni, informatori e sospetti collegati con
lo spionaggio israeliano negli USA.
Un reporter che aveva lavorato per un influente settimanale
britannico mi raccontò che era stato interrogato in due occasioni, per
un totale di circa dodici ore, sulla collaborazione dei mass media con
il Mossad per trasmettere come "notizie" 'false informazioni’ e
propaganda a favore di Israele.
Espulsione in massa ?
Delle conversazioni avute con i giornalisti interrrogati dall’FBI sorge
un quadro di infiltrazione profonda e su grande scala delle spie
israeliane e dei loro collaboratori nella società e nel governo
statunitense. In base alle mie fonti, l’FBI ha indagato per trenta anni
sulle reti di spionaggio israeliane, anche se l’indagine si vide spesso
ostacolata dai politici di ambo i partiti in cambio dei favori ricevuti
dalle lobby israeliane e dai ricchi finanziatori per ottenere che le
campagne elettorali finissero per favorire Israele. Secondo uno
scrittore del Britisch Economist, perfino l’FBI risultò essere
infiltrato: la testimonianza presentata dallo scrittore nei primi anni
'80, vedendo implicato Richard Perle e Paul Wolfowitz nella consegna a
mano di documenti ad agenti della Mossad, "fu eliminata dagli archivi
dell’FBI ed è scomparsa".
Col passare degli anni, i servizi segreti israeliani si sono fatti più
sfacciati e grossolani nelle loro operazioni negli USA. La rete
abbraccia centinaia di israeliani, statunitensi-israeliani (doppia
cittadinanza) e i loro collaboratori locali ("sayanin" o volontari
ebrei che appoggiano gli agenti israeliani fuori di Israele). A seguito
dell’11 settembre, centinaia di agenti israeliani che stavano facendo
la ronda agli uffici governativi, furono riuniti e deportati in
silenzio. In silenzio, però, non perché non stessero commettendo gravi
crimini, ma per evitare che si incrementassero gli attacchi politici da
parte delle organizzazioni pro-Israele più importanti e le loro
clientela nel Congresso.
L’espulsione in massa di spie israeliane fu una reazione alla mancata
cooperazione di Israele per impedire il massacro di migliaia di persone
a New York l’11 settembre del 2001. Sembra che l’FBI riuscì ad
accumulare prove che i servizi segreti israeliani possedevano
informazioni dettagliate sull’attacco terrorista dell’11 settembre e
non fornirono la notizia alle Autorità statunitensi. Tuttavia,
continuano ad affermare che gli israeliani gli avevano trasmesso
l’informazione appena prima dell’attacco che mise l’FBI fuori pista.
Anche se il Mossad ha la maggiore rete di spionaggio e il sistema di
appoggi più importante di quanti paesi operano negli USA, ciò che
risulta di particolare interesse è che, secondo gli investigatori
dell’FBI, queste operazioni stanno penetrando nelle più alte sfere del
governo statunitense, incluso l’ufficio del Vicepresidente Cheney.
La prolungata indagine e la recente assegnazione massiccia di mezzi e
agenti per investigare sui rapporti israeliani, si deve proprio allo
spinoso problema di dover trattare con sospettati delle sfere più alte
del governo. Secondo un agente della polizia federale di Filadelfia, un
passo falso potrebbe portare i "pesci grossi" a far cadere l’indagine.
Per questo motivo, gli investigatori stanno estendendo gli
interrogatori affinché raggiungano tutte le fonti possibili,
accumulando migliaia di pagine di trascrizioni, dichiarazioni
giudiziali, intercettazioni telefoniche, riprese visive di tutti coloro
che potrebbero essere informati o potenzialmente implicati nelle
operazioni di spionaggio di Israele che vanno avanti da molto tempo.
Nonostante l’intensificazione delle indagini, migliaia di agenti
israeliani e le nuove reclute continuano le operazioni, molti dei quali
con la "copertura protettrice" di gruppi cristiani evangelici
filo-sionisti così come dei "sayanin". Un obiettivo chiave
dell’indagine dell’FBI, anche se molto difficile da raggiungere, è l’AL
– una unità segreta di "katzas" sperimentati (agenti ad hoc del Mossad
che reclutano agenti nemici, come li descrisse Victor Ostrovsky, ex
agente del Mossad, in "By Way of Deception").
Secondo le fonti del mio giornale, il caso di Judith Miller, che
passava notizie false di origine israeliana, fu una prassi comune per
gli anni '80 e '90. Molti dei giornalisti più importanti e degli
editorialisti accettarono e pubblicarono o divulgarono, di proposito,
le informazioni false diffuse dagli agenti del Mossad che operavano
come funzionari politici nell’Ambasciata di Israele.
Perché ora?
L’indagine dell’FBI sulle estese operazioni di spionaggio di Israele
negli USA è conseguenza di vari fattori. Dopo anni di stretta
collaborazione tra l’intelligence israeliana e l’FBI, quest’ultimo
(insieme alla CIA) venne considerato responsabile del "fallimento dei
servizi segreti l’11 settembre", senza menzionare la mancanza di
cooperazione da parte di Israele e di fronte alla loro disinformazione.
In secondo luogo, la sfacciata invasione su grande scala degli agenti
israeliani nell’area dell’FBI (negli USA), ha indebolito le attività
proprie delle agenzie, ha intaccato la loro posizione come servizi di
sicurezza e ha messo particolarmente alla prova le loro operazioni di
controspionaggio.
In terzo luogo, l’ascendente di Wolfowitz, Feith e Perle nelle più alte
sfere del Pentagono e di Elliot Abrams, Rubin e Libby nel Consiglio
Nazionale di Sicurezza, nel Dipartimento di Stato e l’Ufficio del
vicepresidente, hanno portato al trasferimento massiccio di documenti
confidenziali e di decisioni sensibili agli agenti operativi del Mossad
e ad alti ufficiali dell’intelligence militare israeliana sia qui che
in Israele.
Il flusso di informazioni dagli Stati Uniti a Israele era diventato un
torrente incontrollato e, cosa peggiore, per quanto riguardava l’FBI,
risultava marginale se non ridicolo a livello organizzativo.
Ciò che ha irritato particolarmente l’FBI è che avevano almeno 5
testimoni che avrebbero voluto deporre contro Wolfowitz e Feith per un
incidente di spionaggio precedente ma che, a causa della loro posizione
e dell’appoggio presidenziale (specialmente dopo l’11/9) non potevano
essere toccati. L’FBI era certamente al corrente della profonda
infiltrazione nello stato nordamericano e del ruolo fondamentale che
Israele aveva giocato nell’informare, dirigere e far girare la
propaganda e le direttive ai loro agenti, collaboratori e le maggiori
organizzazioni sioniste prima dell’invasione statunitense dell’Iraq.
Data l’isteria della guerra e la propaganda "anti terrorista" pompata
dall’intero aparato ideologico pro Israele, gli agenti israeliani nel
governo hanno operato apertamente e impunemente, sfidando sia l’FBI che
la CIA allestendo il loro personale Ufficio per i Piani Speciali come
"operazione chiave d’intellingence" per trasmettere la disinformazione israeliana direttamente alla Casa Bianca.
L’inizio e gli immediati sviluppi della guerra in Iraq e la successiva
occupazione rappresentarono il punto culminante della tirannia
israeliana su Washington. "Consiglieri" pro Israele, membri del
Gabinetto, ideologi, portavoce, membri dell’American Israel Public
Affairs Committee [ndt. anche American Israel Political Action
Committee] (AIPAC) e i loro alleati nella Conference of Presidents of
Major Jewish Organizations (CPMJO) festeggiarono il loro successo
spingendo gli USA a distruggere completamente il principale avversario
di Israele (l’Iraq), il suo esercito, la sua economia, i suoi sistemi
amministrativi ed educativi e le sue infrastrutture.
Tuttavia, il festeggiamento della vittoria di Israele sul buon senso e
sugli interessi nazionali degli USA fu effimero. Man mano che la
resistenza irachena acquistò vigore, le vittime statunitensi
aumentarono e il costo della guerra salì, il popolo statunitense si
schierò contro la guerra, e l’appoggio all’amministrazione Bush cadde
in picchiata. Con questi cambiamenti politici, gli agenti israeliani e
i collaboratori del governo, autori e architetti della guerra, persero
parte della loro immunità dall’essere indagati.
Una volta percepito il cambiamento favorevole del clima politico, l’FBI
procedette ad ampliare enormemente la propria indagine; si succedettero
interrogatori che coinvolsero anche Feith, Wolfowitz, Perle e altri
sion-cons (neoconservatori sionisti) identificati con l’intelligence
israeliana.
Il cauto organo federale, timoroso degli attacchi dei seguaci
integralisti di Israele al Congresso degli Usa e all’Esecutivo
(senatori Clinton e Lieberman, Segretaria di Stato Condi Rice e il
Vicepresidente Cheney), si concentrò sui crimini di tre celebri
soggetti che lavoravano per Israele: Irving "Scooter" Libby,
dell’ufficio della Vicepresidenza, per aver svelato l’identità di un
agente segreto della CIA; Larry Franklin, un funzionario del Pentagono
di rango inferiore, collegato a Feith e Wolfowitz, per aver fatto la
spia a favore di Israele; due dirigenti dell’AIPAC (la più importante
lobby pro-Israele), Rosen e Weissman, per aver passato documenti
riservati ad agenti del Mossad nell’ambasciata israeliana e per la
"complicità" con giornalisti della federazione della stampa di
Washington.
Dato che l’indagine dell’FBI sull’organizzazione israeliana riuscì ad
arrivare ai livelli più alti della gerarchia statale, Wolfowitz, la cui
ambizione principale era essere il numero uno nel Dipartimento della
Difesa, si dimise all’improvviso e fu nominato come presidente della
Banca Mondiale. Anche Feith si dimise e ritornò al suo studio legale
israelo-statunitense quando l’indagine arrivò a uno degli agganci più
importanti (Franklin) per fornire informazioni ai servizi segreti
israeliani.
L’FBI ha intensificato le sue reti nell’enorme intreccio dello
spionaggio israeliano e sui suoi collaboratori nell’AIPAC, nella CPMJO
e nelle organizzazioni evangeliche cristiano-sioniste e in molte altre
organizzazioni pubbliche.
Un nuovo compito
Allo stesso tempo, i gerarchi israeliani, gli agenti del Mossad e i
funzionari del Gabinetto hanno intensificato la loro campagna per
coinvolgere gli USA nella nuova guerra contro l’Iran. Tutte le
organizzazioni più importanti pro Israele, gli ideologi e i funzionari
dell’Amministrazione Bush si sono fatti eco di questa linea bellicosa.
I senatori Clinton e Lieberman hanno dichiarato pubblicamente che, gli
interessi israeliani sono il fattore determinante nella politica
"bombarda Iran" degli Stati Uniti in Medio Oriente.
Nonostante le idagini dell’FBI, l’AIPAC ha lanciato una delle sue più
virulente e aggressive campagne di propaganda per demonizzare l’Iran,
facendo circolare la falsa notizia israeliana sulla minaccia delle
(inesistenti) armi nucleari dell’Iran e facendo pressione, con
successo, sul Cogresso per abbaiare contro la voce del Maestro.
Nonostante l’orribile disastro che per gli USA è risultata essere
l’invasione dell’Iraq, in cui i collaboratori israeliani giocarono un
ruolo decisivo, si sta seguendo lo stesso copione per la guerra con
l’Iran – inventandosi armi di distruzione di massa e minacce per la
sicurezza degli USA.
L’AIPAC sta facendo circolare, tra tutti i membri del Congresso, foto
aeree di ben conosciuti e ispezionati laboratori sperimentali iraniani
facendoli passare per "luoghi segreti di armi nucleari". Tutti i più
importanti ideologi sioncon hanno prodotto una serie di articoli in cui
ripetevano come pappagalli la posizione del governo israeliano sulla
"minaccia iraniana" e sulla necessità urgente di imporre delle sanzioni
o di realizzare un attacco militare.
Attualmente, tutto l’apparato a favore di Israele, la più influente
forza politica, spinge per il confronto militare degli USA con l’Iran,
contro l’opinione di tutte le compagnie petrolifere importanti interne
ed esterne agli USA.
Secondo un giornalista che lavorava con il cronista Jack Anderson - e
che l’FBI ha interrogato per sei ore - l’FBI si è assicurato la
cooperazione dell’ormai condannata spia israeliana ed ex funzionario
del Pentagono, Lawrence Franklin, nel prossimo processo agli alti
dirigenti dell’AIPAC, Rosen e Weissman. Ora stanno cercando di
raggiungere un accordo con questi per arrivare alle sfere più alte del
potere dell’AIPAC e del Governo Federale. Però il processo di
investigazione dello spionaggio israeliano è lento e tedioso proprio
perché si introduce profondamente nelle più alte sfere del governo e si
irradia per un’ ampia rete di organizzazioni della società civile.
Tenuto conto della grande pressione degli israeliani a favore di un
imminente attacco militare contro l’Iran, è improbabile che le indagini
possano evitare la loro offensiva di guerra.
Tirannia
Tuttavia, è più probabile che le disastrose conseguenze militari,
politiche ed economiche della guerra contro l’Iran – aggiunte alle
perdite dell’Iraq e dell’Afganistan – facciano aumentare ancora di più
il rifiuto verso l’Amministrazione Bush e verso l’apparato pro Israele.
Una decisa reazione popolare potrebbe dare impulso a realizzare più
arresti e più processi di funzionari pubblici nelle alte sfere e tra i
milionari e gli agenti delle reti israeliane a favore della guerra.
Guerre disastrose al servizio di Israele potrebbero far sì che i
cittadini statunitensi riflettano e reagiscano di fronte alla tirannia
di Israele sulla politica estera statunitense. In ultima istanza,
potremmo persino vedere la restaurazione di una Repubblica Americana
libera da intrighi esterni e, per citare Gorge Washington, dai Benedict
Arnold *, che sfilano come senatori statunitensi.
James Petras
Fonte: http://www.palestinechronicle.com/
Link
27.01.06
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di L.V.
N.d.T.:
* Benedict Arnold visse tra il 1741 e il 1801 e il suo nome è diventato
negli Stati Uniti sinonimo di traditore della patria, anche se nei
primi anni della Rivoluzione Americana fu un generale brillante e molto
rispettato. A partire dal 1780, pressato da una situazione economica
precaria e forse anche per la sua mancata promozione nell’esercito,
iniziò a passare importanti informazioni militari agli inglesi,
mettendosi più tardi a capo delle truppe britanniche. Quando finì la
guerra si trasferì a vivere a Londra.
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