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Zbigniew Brzezinski sarà la vera eminenza grigia di Obama


Mentre la corsa elettorale degli Stati Uniti entra nel tratto finale, Barack Obama come candidato che promette il cambiamento sta rivelando i suoi veri colori, per la disperazione di chiunque si aspetti realmente qualche cambiamento... Ma d'altra parte nulla di quanto detto dovrebbe essere una sorpresa per quelli che hanno familiarità con il suo principale sostenitore e consigliere di politica estera, Zbigniew Brzezinski... In Second Chance: Three Presidents and the Crisis of American Superpower, pubblicato lo scorso anno, Brzezinski spiega la sua agenda per il Nuovo Ordine Mondiale senza alcun rossore. A quanto pare, vi è un risveglio politico globale che va avanti, l'obiettivo del quale è la "dignità". Non lo sviluppo economico, non l'alleviamento della povertà, non la sovranità nazionale contro l'FMI e la Banca Mondiale. Solamente la vecchia semplice dignità, anche se il tipo di dignità cui Zbig aspira è quello raggiunto attraverso la secessione, la balcanizzazione e la creazione di deboli staterelli per ogni minoranza etnica, naturalmente sottomessi agli USA. Pensate: il Kosovo e -- se ottiene quello che vuole -- la Cecenia. Demagogia neo-wilsoniana al servizio non della pace ma delì dominio mondiale USA, dell'accerchiamento della Russia e del controllo del mondo arabo...

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Zbigniew Brzezinski sarà la vera eminenza grigia di Obama

Eric Walberg, traduzione di Freebooter

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24 luglio 2008

Mentre la corsa elettorale degli Stati Uniti entra nel tratto finale, Barack Obama come candidato che promette il cambiamento sta rivelando i suoi veri colori, per la disperazione di chiunque si aspetti realmente qualche cambiamento.

Il suo recente appello per dichiarare Gerusalemme la capitale non divisa di Israele, il suo rifiuto di riconoscere il diritto al ritorno dei palestinesi ed il suo appoggio per uno "stato" bantustan palestinese che non ponga nessuna minaccia ad Israele dimostrano come sulla questione abbia completamente ceduto all'establishment sionista.

Mentre il Presidente George W Bush richiede riduzioni imminenti delle truppe da combattimento in Iraq, la posizione di Obama sull'Iraq -- la promessa di portare a casa le truppe entro 16 mesi, eccetto una "forza residuale" -- sembra sempre meno un tratto distintivo nella sua politica estera. Qualunque cosa accada relativamente al numero delle truppe, non vi è nessun discorso esplicito sull'annullamento dei piani per 14 basi permanenti.

Obama si è messo in riga anche sull'in Afghanistan. Mentre le vittime della NATO continuano ad aumentare, superando le vittime mensili in Iraq nel giugno di questo anno, propone -- adesso spalleggiato da McCain -- che gli Stati Uniti spostino lì dall'Iraq fino a più di 15.000 soldati. Proprio prima di questo viaggio in Afghanistan, ha scritto in un'editoriale sul New York Times, "Abbiamo bisogno di più truppe, più elicotteri, migliore raccolta di dati da parte dei servizi segreti e migliore assistenza non militare per portare a termine la missione là". Per cortesia, qualcuno vuole mostrarmi il lato positivo di una vittoria di Obama in novembre?

Ma d'altra parte nulla di quanto detto dovrebbe essere una sorpresa per quelli che hanno familiarità con il suo principale sostenitore e consigliere di politica estera, Zbigniew Brzezinski, che, assieme all'attuale (e probabilmente futuro) Segretario alla Difesa Robert Gates, è già entrato nella storia per aver contribuito a "imbrogliare i sovietici trascinandoli in un pantano vietnamita". Queste sono le parole di Walter Slocumbe, Sottosegretario alla Difesa del Presidente Jimmy Carter, nel marzo del 1979, otto mesi prima che i sovietici venissero con successo "imbrogliati", quando Gates era il capo della CIA. Il cambio della guardia, il prossimo novembre, non cambierà nulla. La politica estera USA ha una logica che trascende da chi dorme alla Casa Bianca.

Quello che è particolarmente diabolico in tutto questo è che ci sono 4 rappresentanti della prole di Brzezinski che sono saliti sul carro di Obama: Mark (direttore degli Affari russi ed eurasiatici al Consiglio della Sicurezza Nazionale sotto il Presidente Bill Clinton ed uno dei principali promotori della rivoluzione arancione del 2004 in Ucraina); Ian (attualmente Vice Segretario di Stato aggiunto per gli affari NATO ed europei e sostenitore dell'indipendenza del Kosovo, dell'espansione della NATO in Ucraina e Georgia e dei missili ABM in Polonia); Mika, commentatrice politica alla MSNBC la cui intervista a Michelle Obama ha contribuito alla generale Obamania dei media ed infine Matthew, amico di Ilyas Akhmadov, "ministro degli esteri" ed ambasciatore negli USA dell'opposizione cecena.

Una geopolitica anti-russa ed anti-musulmana, con il marchio "Brzezinski", dominerà una futura amministrazione Obama. In Second Chance: Three Presidents and the Crisis of American Superpower, pubblicato lo scorso anno, Brzezinski spiega la sua agenda per il Nuovo Ordine Mondiale senza alcun rossore. A quanto pare, vi è un risveglio politico globale che va avanti, l'obiettivo del quale è la "dignità". Non lo sviluppo economico, non l'alleviamento della povertà, non la sovranità nazionale contro l'FMI e la Banca Mondiale. Solamente la vecchia semplice dignità, anche se il tipo di dignità cui Zbig aspira è quello raggiunto attraverso la secessione, la balcanizzazione e la creazione di deboli staterelli per ogni minoranza etnica, naturalmente sottomessi agli USA. Pensate: il Kosovo e -- se ottiene quello che vuole -- la Cecenia. Demagogia neo-wilsoniana al servizio non della pace ma delì dominio mondiale USA, dell'accerchiamento della Russia e del controllo del mondo arabo.

Nel sostenere Obama Zbig ha detto: "Ciò che per me rende Obama attraente è che comprende che viviamo in un mondo molto diverso dove dobbiamo metterci in relazione con una varietà di culture e di popoli". Il presunto approccio globale ed il fascino trans-etnico, trans-razziale di Obama si trovano proprio nel testo accademico di Zbig o piuttosto Second Chance, che sarà il manuale per la campagna e la presidenza Obama.

Obama è letteralmente una seconda opportunità (Second Chance) per Brzezinski: dopo aver distrutto l'Unione Sovietica e frantumato il Patto di Varsavia, ora vuole smembrare la stessa Federazione Russa e dare il tocco finale all'Afghanistan trasformandolo in una inespugnabile base militare USA contro Cina, Russia . . . la lista è infinita. Forse Zbig sogna di restaurare la Grande Polonia del 1600 circa -- dal Mar Nero al Baltico, tutto controllato da piccoli aristocratici tipo szlachta come . . . i Brzezinskis?

Il blog dell'Economist si è espresso meglio: "Un nuovo cervello per Barack Obama! Ha 78 anni [Nota ed.: ha 80 anni] e funziona ancora alla perfezione. Appartiene a Zbigniew Brzezinski, il pungente ex consigliere della sicurezza nazionale di Jimmy Carter".

L'idealismo messianico della campagna di Obama non si era visto dai giorni di un'altra creatura di Brzezinski -- Jimmy Carter, che lo fece consigliere della sicurezza nazionale con risultati disastrosi. Nel 1976 l'ossessione anti-russa di Brzezinski lo indusse a fomentare l'ascesa del fondamentalismo islamico, che reclamizzò come il maggiore baluardo contro il comunismo sovietico. Webster G. Tarpley sostiene che Brzezinski fosse persino il principale animatore dietro le scene nel rovesciamento dello Scià di Persia e nell'insediamento al potere a Tehran dell'Ayatollah Khomeini. Brzezinski si preoccupò meno del Medio Oriente e del suo petrolio che del bisogno di un centro dal quale il fondamentalismo islamico del tipo più retrogrado potesse penetrare il ventre molle meridionale dell'URSS. Per Brzezinski lo spazio tra la frontiera meridionale dell'URSS ed il litorale dell'Oceano Indiano divenne un "arco di crisi" e dobbiamo ringraziare il suo operato per gli orrori che hanno avuto luogo lì fino ad oggi.

La Dottrina Carter del 1980 -- secondo la quale gli USA erano determinati a dominare il Golfo Persico -- è alla radice della prima Guerra del Golfo, dell'attuale guerra in Iraq e della possibile guerra all'Iran. I grandiosi schemi di trasformazione mondiale di Brzezinski hanno provocato la ripresa della Guerra Fredda e dato alla luce al Qaeda e senza il contenimento russo i risultati avrebbero potuto facilmente essere molto più tragici di quanto si siano rivelati. Dal 1980, la disillusione provocata da Carter portò all'incubo del regime Reagan. Ma questo non fu certo motivo di grande preoccupazione in Brzezinski -- un semplice blip sul suo schermo radar.

Nel 2008, abbiamo un oscuro senatore dell'Illinois, un neofita senza alcun risultato legislativo del quale parlare, ma con una grande quantità di promesse utopistiche, compresa quella di risolvere una volta per tutte il problema razziale. La recessione, la disoccupazione e l'allarmante crescita della povertà non contano niente; un'età dell'oro è a portata di mano grazie alla sua personalità magnetica. Dal momento che Obama non sa nulla di politica estera, queste materie verranno adeguatamente gestite dalla cabala di Brzezinski.

Ma pare vi sia un piccolo intoppo. Nonostante la recente servile genuflessione pro-israeliana di Obama, la lobby ebraica non si fida ancora di lui. Forse proprio perché sa chi è l'eminenza grigia dietro di lui, e non può sopportarla, e nemmeno lui loro. Rivolgendosi alla cricca dell'AIPAC in un'intervista al Daily Telegraph, Brzezinski ha detto: "Non operano discutendo ma calunniando, diffamando, demonizzando. Tirano fuori immediatamente l'antisemitismo. C'è un elemento di paranoia in questa inclinazione a considerare qualsiasi serio tentativo di arrivare a un compromesso pacifico come qualcosa diretto contro Israele".

Ma allora Brzezinski era un attore chiave negli Accordi di Camp David del 1978 di Carter, detestati dai sionisti per la rinuncia al Sinai in cambio di una "pace fredda" con l'Egitto. Certamente Brzezinski non è un sionista intransigente, sebbene sia felice di permettere la distruzione della Palestina. Forse è, sotto il suo aspetto affabile , ancora il quintessenziale antisemita polacco, con una visione del Nuovo Ordine Mondiale senza Israele al centro.

Comunque, se manitiene lo slancio, potrebbe essere in grado di aggirare i sionisti a Washington e portare il suo cavallo primo al traguardo. In questi giorni i sionisti sono sulla difensiva, per i processi alle spie e persino per il J Street Project, un gruppo lobbistico ebraico che -- gasp -- osa criticare Israele. E' questo allora l'aspetto consolante in una vittoria di Obama?

Eric Walberg scrive per Al-Ahram Weekly. Potete contattarlo a www.geocities.com/walberg2002/.

Articolo originale:
http://www.uruknet.info/?p=m45948&w=ev





:: Article nr. s8250 sent on 30-jul-2008 07:55 ECT

www.uruknet.info?p=s8250

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